La procura di Roma contesta sequestro, lesioni e omicidio aggravato
La Procura di Roma ha chiuso le indagini sul caso dell'omicidio Giulio Regeni, il ricercatore friulano rapito, torturato e ucciso nel 2016 in Egitto. A due anni dall'iscrizione nel registro degli indagati degli 007 egiziani appartenenti alla National Security (i servizi segreti civili egiziani), avvenuta il 4 dicembre 2018, il procuratore capo Michele Prestipino e il sostituto Sergio Colaiocco, che in questi anni hanno seguito l'inchiesta, hanno rispettato la deadline sulla chiusura dell'indagine contestando, a seconda delle posizioni, con il 415bis a quattro 007 oltre al reato di sequestro di persona pluriaggravato, concorso in omicidio aggravato e concorso in lesioni personali aggravate. Nello specifico a rischiare il processo sono il generale Tariq Sabir, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, Uhsam Helmi, Magdi Ibrahim Abdelal Sharif. A quest'ultimo, oltre al sequestro di persona pluriaggravato, sono contestate anche le lesioni personali e l'omicidio del ricercatore friulano. Chiesta l'archiviazione invece per Mahmoud Najem. Per quest'ultimo, spiegano i pm di Roma, "non sono stati trovati elementi sufficienti, allo stato, a sostenere l'accusa in giudizio". La notifica è avvenuta tramite "rito degli irreperibili" direttamente ai difensori di ufficio italiani non essendo mai pervenuta l'elezione di domicilio degli indagati dal Cairo. Proprio quest'ultimo punto era tra quelli oggetto della rogatoria avanzata nell'aprile del 2019 in cui i magistrati romani chiedevano risposte concrete agli omologhi egiziani. Richieste ribadite nei diversi incontri che negli anni si sono svolti tra investigatori e inquirenti italiani e egiziani ma che il Cairo ha lasciato inevase.
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