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Respiratori milionari e ospedali fatiscenti ma per Bolsonaro la corruzione “non è un problema del suo governo

L’operazione Lava Jato è finita. Ne ha dato notizia Jair Bolsonaro durante la consueta conferenza stampa che tiene ogni settimana: “Io fatto finire la Lava Jato perché non c’è più corruzione nel governo. E so che questa non è una virtù ma un obbligo”. Parole dure che hanno di fatto scritto la parola fine sulla più grande inchiesta sulle tangenti della storia dell’America Latina. Difatti, come ha sancito una delibera del procuratore generale della Repubblica di Brasilia Augusto Aras (nominato proprio da Bolsonaro), il pool anticorruzione di Curitiba chiuderà i battenti il prossimo 31 gennaio.
Una notizia che ha spaccato in due la magistratura brasiliana, sempre più divisa tra l’ala filogovernativa e quella lavajatista. Sono molti a sostenere, nell’ambiente giudiziario, che lo smantellamento di task force mirate a combattere la corruzione sia la peggiore mossa che potesse prendere la Procura Generale poiché in tempo di pandemia sono già innumerevoli le inchieste per mazzette nate proprio da irregolarità emerse nella gestione dell’emergenza sanitaria.
Raggruppate sotto un unico nome, queste indagini hanno preso il nome di Covidão e sono il nuovo scandalo che ha investito una decina di Stati federali del Brasile. Tutto era iniziato con i primi accertamenti compiuti dalla Policia Federal sulle migliaia di test rapidi per il coronavirus misteriosamente scomparsi da un carico arrivato all’aeroporto di São Paulo nel marzo del 2020. Le indagini portarono ad un gruppo di dieci cittadini cinesi che si erano impossessati di quasi 15 mila test con l’obiettivo di rimetterli sul mercato a costi maggiorati. Sprovvisti dei reagenti le autorità ospedaliere del Paese verdeoro, per diverse settimane, sospesero i test per verificare la positività al virus dei pazienti. Motivo per cui, durante la prima fase della pandemia, i tamponi realizzati in Brasile erano davvero infinitesimali rispetto alla popolazione.
L’attenzione degli inquirenti però si è concentrata a Rio de Janeiro, dove lo scandalo ha assunto proporzioni sempre più inquietanti. A maggio, i federali hanno scoperto che i contratti per l’acquisto dei respiratori erano stati sovrafatturati ed assegnati grazie alle snelle procedure d’emergenza a losche figure interessate a massimizzare i propri utili in tempo di crisi. Finì in manette Gabriel Neves, ex sottosegretario alla sanità dello Stato carioca e responsabile di monitorare la regolarità dell’appalto. Si calcola che più o meno vennero pagati 18 milioni di reis in più rispetto al dovuto, circa 8 o 9 volte il valore di mercato. Sette giorni più tardi, il pool anticorruzione di Rio spiccò un mandato di cattura nei confronti di Paulo Melo, ex deputato spesso finito sotto la lente d’ingrandimento dei magistrati della Lava Jato. Secondo le accuse, grazie alla protezione offerta da Melo, l’imprenditore Mario Peixoto era riuscito ad inserirsi in grosse fette dell’amministrazione della capitale carioca, in particolare nel campo sanitario. In questo modo, “per almeno dieci anni Peixoto era stato favorito rispetto a tutti i suoi concorrenti” - si legge nelle carte dell’inchiesta. Quando il 25 febbraio venne registrato il primo caso di coronavirus in Brasile, Peixoto si mise subito all’opera per aggiudicarsi tutti gli appalti per la realizzazione degli ospedali da campo da utilizzare per isolare i pazienti Covid a Rio de Janeiro. Sfruttando le procedure d’emergenza e forti coperture politiche, l’imprenditore vinse quasi tutte le gare per un valore totale di 72 milioni di reis, mentre il virus nel Paese verdeoro cominciava a mostrare il suo lato più spietato. Di pari passo, il suo braccio destro Alessandro de Araujo Duarte cercava di portare a casa un contratto milionario per rifornire di alcol gel la Marina militare, proponendo prezzi assolutamente fuori mercato.
I magistrati erano talmente sicuri che questa ruberia avesse un alto protettore politico che disposero una perquisizione a Palacio Laranjeiras, sede del Governatore dello Stato Wilson Witzel, e nello studio legale della moglie. Motivo per cui Witzel venne sottoposto alla procedura d’impeachment e sospeso dalla carica di Governatore il 28 agosto 2020. Scandalo simile ha investito anche lo Stato di Amapà, a confine con la Guyana francese, dove tutti i contratti per gli ospedali da campo sono in queste settimane oggetto di accertamenti da parte delle autorità per sospetti di corruzione. Un’ombra che ha già portato alla sospensione di una collaboratrice della Segreteria statale alla Sanità.
Da Rio de Janeiro l’inchiesta ha raggiunto ogni angolo del Paese. A Fortaleza, ad esempio, gli uomini della Policia Federal hanno accertato che ogni respiratore è costato circa 274 mila reis, contro i ‘soli’ 117 mila pagati dal vicino Stato del Cearà e gli addirittura 60 mila sborsati dal Sud del Brasile. La somma dei contratti, tuttora sott’inchiesta, ha raggiunto la cifra di 1,07 miliardi di reis, circa 150 milioni di euro. Una spaventosa cifra che dimostra come la corruzione, benché Bolsonaro non crede riguardi il suo governo, è ancora uno dei principali problemi all’ordine del giorno per il Brasile.

Foto © Imagoeconomica

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