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Julian Assange ha sempre ripetuto che le guerre sono il risultato di menzogne. Ciò negli ultimi decenni si è potuto scorgere perfettamente nella messinscena del Golfo del Tonchino, un incidente mai avvenuto che servì agli Stati Uniti come casus belli della guerra in Vietnam; così come si è visto nella menzogna delle armi chimiche di Saddam Hussein, pretesto (rivelatosi in seguito falso) per invadere e far cadere l’Iraq in un vortice infernale senza ritorno di morte e distruzione. L’elenco può essere esteso ad ogni guerra recente.
Queste guerre non sarebbero potute avvenire senza il fondamentale ruolo dei media nel riprendere e ripetere all’infinito quelle menzogne, riuscendo a vendere all’opinione pubblica delle chiare guerre imperialistiche come missioni di pace.
Dopo il 2001 il nemico statunitense ha assunto un nuovo volto: quello del “terrorismo”.
Nove giorni dopo l’11 Settembre il presidente Bush diceva:
«Il nostro nemico è una rete radicale di terroristi e ogni governo che li sostiene. La nostra guerra al terrore inizia con al-Qāʿida, ma non finisce lì. Non finirà fino a quando ogni gruppo terroristico di portata globale sarà trovato, fermato e sconfitto».
La particolarità di tale retorica è che il termine “terrorismo” è un concetto (e nemico) estremamente vago con cui si è riusciti a giustificare non una sola guerra ma più guerre condotte parallelamente in paesi diversi (molte tutt’ora in corso come l’emblematico caso dell’Afghanistan). Questa nuova narrativa ha provocato altri milioni di morti civili, raggiungendo il picco proprio nel martoriato Iraq.
A partire dal 2016 Wikileaks ha pubblicato oltre 30.000 email collegate ad Hillary Clinton. Da queste è emersa la responsabilità dell’allora Segretario di Stato (2009-2013) degli USA nel finanziare il terrorismo, quello stesso terrorismo servito come pretesto per invadere altri paesi.
In particolare in un’email inviata a Hillary Clinton da John Podesta (direttore della sua campagna elettorale) viene: “Dobbiamo usare le nostre risorse diplomatiche e più tradizionali di intelligence per fare pressione sui governi del Qatar e dell'Arabia Saudita, che stanno fornendo supporto finanziario e logistico clandestino all’ISIL e altri gruppi radicali sunniti nella regione.[…] Qatar e sauditi saranno messi in una posizione di equilibrio politico tra la loro continua competizione per dominare il mondo sunnita e le conseguenze della grave pressione statunitense”.


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La consapevolezza che l’Arabia Saudita (e il Qatar) sia il maggior finanziatore del terrorismo è in netto contrasto con l’enorme esportazione di armi verso la petrol-monarchia di Riyad avvenuta proprio durante il mandato di Segretario di Stato della Clinton.
L’Arabia Saudita ha acquistato infatti più di 50 miliardi di dollari in armi di fabbricazione statunitense (il 97% in più rispetto ai due mandati di George W. Bush) e gli Stati Uniti hanno approvato accordi per altri 65 miliardi di dollari. Una cifra record.
Nel frattempo il governo di Riyad, in cambio, faceva grosse donazioni direttamente sul conto della Fondazione Clinton, per un totale di venti milioni di dollari. Finanziamenti con cui la Clinton ha pagato illegalmente la sua campagna elettorale. È risultato inoltre che anche il Podesta group di John Podesta (presidente della campagna elettorale della Clinton) è stato pagato 140 mila dollari al mese per fare pressioni a nome del governo dell'Arabia Saudita durante quel periodo.
Dunque gli Stati Uniti sapevano perfettamente che i finanziamenti e le armi che passavano all’Arabia Saudita (e al Qatar) avrebbero costituito il maggior fondamento dell’Isis, al Qaeda e altri. Mentre veniva detto ai cittadini che le guerre statunitensi erano volte ad abbattere il terrorismo, i contributi statali versati dagli stessi cittadini andavano a finire nelle tasche dei gruppi terroristici.
Ma non è finita. Altre email rivelano contenuti ancora più pesanti.


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“Al Qaeda è dalla nostra parte in Siria”



L’email è inviata ad Hillary Clinton da Jake Sullivan, suo stretto collaboratore e consigliere che ha avuto un ruolo importante nelle guerre degli Stati Uniti in Libia e in Siria.
Non importa cosa si pensi del presidente siriano Bashar al-Assad: gli Stati Uniti combattono al fianco di al-Qaeda, un’organizzazione terroristica che dietro il falso pretesto religioso ammazza brutalmente e indiscriminatamente i civili. La stessa organizzazione che, secondo la versione ufficiale statunitense, è responsabile dell’11 Settembre.
Un’email come questa basta a sbugiardare decenni di retorica che, in nome della “guerra al terrorismo”, ha prodotto in Medio Oriente quasi 7 milioni di vittime e più di 48 milioni di profughi (secondo gli studi condotti dallo scienziato australiano Gideon Polya)
Sta proprio in questo l’importanza di un organo mediatico indipendente come Wikileaks: controllare che il potere venga esercitato in maniera trasparente, verificare che questo informi correttamente i cittadini delle sue azioni e, una volta informati, lasciare a loro il diritto di decidere se accettarle o meno.

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