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Dalle mazzette sul petrolio a quelle sulle mascherine: chiesto aiuto alle gang per essere confermato alla guida del Paese

La corruzione in America Latina ha caratteristiche pandemiche. Si sposta molto rapidamente e infetta qualsiasi settore della società pubblica. È successo anche a El Salvador, il piccolo Paese del centroamerica già tirato in ballo qualche anno fa per le tangenti pagate dalla Odebrecht all’ex Presidente Mauricio Funes. Oggi molte cose sono cambiate ma la corruzione è rimasta un punto fermo. Difatti, secondo l’ultimo report del think tank americano IBI Consultants, Nayib Bukele (attuale Capo di Stato de El Salvador) avrebbe ricevuto due milioni di dollari dalla PDVSA, la principale compagnia petrolifera venezuelana. Il motivo dietro questa mancia è molto nebuloso ma può farci capire come mai il Presidente stia cercando contatti con la MaraSalvatrucha, l’organizzazione che controlla la vita e la morte degli abitanti de El Salvador.
Le indagini sono partite da Alba Petroleos, società pubblica salvadoregna che si occupa di energia, aviazione, finanza e sviluppo ambientale. Questa azienda gode di una forte partecipazione della PDVSA, fiore all’occhiello del governo Maduro, la quale finanzia moltissime attività della Petroleos. Difatti, nel giro di dieci anni dalla costituzione, l’impresa ha fatturato più di un miliardo di dollari, parte di questo denaro però - appuntano gli investigatori - sembra essere scomparso nel nulla in una miriade di offshore tra gli Stati Uniti e Panama. Una fettina, circa 2 milioni di dollari, di questo bottino è stata versata in nome del Presidente Bukele grazie ad una società partner di Alba, la Inverval SA, già sospettata di attività di riciclaggio in passato. L’apertura di questo vaso di Pandora ha aumentato le domande riguardo all’effettivo ruolo di Merino nella petrolifera salvadoregna.
José Luis Merino è un ex guerrigliero del Fronte Farabundo (principale movimento di opposizione durante la dittatura militare) poi convertitosi alla politica quando il Paese iniziò ad essere un simulacro di democrazia. Nel 2006, grazie ai suoi rapporti con gli uomini di Hugo Chavez, contribuì alla nascita di Alba Petroleos, la società che doveva servire al Governo de El Salvador (sotto la guida della coalizione del Fronte Farabundo) ad ottenere sufficienti fondi per finanziare il sistema scolastico e sanitario del Paese. Alba Petroleos venne quindi affidata per metà ad un cugino del Presidente venezuelano, Asdrubal Chavez, e per la restante parte a Merino, il quale faceva un po' da intermediario tra Caracas e San Salvador. Questa figura ha attirato molto l’attenzione degli Stati Uniti, difatti vari senatori hanno scritto lettere al dipartimento di Stato USA evidenziando la sua vicinanza con le Farc e con varie organizzazioni che si occupano di traffico di droga. Non è un caso se, appuntano i ricercatori di IBI Consultants, Alba Petroleos abbia effettuato un gran numero di operazioni di riciclaggio per conto proprio delle Farc, del cartello di Sinaloa del leggendario El Chapo e dell’aristocrazia venezuelana legata ai narcos. In pratica, secondo le autorità statunitensi, questa società si era trasformata in una grande lavatrice per pulire il denaro sporco del duo Chavez - Maduro.
Dal Presidente Bukele, le accuse di corruzione hanno raggiunto tutto il suo cerchio magico. Difatti il Ministro delle Finanze Alejandro Zelaya è stato chiamato a giustificare alla Fiscalia de El Salvador il motivo che lo ha spinto ad acquistare 300 mila mascherine chirurgiche da un’azienda (a lui molto vicina) per il doppio del prezzo di mercato, cioè 2,5 dollari. Più tardi si è scoperto che i due manager di questa ditta facevano entrambi parte del consiglio di amministrazione di una società dello stesso Zelaya. Lo scandalo mascherine ha aperto la strada degli investigatori a tutti gli appalti irregolari indetti dal Ministero della Sanità durante i mesi più cubi della pandemia di Covid-19. Così si è scoperto che anche un contratto per l’acquisto di 100 mila mascherine era stato aggiudicato (con prezzi gonfiati) da una società di proprietà di Jorge Aguilar, responsabile del Fondo Ambiental (organo statale che si occupa della salvaguardia dell’ambiente). Giorno dopo giorno la stampa ha messo così alla berlina il Governo del Presidente Bukele a causa degli scandali di corruzione che hanno investito lui e i suoi ministri.
Proprio per questo, ipotizza Insight Crime, Bukele ha stretto i rapporti con la MaraSalvatrucha, principale organizzazione criminale salvadoregna che controlla il traffico di droga e di armi in tutto il territorio nazionale. Secondo i documenti pubblicati in esclusiva dalla rivista El Faro, il Presidente avrebbe proposto un qui pro quo ai capi delle maras: un miglioramento della qualità di vita dei detenuti in cambio di una diminuzione degli omicidi nel Paese. In questo patto sarebbe stata anche inserita una clausola per aiutare Bukele alle prossime elezioni politiche, che diventano di giorno in giorno più incerte. Difatti, le intercettazioni ambientali, realizzate in carcere negli ultimi mesi, hanno documentato che i capibastone della Mara Salvatrucha hanno invitato i propri adepti a “proseguire con la calma” in attesa di vedere quale sarà la contropartita che offrirà il governo. I documenti ufficiali dei servizi di intelligence, a cui ha avuto accesso El Faro, evidenziano che l’ottenimento di questi benefici da parte del MS - 13 dipenderà dal risultato delle elezioni legislative della primavera 2021. Un appuntamento che Bukele, per non vedere in presa diretta il tracollo del proprio impero, non potrà di certo lasciarsi scappare.

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