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Klaus Schwab, fondatore del World Economic Forum, ha le idee chiare. “E’ arrivato il momento di un grande reset del capitalismo”, sostiene nel suo ultimo libro “Covid 19: The Great Reset”

Che la pandemia Covid-19 abbia messo l’umanità di fronte a un bivio, lo si è capito da un pezzo. Il nostro stile di vita non è sostenibile, non lo è mai stato. La pandemia Sars Cov 2 ci ha chiaramente dimostrato che abbiamo un impellente bisogno di ripensare non solamente al nostro modello economico ed alle nostre abitudini, ma alla nostra esistenza tutta. Guerre, fame, distruzione, povertà, disoccupazione, infelicità sono solo alcuni degli aspetti che non possiamo più tollerare.
Ora, che la soluzione venga proposta da chi in questa situazione ci ha catapultato a grandissima velocità ha un nonsoché di comico. Eppure è ciò che hanno in mente i principali esponenti del World Economic Forum di Davos, organizzazione internazionale tra le più influenti al mondo, dove ogni anno si riuniscono i personaggi più importanti delle maggiori multinazionali, delle principali banche, politici, personaggi dell’alta finanza, uomini del grande business in generale. Insomma, i personaggi che contano nel processo di decision-making globale sono passati, o passano, da qui.
Sul sito dell’organizzazione, nella pagina apposita dedicata al progetto del “Grande Reset”, leggiamo quanto segue: “Il mondo deve agire congiuntamente per modernizzare tutti gli aspetti delle nostre società ed economie, dall’educazione ai contratti sociali ed alle condizioni di lavoro. Ogni nazione, dagli USA alla Cina, deve partecipare, e tutte le industrie, da quella del petrolio a quella del gas e della tecnologia, devono essere trasformate. In breve, abbiamo bisogno di un “Grande Reset” del capitalismo”. E ancora, “Dobbiamo costruire fondamenta completamente nuove per la nostra economia ed il nostro sistema sociale”.
Klaus Schwab (in foto), che del World Economic Forum è il fondatore, ha descritto questo vero e proprio progetto nel suo ultimo libro, “Covid-19: The Great Reset”. Egli si spinge addirittura a fare molte previsioni riguardo al futuro del lavoro, all’automazione, all’intelligenza artificiale, all’economia: “Con ogni probabilità, la recessione indotta dalla pandemia innescherà un forte aumento nella sostituzione del lavoro, il che significa che il lavoro fisico verrà rimpiazzato da robot e macchine intelligenti; ciò, a sua volta, comporterà modifiche durature e strutturali nel mercato del lavoro”; e ancora, “il mercato del lavoro diverrà sempre più polarizzato tra lavori lautamente retribuiti, e tanti lavori che scompariranno o che non saranno ben retribuiti, e dunque poco appetibili”. Evidentemente, questi signori non sono dunque soddisfatti dell’enorme disparità sociale che già oggi abbiamo, prevedono che tale divario aumenterà ancora. Diciamo che questo non è esattamente il Reset che vorremmo vedere. Ma questo è, almeno finché le regole del gioco le detteranno i grandi del business, della finanza, delle multinazionali, delle banche, i potenti del mondo.

Il reset proposto dagli uomini del Wef
Ma qual è il tipo di Reset che propongono gli uomini di Davos? Beh, certamente si presenta bene. Ma anche la società della democrazia, del progresso, dell’efficienza, ci ha abituati alle belle parole, nonostante i fatti dimostrino che siamo alla catastrofe.
I punti dell’agenda sono ben chiari: uguaglianza (nonostante il fatto che Schwab, nel suo libro, sostenga che la disuguaglianza sta aumentando ed aumenterà) e sostenibilità: “Lasciatemi parlare della crescita “green” che avremo in futuro. Possiamo mettere in campo investimenti pubblici ed incentivi agli investimenti privati in crescita a basso consumo di carbone ed a basso impatto ambientale. Non solo. Molti di questi investimenti possono portare ad una ripresa del livello di occupazione”. Queste le parole di Kristalina Georgieva, direttrice del Fondo Monetario Internazionale. Un ente che, effettivamente, ci ha da sempre abituati a giustizia ambientale, economica e sociale. Grande barzelletta.
“Il 12 febbraio di quest’anno, la British Petroleum ha stabilito un piano ambizioso per diventare un’azienda Net Zero entro il 2050 o prima, e non solo questo, ma anche per aiutare il mondo a raggiungere questo traguardo”, ha detto Bernard Looney, CEO di British Petroleum. Bisogna ammettere che anche lui se ne intende di politiche e business plan eco-friendly. Grandissima barzelletta.
Carlo, Principe del Galles, sostiene che sia giunto il tempo per “allineare soluzioni sostenibili, che possano trovare modi per trasformare il mercato. Questo sarebbe l’atto di leadership responsabile più drammatico mai visto dal settore privato globale, che fornirebbe un incentivo catalitico al settore pubblico per andare avanti. Abbiamo un’opportunità d’oro per vedere qualcosa di positivo in questa crisi. Non appena ci muoviamo dall’atto di salvataggio a quello della ripresa, abbiamo un’unica, sebbene in rapida contrazione, finestra di opportunità per imparare le lezioni che si devono imparare, e rimetterci su un percorso più sostenibile. E’ un’opportunità che non abbiamo mai avuto prima, e che potremmo non avere più. Dobbiamo utilizzare tutte le leve che abbiamo a nostra disposizione, sapendo che ognuno di noi ha un ruolo vitale da svolgere”.
Staremo a vedere. Purtroppo, è davvero difficile non notare che tutti questi personaggi, i “potenti del mondo”, almeno sulla carta, in questo dramma ci hanno portato. Dunque, c’è da dire che non hanno un curriculum propriamente ottimale. Sono irresponsabili, letteralmente “incapaci di dare risposte”. Ma, in fondo, ce lo meritiamo. Questa classe dirigente, dobbiamo sempre ricordarci, è lo specchio del popolo: un popolo ignorante, ignavo, materialista, disinteressato alle questioni fondamentali della sua vita, si merita questi signori. Era davvero difficile non vedere la catastrofe arrivare. Infatti, la catastrofe è arrivata. E presumibilmente non si placherà, finché non cambieremo. Per noi popolo è ora di cambiare. E’ ora di cambiare, ora.


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Christine Lagarde, Governatore della BCE © Imagoeconomica


La crisi economica post-Covid
La gravissima crisi economica che attanaglia il mondo è sotto gli occhi di tutti. Non si deve, però, far l’errore di pensare che sia stata causata dal Covid-19 in sé; infatti, questa è la stessa crisi che ha avuto il suo ultimissimo apice nel 2008, ma che è partita dalla seconda metà degli anni ‘80, precisamente da quel tragico 19 ottobre 1987, da quel “lunedì nero”. Questa è la stessa crisi del debito che uccide i popoli ormai da troppo tempo. Ma non è questo il tema.
Potremmo tranquillamente dire che la pandemia da Covid-19 è stata “la goccia che ha fatto traboccare il vaso”. La situazione odierna è gravissima. “Nei soli due mesi di marzo ed aprile 2020”, si legge nel libro di Schwab dedicato al Grande Reset, “più di 36 milioni di americani hanno perso il lavoro, annullando i risultati positivi degli ultimi 10 anni”; in più, secondo l’OCSE, “l’impatto immediato di un’economia globale, che è stata letteralmente ‘spenta’, potrebbe essere una riduzione del PIL tra il 20% ed il 30% nelle nazioni facenti parte del G7”.
Ora, verrebbe da chiedersi il perché non si sta facendo nulla per i nuovi disoccupati, per gli imprenditori, per i ristoratori, per gli albergatori, per tutta la PMI europea. Del resto i soldi vengono fabbricati in stamperie; anzi, bastano due click sulla tastiera di un computer per produrre tutto il denaro che si desidera. Perché dunque non ne arriva a chi davvero ne ha bisogno? Perché Jeff Bezos, il proprietario di Amazon, o John Elkann, presidente del Gruppo Exor e di FCA, si sono arricchiti a dismisura grazie alla pandemia, mentre ancora oggi troppi imprenditori si suicidano, troppe persone si trovano in strada e muoiono di fame? Perché vengono lasciate sul lastrico migliaia, se non milioni di famiglie, mentre i ricchi diventano sempre più ricchi? Queste sono le domande che ci dovremmo porre, come cittadini del mondo. Non possiamo più tollerare questa situazione. La mancanza di soldi è una volontà politica ben precisa. Luis de Guindos, vicepresidente della BCE, recentemente intervistato da Sky TG24 Economia, ha dichiarato come “da un punto di vista giuridico” egli creda che “non ci siano le basi giuridiche per prevedere una cancellazione dei debiti”, spiegando che “ad esempio, i trattati vietano alla BCE operazioni di finanziamento”. La vita di milioni di giovani, famiglie, anziani, imprese italiane ed europee dipendono da dei vincoli giuridici, che di certo non sono impressi su pietra. Se la BCE cancellasse i debiti contratti dagli Stati per far fronte alla pandemia, alle spese sanitarie e non, i Paesi dell’Eurozona avrebbero sicuramente i soldi necessari per salvare vite umane ed aziende, per assumere i medici necessari, i posti letto che occorrono per affrontare nel migliore dei modi la pandemia. Alla BCE non cambierebbe assolutamente nulla, poiché ricordiamo che è l’unica azienda al mondo a poter operare con patrimonio netto negativo, non potendo dunque mai fallire.
Il governatore della Banca Centrale Europea, Christine Lagarde, pochi giorni fa in audizione all’Europarlamento,si è presentata con un paper tra le mani per rispondere ad alcune domande ed ha letto testuali parole:
“L’Eurosistema in quanto unico emittente della nostra moneta potrà sempre generare tanta liquidità quanta ne serve. Quindi per definizione la Bce non può ne andare in banca rotta ne finire i soldi”. Allora, cara Lagarde, se i soldi non ci arrivano lei è una criminale.
Klaus Schwab, a proposito di politiche economiche, nel suo libro scrive quanto segue: “L’idea (politica economica della helicopter money, ovvero l’emissione di denaro ‘a pioggia’ a favore del popolo, ndr) è attraente e realizzabile, ma contiene un grosso problema di aspettative sociali e di controllo politico: non appena i cittadini capiranno che il denaro si può trovare su un “albero magico”, i politici eletti si troveranno sotto una forte ed incessante pressione da parte del pubblico per creare sempre più denaro, e questo è il momento in cui l’inflazione inizia a fare effetto”. Quindi, il “controllo politico” diventerà un problema quando i cittadini capiranno che il denaro viene creato dal nulla. Niente male, signor Schwab. Non a caso Henry Ford diceva: “E’ un bene che il popolo non conosca il funzionamento del nostro sistema bancario e monetario. Se ciò accadesse, credo che scoppierebbe una rivoluzione prima di domani mattina”.

Il vero reset che vorremmo
Ora, fermarsi ad analizzare la mera questione economica corrisponderebbe ad omettere di trattare la vera problematica che il Covid-19 ha posto davanti all’uomo: l’uomo. O meglio, lo stile di vita che l’uomo continua ad assumere, pur essendo sotto gli occhi di tutti che le cose così non possono andare avanti. L’economia non è il nostro problema.
L’uomo non è felice. Se dovessimo analizzare la situazione del mondo, ci accorgeremmo innanzitutto che il comfort ed il sollazzo di noi occidentali è intriso di sangue e morte, sangue e morte della parte di umanità restante. Inoltre, noi occidentali, “società del progresso”, non siamo felici, siamo morti dentro, siamo putrefatti moralmente, mentalmente, eticamente.
Non è forse arrivato il momento per noi popolo di ripensare alla società che davvero vorremmo? Una società basata su verità, giustizia, pace, fratellanza tra i popoli. Una società che produca cittadini veri e consapevoli, dove cultura e conoscenza vengano esaltate, dove si possa davvero essere felici?
Per quanto tempo ancora dovremo farci dettare l’agenda da questi signori che, i fatti lo dimostrano, tutto vogliono tranne che la nostra felicità? Quando impareremo cosa significa davvero essere sovrani, cosa significa portare una corona sulla testa, così come dice il primo articolo della nostra sacrosanta Costituzione?
L’economista Guido Grossi, in una recente intervista rilasciata alla Casa del Sole TV, diretta da Margherita Furlan, ha dichiarato che, in realtà, non abbiamo nemmeno bisogno del denaro; anzi, senza denaro si starebbe infinitamente meglio: “Non saremmo estremamente più felici se potessimo dire ‘Dammi quella cosa che hai prodotto perché mi serve, ora?’. Se io potessi semplicemente ottenere le cose dalle persone perché nel dare c’è più piacere che nel ricevere; e se fossi disponibile a dare senza chiedere nulla in cambio, sempre, per mentalità, per cultura, quanta libertà ci sarebbe?”. E ancora, “Noi non possiamo far sparire i soldi dalla nostra vita in quattro e quattrotto. Dobbiamo iniziare a pensare che un mondo senza soldi non solo è possibile, è desiderabile, ed è vicino. Se entriamo in quest’ottica, i soldi non li fai stare più fermi, li usi per fare le cose. Quanto abbiamo bisogno di una TV nazionale che entri nelle case delle persone, e racconti le cose che ci dice Marco Guzzi? Quanto ne abbiamo bisogno? Quanto costa una TV del genere? Miliardi? No! MIlioni? No! Perché non escono? Perché entro un giorno non esce qualche centinaia di migliaia di euro necessaria a creare una TV digitale che entri nelle case dei cittadini e che, invece di farci sentire questi matti che ci mandano al manicomio raccontandoci che stiamo morendo, che ci sono invece mille modi migliori di vivere? E’ comodo dire che le cose vanno male per colpa dei padroni del mondo… ‘Cosa posso fare io ora?’, ‘Qualche cosa mi fa stare meglio?’, ‘Quale cosa ci fa stare meglio?’”. Sono queste le domande che ci dovremmo porre. “E’ difficile? Sì che è difficile! Ma se speriamo che ci salvino questi qui che governano il mondo…".

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Guido Grossi, economista


Guido Grossi, da vero essere umano, propone di farlo davvero il Reset; ma non il Reset che vogliono loro, ma il Reset che davvero ci potrebbe portare verso un mondo nuovo. “Cambiamo tutto. Noi siamo in grado di fare un passaggio umano, ma non verso il transumanesimo, verso le macchina, ma verso il divino, che non è qualcosa di trascendentale; ce lo dice la fisica. I nostri sensi percepiscono l’1% del reale fisico. Siccome siamo bravi, abbiamo inventato macchine che riescono a percepire il 5% del reale fisico calcolato. C’è un 95% che non sappiamo cos’è, e che questa scienza che ci dice che dobbiamo vaccinarci per difenderci da un virus ignora sistematicamente, fa finta che non esista, e si presenta come verità”.

Foto di copertina © Imagoeconomica

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