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Ieri martedì 19 gennaio 2021, l'ambasciata Argentina a Roma insieme alla Onlus “24 Marzo” ha organizzato un evento trasmesso via Zoom sul caso del repressore Malatto che si trova latitante in Italia. L'ex tenente colonello del Reggimento 22 di Fanteria di Montagna di San Juan (RIM22) è accusato di avere delle responsabilità sulla scomparsa di almeno 30 desaparecidos, tra loro Marta Saroff ed Armando Lerouc.
L'obiettivo dell'incontro virtuale era l'aggiornamento del caso, visto che in questo momento si tenta l’arresto e il processo in Italia, ma anche la sua estradizione in Argentina per essere processato. Il processo contro Malatto è ancora nella sua fase istruttoria, cioè nella fase previa dove i pubblici ministeri indagano per determinare se la persona deve essere rinviata a giudizio. Attualmente Malatto si gode la libertà in Sicilia e non è mai stato giudicato in Argentina, essendo fuggito dal Paese prima in Cile e poi in Italia, che lo ha accolto grazie alla sua doppia cittadinanza.
All'evento hanno partecipato, tra le altre personalità, Vera Vigevano Jarach di Madri di Plaza de Mayo Linea Fondatrice e l'ambasciatore argentino in Italia tra altre personalità. Presenti anche, per approfondire il caso Malatto, i familiari delle vittime, Cecilia Saroff e Eva Lerouc, la quale è attualmente membro dell’Associazione Hijos de Mendoza. Suo padre, Armando Lerouc, fu assassinato a San Juan nel novembre del 1976 e sua madre Marta Élida Saroff risulta ‘desaparecida’ dal dicembre del 1976, quando Eva aveva due anni.
"Per mia nonna che cercò sua figlia, sarebbe oggi un'utopia vedere tutto questo che oggi noi stiamo vedendo. Lei che non dimenticò mai si impegnò instancabilmente affinché questo oggi fosse realtà. Perché il fatto che oggi siamo oltre 100 persone collegate, con la pretesa che Malatto sia processato tanto in Italia come in Argentina, è un'utopia divenuta realtà. Io credo che le utopie prima o poi diventano realtà. E senza persone come quelle che fanno parte della Onlus "24 Marzo" queste utopie non sarebbero possibili, grazie”, ha detto emozionandosi Eva Lerouc.


reverberi franco da leinemediasetplay


Nel 2014 il giudice federale della provincia di San Juan, Leopoldo Rago Gallo, inoltrò la prima richiesta di estradizione alla corte Suprema di Cassazione dell'Italia, ma fu respinta alludendo che il reato incriminato, all’epoca undici casi di tortura, era prescritto secondo la legge di questo Paese. Nel 2017 la situazione cambiò, quando la Camera di Rappresentanti dell'Italia approvò la legge che introduce nel Codice Penale il reato di tortura, 29 anni dopo che la Convenzione delle Nazioni Unite lo ratificasse nel 1984.
Da allora, si è aperto un nuovo scenario giuridico nell'ambito dei processi giudiziari contro tre personaggi legati alle dittature in Argentina e Uruguay che si rifugiano oggi in Italia: il sacerdote Franco Revérberi, il capitano Jorge Tróccoli e il Tenente Colonello Carlos Malatto.
Per quanto riguarda il sacerdote Revérberi, Ricardo Ermili, membro della filiale di APDH (Assamblea Permanente per i Diritti Umani) di San Rafael a Mendoza, è intervenuto dicendo: “Il sacerdote Revérberi è stato identificato da numerosi sopravvissuti ed il suo compito era ammorbidire le vittime, dal punto di vista pastorale, dicendo loro di collaborare con i loro rapitori, con le forze armate. Che tipo di collaborazione? Semplicemente dovevano denunciare persone che potevano dare informazione, indicare luoghi, ampliare la rete di persone che poi sarebbero state arrestate, torturate e molte di loro desparecidas. Per evitare una citazione imminente a deporre da parte della giustizia argentina, si trasferì in Italia. L’estradizione fu richiesta in due occasioni ma fu respinta. Il motivo del rifiuto della Corte d’appello in Italia era che non esisteva la tortura come reato nel Codice Penale. Fino al 2017 da APDH abbiamo chiesto di inoltrare nuovamente la richiesta di arresto, per la sua responsabilità in tutto l'ingranaggio dell'apparato del genocidio e non solo per le torture”.
Nella nuova richiesta di estradizione si richiede di estendere i capi di imputazione a omicidio aggravato, privazione abusiva della libertà con uso di violenza e associazione a delinquere. Si chiede anche di riemettere l’ordine di cattura internazionale emesso da Interpol nel 2012 e che oggi è scaduto.


troccoli jorge republica


Per quanto riguarda l’ex militare uruguaiano Jorge Tróccoli, residente ancora oggi in Italia, si attende ancora la lettura della sentenza della Corte Suprema fissata per il 24 giugno 2021. A Luglio del 2019 fu condannato all’ergastolo dai giudici romani, accusato della morte e sparizione di 20 persone. Il processo si svolse a seguito della richiesta di giustizia di diverse vittime di origine italiana durante le dittature latinoamericane. Inoltre questo caso lascia un precedente giuridico importante rispetto all'articolazione delle dittature sotto la tutela del "Piano Condor".
Mai più significa mai più!

Foto di copertina: viagginews.com/Carlos Malatto

Foto 2: leinemediasetplay.com/Sacerdote Franco Revérberi

Foto 3: republica.com/Jorge Tróccoli

Info: 24marzo.it

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