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La compagna Stella Moris “estradare Julian sarebbe politicamente e legalmente disastroso per il Regno Unito”

''Dopo la catastrofe della seconda guerra mondiale le nazioni si sono unite e hanno creato le basi epocali per le Nazioni Unite e per la dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. Anche gli europei hanno creato il consiglio d'Europa, la Corte europea dei diritti dell'uomo, e hanno integrato nella legislazione nazionale, la dichiarazione universale dei diritti dell'uomo intesi come diritti umani inderogabili, e che non possono essere mai negati’’. A sottolinearlo è John Shipton, padre del giornalista programmatore e attivista australiano Julian Assange, in una testimonianza video raccolta da Imbavagliati, Festival Internazionale di giornalismo civile, ideato e diretto da Désirée Klain, che dal 2015 dà voce a quei giornalisti che nei loro paesi hanno sperimentato il bavaglio della censura e la persecuzione di regimi dittatoriali. ''Nel Medio Oriente - continua Shipton - ci sono 38 milioni di rifugiati e 5 o 6 milioni di persone sono morte. Questi sono grandi crimini di guerra, sono stati commessi da forze occupanti. Sono anche crimini contro l'umanità, quindi crimini contro di noi, le nostre madri, i nostri padri, bambini, fratelli, figli. Queste persone bramano giustizia, e lottare per Julian, contro l'abrogazione dei suoi diritti, battersi vigorosamente per questa causa porterà un granello di speranza e giustizia a quei milioni di persone e proteggerà anche noi contro gli Stati che si stanno prendendo la libertà di distruggere le comunità, le persone, madri, padri. Ci stanno annientando per conservare i loro privilegi.''

Le parole di Stella Moris
Anche la compagna di Assange, Stella Moris, ha rilasciato parole dure contro il processo di estradizione. In una lettera pubblicata dal Mail on Sunday la donna afferma che la decisione di estradare il co-fondatore di WikiLeaks negli Stati Uniti sarebbe "politicamente e legalmente disastrosa per il Regno Unito". "Riscriverebbe - ha aggiunto - le regole di ciò che è lecito pubblicare qui", aggiunge Moris. "Da un giorno all'altro, congelerebbe il dibattito libero e aperto sugli abusi da parte del nostro stesso governo e anche di molti stranieri", prosegue. "I Paesi stranieri potrebbero semplicemente presentare una richiesta di estradizione affermando che i giornalisti britannici, o gli utenti di Facebook, hanno violato le loro leggi sulla censura. Le libertà di stampa che amiamo in Gran Bretagna sono prive di significato se possono essere criminalizzate e soppresse dai regimi in Russia o Turchia o dai pubblici ministeri di Alexandria, in Virginia", conclude.

Foto © Imagoeconomica

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