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“Trump? Un mostro. Tra lui e Biden non ci sono differenze, seguono la stessa politica”

E’ trascorso un anno dall’ultima volta che Zeinab Soleimani è apparsa negli schermi delle tv di tutto il mondo. Era il giorno del funerale del padre, il generale iraniano Qassem, leader della Forza Quds del Corpo di guardie della rivoluzione islamica iraniana (IRGC), ucciso insieme ad Abu Mahdi al-Muhandis, il secondo in comando delle Unità di mobilitazione popolare irachena (PMU), lo scorso 3 gennaio in un raid aereo americano all’aeroporto di Baghdad dove era stato tratto in trappola. Oggi Zeinab è tornata a parlare di quel tragico giorno e del significato che la morte del padre ha avuto per sé e per il mondo. “Quella notte mi aveva chiamato un amico di famiglia chiedendomi se mio padre stesse bene e gli risposi di sì e che credevo stesse dormendo”, ha raccontato Zeinab al giornalista Afshin Rattansi, conduttore del programma “Going Underground” della tv russa Ruptly. “Rasserenato mi aveva detto di aver telefonato perché aveva sentito ai notiziari che c’era stato un bombardamento all’aeroporto di Baghdad e che probabilmente mio padre era rimasto coinvolto. Quando mi ha detto così ho sentito il cuore uscirmi dal petto e gli ho chiesto se poteva accertarsi di questa cosa. All’alba ho compreso cosa era avvenuto, sono rimasta scioccata e lo sono tutt’ora. E’ difficile ancora oggi credere a quello che è accaduto a mio padre”.
Secondo la giovane, Qassem Soleimani è stato ucciso per la sua lotta al terrorismo in Medio Oriente contro Isis e Al Qaeda, due gruppi terroristici “che ha creato l’America”, ha affermato la giovane riportando la mail pubblicata da Wikileaks che Jake Sullivan (ex Vice Capo di Stato Maggiore presso il Dipartimento di Stato, ndr) inviò a Hillary Clinton in cui diceva che “Al Qaeda è con noi” (l’America, ndr). “Mio padre è stata l’unica persona ad affrontare queste organizzazioni ed è stato l’unico a distruggerle cambiando le regole del gioco. Sicuramente agli Stati Uniti non andava giù che mio padre combattesse l’Isis e Al Qaeda - ha spiegato - proprio perché sono un loro prodotto creato per avviare una guerra in Medio Oriente, conquistare paesi, città e uccidere persone”.
Dopo la sua uccisione, che stava per far scoppiare un'escalation senza precedenti tra Stati Uniti e la Repubblica Teocratica dell'Iran, il presidente Donald Trump aveva ringraziato le forze armate americane descrivendo Soleimani come “un pericoloso terrorista”. Donald Trump ha descritto mio padre come un mostro - ha detto Zeinab Soleimani - ma è lui il mostro”. “Mio padre è stato assassinato perché ha fatto fallire i piani dell’America in Medio Oriente mettendola in imbarazzo di fronte al pianeta. Lui voleva affrontare chi voleva opprimere gli indifesi per liberarli. - ha aggiunto - è un salvatore”. Soleimani, infatti, era considerato un eroe della patria amato e rispettato da tutti per aver condotto sul campo battaglie leggendarie come la riconquista di Aleppo nel 2016, caduta nelle mani del sedicente Stato Islamico, dove i suoi uomini sono riusciti a restituire la libertà agli abitanti dell’area per anni soggiogati dalle violenze dei terroristi.
"Eliminando l’Isis ha salvato gente non solo in Medio Oriente, ma in Europa e in tutto il mondo. Ha combattuto per tutti noi fino all’ultimo respiro e sapeva che sarebbe potuto morire da un momento all’altro”. La giovane ha poi risposto a una domanda sul neo presidente Usa Joe Biden. “Tra Donald Trump e Joe Biden non ci sono differenze - ha sentenziato - Sono la stessa persona. Seguono la stessa politica, non c'è differenza tra loro. Trump ha ordinato l'uccisione di mio padre, ma Biden lo ha sostenuto, quindi non c'è differenza. Biden inoltre era d’accordo con Barack Obama quando ha creato l’Isis”. Zeinab Soleimani, concludendo l’intervista, ha detto di avere una missione oggi: “Dire al mondo chi era Qassem Soleimani e cosa ha fatto per questo pianeta”. Questo perché “l’immagine che stanno diffondendo di lui non rappresenta in alcun modo la realtà. In casa era un padre per noi, leggeva molto, era stato un professore universitario. Nella sua mente aveva il pensiero costante di voler salvare gli innocenti. E’ andato in Siria per combattere e proteggere i bambini siriani. Stava salvando i civili in Yemen che stavano morendo di fame per via della guerra avviata dai Sauditi. Mio padre - ha concluso - ha combattuto per un mondo più sicuro e la storia lo dimostrerà”.

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