In un programma TV di denuncia sociale, Our Voice riafferma la lotta con i giovani cileni
"La lotta più forte contro questo sistema è restare umani", è questa la vibrante dichiarazione di Sonia Bongiovanni, fondatrice del Movimento Our Voice, accompagnata dal giovane Matías Guffanti, intervistata da María Cecilia Bartholin e Claudio Alfonso Rojas nel programma televisivo settimanale "Verdadera Justicia" che i due conducono insieme a Santiago del Cile.
L’intervista è stata realizzata via skype venerdì 2 ottobre, e sono diversi i temi trattati, come le attività del Movimento in Italia, contro il sistema criminale (che colpisce tanto il continente europeo che quello sudamericano) e la denuncia della violazione dei diritti umani in paesi come Cile, Paraguay, Argentina e Honduras.
Sonia Bongiovanni ha dichiarato: "Noi ci rendiamo conto, sempre di più, di come la lotta deve essere interamente concentrata contro un unico sistema. Contro un unico potere criminale che ci comanda e schiavizza tutti. Che ci sta uccidendo tutti, che sta usurpando le nostre terre, i nostri territori. Che ci toglie i nostri popoli, le nostre radici".
"Parliamo di un sistema capitalista, di un sistema neoliberale che ci sta uccidendo. Parliamo di economie neoliberali. Parliamo di politiche fasciste, naziste. Parliamo di una sinistra e di una destra che non esistono più, perché fanno parte dello stesso sistema".
"Noi quando parliamo di questo sistema capitalista, ci stiamo riferendo principalmente agli Stati Uniti. La potenza più forte a livello mondiale che, così come schiavizza i paesi dell'America latina, schiavizza anche l'Italia, e gran parte del mondo. Ci riferiamo anche ai servizi di intelligence, alle grandi economie, alle famiglie più importanti dei paesi. Parliamo di massoneria, di tutto quel sistema che vive oltre le dittature e le democrazie. Parliamo di un sistema che si nasconde dietro il sistema politico, si nasconde dietro le banche, si nasconde dietro le finanze. Si nasconde oltre il potere militare”.
Settembre è molto significativo per il popolo cileno, perché è il mese in cui si commemorano assassinii, massacri. È il mese del colpo di Stato perpetrato dal dittatore e genocida Augusto Pinochet. Un terrorismo di Stato in sintonia con le politiche di sterminio portate avanti in tutta l'America Latina. Una logica del terrore che, come dimostrato da diverse indagini in diverse parti del mondo, ha uno stesso architetto, una stessa mente criminale.
Matías Guffanti alludendo al sistema criminale, ha detto: "Questo sistema, a forza di violenza, di estorsione, di incentivare l'egoismo e l'apatia, è riuscito ad inserirsi nelle usanze dei popoli. Dobbiamo lottare soprattutto, ed anche, contro un sistema che vive dentro di noi. Contro una cultura radicata dentro ognuno di noi. Una cultura che fomenta il capitalismo, che fomenta il razzismo, che fomenta il sistema patriarcale. Che fomenta tutte le ingiustizie, compresa la mentalità mafiosa che abita dentro ognuno di noi".
"Abbiamo speranza in un popolo unito che lotta contro questa mentalità. Che lotta contro questo sistema e che lo fa da dentro. Che lo fa dall'interno di ognuno di noi, per uscire fuori a denunciare tutti insieme con forza. Colpiti da ingiustizie diverse, ma lottando contro gli stessi responsabili. Questi responsabili che stanno dietro le banche, dietro l'economia, dietro le multinazionali, i governi, le istituzioni. Stanno insediati lì, vivendo dello sfruttamento dei nostri paesi, vivendo dei genocidi dei nostri popoli e di tutti i popoli più vulnerabile del nostro mondo”.
Durante l'intervista è stato proiettato il video “El derecho de vivir en paz” (Il diritto di vivere in pace): una produzione internazionale del Movimento Culturale Our Voice che rende omaggio alla vita ed opera del poliedrico artista e rivoluzionario Víctor Jara. Il video mostra le lotte di allora, ma anche le lotte di oggi, che vedono come protagonisti i giovani cileni. Proprio su questo aspetto Sonia Bongiovanni ha fatto un commento molto particolare: "Noi prendiamo esempio dai giovani che lottano lì. Quei giovani che subiscono quella violenza tutti i giorni (…). Li vediamo manifestare con la testa alta. Manifestare con l'arte davanti a quei militari. Manifestare di fronte a quelle bestie violente. Li vediamo con il valore della speranza".
"Io sento che noi dobbiamo prendere il gran esempio di quei giovani. Quel gran esempio, quel gran insegnamento e dire, “anch’io voglio un giorno essere come loro. Anch’io un giorno voglio imitarli”. (…) Dobbiamo dare tutto il nostro appoggio. Esiste già un movimento forte di lotta in Cile, e noi ci vogliamo aggregare. Noi vogliamo stare lì per gridare accanto a tutti loro. Stare lì per rivelarci vicino a tutti loro. Stare lì per rompere le frontiere. Vedere quei giovani gridare, ci ha dato il senso della rivoluzione. Ci ha mostrato la rivoluzione. Ci ha fatto innamorare di quella rivoluzione che abbiamo visto in loro."
"Io devo ringraziare ogni giovane che sta gridando in questo momento, sta lottando in Cile. Che è chiuso in prigione, che in questo momento vorrebbe vivere in pace. Che in questo momento potrebbe vivere in pace, come diceva Victor. Grazie ad ognuno di quei giovani, noi prendiamo coscienza. Ed ora, abbiamo potuto preservare la nostra vita per andare a combattere”.
Alla domanda sulla presenza del Movimento in Cile, entrambi i giovani sono stati concordi nel manifestare: "Già pensare alla lotta del Cile, alla lotta giovanile per noi è un'ispirazione. Non è tanto che vogliamo che i giovani entrino a far parte di Our Voice, ma che Our Voice faccia parte sempre di più della lotta del Cile, della rivoluzione che stanno facendo in questo paese e che è iniziata con la lotta di Salvador Allende e con la lotta di Victor”.
“Non stiamo parlando di qualcosa che è accaduto nel passato, stiamo parlando di qualcosa che accade nel presente. Stiamo parlando di una storia che sta succedendo in questo momento, e che ci deve toccare dentro. Se non ci tocca, significa che abbiamo perso quel senso di umanità dentro di noi. Se non ci tocca questo dolore, se non ci tocca questa sofferenza siamo qualsiasi cosa, ma cessiamo di essere umani. Non possiamo smettere di essere umani”.
"Credo che la lotta più forte contro questo sistema sia restare umani. Restare persone che sentono, persone capaci di entrare in empatia con il dolore dell'altro. Capaci di entrare in empatia con quello che stanno vivendo oggi quelle persone che sono rinchiuse lì. Dobbiamo capire che è anche nostra responsabilità, dal momento che non andiamo a cacciare fuori a calci questi politici, che non usciamo a gridare contro questi politici e non usciamo a gridare contro i responsabili: siano politici, siano ricchi, siano mafie, siano quello che siano".
In conclusione dell'intervista, i due referenti più emblematici di Our Voice, hanno ringraziato per lo spazio a loro concesso e la gentilezza del popolo cileno, non senza prima aggiungere un'ultima promessa: "Il movimento Our Voice sente una gran responsabilità riguardo a questa situazione, perché dietro di noi ci sono le vite di quei giovani. Dietro di noi ci sono le vite di tutti i martiri che hanno offerto fino all'ultima goccia di sangue, affinché oggi noi possiamo parlare di un Cile differente. Affinché oggi noi possiamo parlare di vera giustizia, di uguaglianza. Oggi possiamo parlare di un sistema differente, di una politica differente, di una costituzione differente, di leggi differenti. Bisogna valorizzarlo, è una responsabilità che abbiamo tutti noi. Non importa come ci chiamiamo ma siamo lì con loro, non li abbandoniamo. Noi siamo a disposizione per accompagnare e dare visibilità alla lotta del Cile in tutti quei luoghi dove Our Voice è presente”.
I giovani del mondo si uniscono in uno stesso sogno. Un sogno che non ha un'unica mente. Un sogno che per realizzarsi ha bisogno di ognuno di loro. Un sogno che ha bisogno dell'altro, del suo abbraccio, del suo affetto, del suo amore.