Nazioni Unite richiedono nuovamente alle autorità britanniche il rilascio immediato del fondatore di Wikileaks
Inizialmente fissata al 26 Novembre, la prossima udienza callover presso la Corte dei magistrati di Westminster si svolgerà l'11 dicembre e sarà l'ultima prima che la decisione di estradizione venga emessa presso il Tribunale penale centrale (Old Bailey) il 4 gennaio 2021 alle 10.30.
L’udienza era stata posticipata su insistenza della difesa che ha più volte sottolineato come Assange non si sia rifiutato di partecipare all’udienza, come sosteneva la giudice Baraitser, ma che era impossibilitato in quanto confinato in isolamento totale per 9 giorni consecutivi (24 ore al giorno, dal 18 Novembre, eccetto 20 minuti fuori il 23 Novembre, come riferisce Stella Morris, compagna di Julian e madre dei suoi figli) a seguito dei numerosi casi di Covid-19 registrati nel carcere di Belmarsh. Il virus mette in serio pericolo la vita di Assange, già legato a problemi polmonari (aggravati da anni di reclusione e torture psicologiche).
Sia la difesa che l’accusa potranno fare ricorso contro il verdetto, ciò prolungherebbe il processo di almeno un mese (altro tempo che Assange passerà in carcere).
Cosa succederà ad Assange in caso di estradizione?
“Tutti sono eguali dinanzi ai tribunali e alle corti di giustizia. Ogni individuo ha diritto ad un’equa e pubblica udienza dinanzi a un tribunale competente, indipendente e imparziale, stabilito dalla legge, allorché si tratta di determinare la fondatezza dell’accusa penale che gli venga rivolta, ovvero di accertare i suoi diritti ed obblighi mediante un giudizio civile.”
-Articolo 14 della Convenzione Internazionale dei Diritti Civili e Politici (CIDCP)
Il processo statunitense contro Julian Assange è stato aperto in segreto ad Alexandria, in Virginia. In caso di estradizione, il giornalista si troverebbe davanti la famigerata "Corte dello spionaggio", dove gli USA trattano tutti i casi di sicurezza nazionale. La location non è un caso: la giuria deve essere selezionata proporzionalmente alla popolazione locale, e ad Alexandria l'85% dei residenti lavora per la comunità di sicurezza nazionale, ovvero CIA, NSA, Dipartimento della Difesa e Dipartimento di Stato.
Nils Melzer © Flickr/UN Geneva/Jean-Marc Ferré
“Se sei accusato di aver violato la sicurezza nazionale davanti a una giuria come questa”, dice Nils Melzer, “il verdetto è chiaro sin dall'inizio. Il procedimento è sempre condotto dallo stesso giudice unico, a porte chiuse e sulla base di prove segrete. Nessuno è mai stato assolto in un caso del genere. La maggior parte degli imputati conclude quindi un accordo in cui si dichiarano almeno parzialmente colpevoli e ricevono una condanna più leggera per questo.”
Oltre alla violazione del diritto ad ottenere un processo equo, per Julian Assange si aggiungerebbe il rischio elevato di subire torture e trattamenti degradanti, come denunciato dalle Nazioni Unite e da varie ONG come Amnesty International. Inoltre le accuse statunitensi rivolte contro Julian Assange (17 capi di accusa ai sensi dell’Espionage Act, una legge risalente al 1917 e per la prima volta applicata contro un giornalista) rivelano chiaramente le ragioni di natura politica da cui sono mosse.
Il diritto internazionale vieta l’estradizione di una persona sia per motivi politici (“Nessuno Stato Contraente espellerà o respingerà, in qualsiasi modo, un rifugiato verso i confini di territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate a motivo della sua razza, della sua religione, della sua cittadinanza, della sua appartenenza a un gruppo sociale o delle sue opinioni politiche”, Art. 33 della Convenzione di Ginevra del 1951) in un paese dove rischia trattamenti degradanti e inumani.
Dunque se estradato, il processo-farsa che abbiamo visto a Londra sarà nulla in confronto a quello che avverrà negli Stati Uniti.
Nuova richiesta di rilascio da parte delle Nazioni Unite
Ieri, 8 dicembre 2020, Nils Melzer, relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura, ha fatto una nuova richiesta alle autorità britanniche per il rilascio immediato di Julian Assange dalla prigione, in quanto ad alto rischio di contrarre il COVID-19.
"Il signor Assange non è un condannato a morte e non rappresenta una minaccia per nessuno, quindi il suo prolungato isolamento in una prigione di massima sicurezza non è né necessaria né proporzionata e chiaramente manca di qualsiasi base giuridica. […] I diritti del signor Assange sono stati gravemente violati per più di un decennio. Ora gli deve essere permesso di vivere una normale vita familiare, sociale e professionale, per recuperare la sua salute e per preparare adeguatamente la sua difesa contro la richiesta di estradizione degli Stati Uniti pendente contro di lui”.
Nils Melzer ha anche ribadito il suo invito alle autorità britanniche a non estradare il signor Assange negli Stati Uniti.
Foto di copertina ritagliata. Originale © Flickr/John Englart