di Jorge Figueredo*
"Lo Stato paraguaiano è responsabile della mancata protezione e dell'impunità del crimine"
La risoluzione internazionale favorisce tutto il giornalismo del Paraguay
Questa settimana, quasi 30 anni dopo l'assassinio del giornalista Santiago Leguizamón (ucciso il 26 Aprile 1991) ad opera di sicari della mafia di confine, tra Pedro Juan Caballero, Amambay e Punta Pora, Brasile, la Commissione Interamericana per i Diritti umani, (CIDH), ha emesso una sentenza storica, ritenendo responsabile lo Stato paraguaiano per l'impunità del crimine e per non aver garantito la dovuta protezione.
Secondo quanto pubblicato dal quotidiano Última Hora di Asunción: "Questa settimana, la Commissione Interamericana per i Diritti umani ha emesso una risoluzione stabilendo che lo Stato paraguaiano è responsabile di numerose violazioni degli articoli della Convenzione Americana per i Diritti umani, Pacto di San José, Costa Rica, riguardo l'omicidio del giornalista Santiago Leguizamón, e del fatto che il caso sia rimasto impunito”.
Nel concreto, la CIDH ritiene che sono stati violati gli articoli 4 (diritto alla vita), 5 (divieto di tortura e maltrattamenti), 13 (diritto alla libertà di espressione), 8 (diritto alla giustizia), e 25 (tutela giudiziaria), in relazione all'articolo 1.1 della Convenzione, a danno del giornalista e della sua famiglia.
"Nella sua relazione, l'organismo internazionale raccomanda allo Stato paraguaiano di rispettare i seguenti punti: avviare un'indagine completa sull'omicidio; stabilire una cooperazione con lo Stato del Brasile affinché il Paraguay investighi e punisca o, nel caso, che il Paraguay collabori con il Brasile affinché venga avviata un’indagine; adottare misure per ridurre l'esposizione ai rischi di giornalisti e operatori dei media che si trovano in situazione di particolare rischio; rafforzare la capacità istituzionale di combattere il modello di impunità in caso di minacce e morte di giornalisti; rimediare totalmente alle violazioni dei diritti umani dichiarate nella relazione; progettare programmi di formazione e di abilitazione che includano gli standard e i criteri riguardanti le indagini sui crimini contro i giornalisti”.
La Coordinatrice ha ricordato inoltre che il caso Leguizamón "è rimasto impunito, come la maggior parte degli altri 18 omicidi di giornalisti avvenuti da allora”.
Il Segretario Esecutivo della Codehupy, Oscar Ayala Amarilla, ha commentato che questa situazione "dimostra il potere vigente delle mafie e la sottomissione dello Stato di fronte a questo potere, specialmente nelle zone di confine, dove la giustizia è un bene scarso, minato dalla violenza e dalla corruzione”.
Antimafia Dos Mil si è messa in contatto con lo scrittore e giornalista di Última Hora Andrés Colmán Gutiérrez, amico personale di Santiago e della sua famiglia, per conoscere la sua opinione sulla sentenza del CIDH. Colmán ha affermato che la decisione della CIDH "compensa un debito storico, dove l'impunità e la corruzione delle autorità politiche e giudiziarie nazionali sono state una costante, salvo rispettabili eccezioni. Santiago Leguizamón è stata la prima vittima della mafia e della narco politica dopo la dittatura e il fatto che la giustizia paraguaiana non abbia mai indagato seriamente sul suo omicidio è veramente molto grave”.
Andrés Colmán ha aggiunto che il giornalista Leguizamón aveva pubblicato articoli sulla ‘triangolazione della soia’ e altre attività illecite che vedevano coinvolto il boss della mafia, Fahd Jamil Georges (in foto), secondo le dichiarazioni effettuate davanti la giustizia brasiliana dei killer, José Araulho, noto come "Tiro Certo", José Aparecido de Lima e Bras Vaz de Moura, tutti brasiliani, che hanno ammesso di aver assassinato Santiago per ordine di Daniel Alvares Georges, figlio di Fahd Jamil, e di suo cugino Luis Enrique Georges.
Si è appreso inoltre che entrambi erano stati ingaggiati per uccidere Santiago nel giorno del giornalista in Paraguay, un omaggio al padrino Fahd Jamil. L’ex presidente della Repubblica, Generale Andrés Rodríguez, era un compagno e amico di Fahd Jamil ed essendo egli stesso coinvolto nell’omicidio, il suo governo e tanto meno la giustizia paraguaiana non indagarono mai seriamente sull’assassinio di Santiago.
Quando la giustizia brasiliana ha chiesto alla sua controparte paraguaiana la sua collaborazione per far luce sull’orrendo crimine, dopo l’arresto degli autori materiali, le autorità paraguaiane non hanno mai risposto, fornendo sempre ogni sorta di scuse per non inoltrare la documentazione e il fascicolo aperto al riguardo in Paraguay. Una delle scuse adottate è stata di non avere un traduttore.
Colmán afferma che la vedova di Santiago gli aveva detto che una delle cause dell’omicidio ad opera della mafia del narcotraffico era che suo marito era in possesso di una importante fotografia, oggi scomparsa, dove appaiono insieme l'ex presidente della repubblica Andrés Rodríguez, Fahd Jamil e il capo mafioso colombiano Pablo Escobar. Settimane prima dell’assassinio Santiago aveva detto che pensava di pubblicarla sulla stampa estera.
A dimostrazione del probabile coinvolgimento di Andrés Rodríguez nell'assassinio del giornalista, aggiunge ancora Andrés Colmán, poco tempo dopo la sua morte, il personale di un distaccamento militare partì da Asuncion, su ordine di Rodríguez, apparemtemente per garantire la sicurezza della popolazione di Pedro Juan Caballero. Tuttavia, i familiari di Santiago presumono che in realtà siano andati a cercare e far sparire prove che potessero coinvolgere il potere politico nell'assassinio di Santiago. Si presume che tra queste prove abbiano fatto sparire la suddetta fotografia, citata anche nel fascicolo aperto in Paraguay.
Andrés Colman ha aggiunto anche: "Questa sentenza della CIDH è molto importante. Anno dopo anno abbiamo organizzato manifestazioni, marce, denunce e incontri anche con i governi di turno e con i membri della Corte Suprema di Giustizia esigendo verità e giustizia per l'assassinio di Santiago, ma la giustizia paraguaiana non ha mai fatto niente per far luce sul crimine. È vergognoso per il nostro paese che debba arrivare una sentenza da fuori per dire allo Stato paraguaiano cosa deve fare. Ma il caso di Santiago è solo uno dei più noti. Ci sono oltre cento leader campesinos e 17 giornalisti uccisi dopo l'89. Viviamo in una democrazia imperfetta e corrotta, con una dirigenza completamente corrotta, una democrazia di facciata, ancora oggi totalmente condizionata dalle mafie e dal crimine organizzato”.
Cosa possiamo fare per cambiare questa realtà? "Abbiamo bisogno di un'educazione cittadina, civica, di un risveglio di coscienza. Cercando di creare organizzazioni politiche nuove, impegnate nella lotta contro il crimine organizzato e le mafie” ha detto ancora Colman.
Riguardo la sentenza della CIDH, Antimafia Dos Mil ha parlato telefonicamente anche con Dante Leguizamón, figlio di Santiago Leguizamón, avvocato specializzato in Diritti umani, impegnato nella difesa della libertà di espressione e dei diritti umani dei giornalisti, oltre ad essere membro del Comitato Nazionale di Prevenzione della Tortura (MNP).
Dante Leguizamón si è così espresso: "Per me e per tutta la famiglia che lo Stato paraguaiano sia ritenuto responsabile di non aver protetto la vita di Santiago e di non aver fatto giustizia è un barlume di giustizia. Non si parla solo dell'impunità attorno al caso di Santiago ma anche di tutti i giornalisti uccisi dalla mafia. È necessario che vengano adottate delle misure per proteggere i giornalisti. Il rapporto della CIDH è molto soddisfacente. Il caso fu aperto nel 2007, e nel 2016 abbiamo presentato la documentazione richiedendo che la causa fosse sottoposta alla Commissione Interamericana. È una sentenza storica per tutto il giornalismo del Paraguay, poiché è il primo caso di un giornalista assassinato dalla mafia per cui, un organismo internazionale come la CIDH condanna lo Stato del Paraguay a stabilire delle misure concrete non solo in relazione al caso di Santiago Leguizamón ma anche per tutti i giornalisti assassinati dal crimine organizzato. Spero che a partire da questa sentenza di un organismo internazionale la nostra famiglia possa sedersi insieme ai sindacati dei giornalisti, e ai rappresentanti del Governo per atturare politiche pubbliche a tutela del lavoro dei giornalisti. Ma non ho molte speranze al riguardo poiché lo Stato non ha avuto il coraggio né la volontà di farlo”.
Va ricordato che sia Santiago Leguizamón che il giornalista Pablo Medina furono assassinati mentre indagavano sui possibili legami del narcotraffico con esponenti politici del Dipartimento di Canindeyú e Amambay, con ramificazioni persino all’interno del Palazzo dei López.
Non possiamo dimenticare che all'epoca il capo mafioso Fahd Jamil, il primo sospettato come presunto mandante dell'assassinio di Leguizamón, ha riconosciuto pubblicamente di essere amico dell'ex dittatore Alfredo Stroessner e di conoscere l'ex presidente della Repubblica Horacio Cartes, con il quale era in affari tramite la Banca Amambay (proprietà di Cartes).
Lo Stato dovrebbe porre rimedio all'impunità che la famiglia del giornalista Santiago Leguizamón ha dovuto soffrire. Lo Stato dovrebbe aprire un’indagine e far luce, non solo sulla morte dei tanti giornalisti uccisi per ordine della mafia, ma anche di contadini e attivisti sociali. Allo stesso tempo bisogna garantire la protezione di centinaia di cittadini che costantemente, a causa del loro mestiere o del loro impegno sociale contro la corruzione e la mafia, vedono le loro vite minacciate dal crimine organizzato e dalle associazioni criminali.
Solo così si potrà dare una risposta in Paraguay a decenni di ingiustizia, arbitrietà, collusione, complicità e persino trattative tra il crimine organizzato e settori corrotti delle istituzioni che hanno permesso alla mafia di continuare ad uccidere tanti uomini giusti.
* Asunción, Paraguay - 30 agosto 2020
Foto di copertina: www.adnparaguayo.com
Foto interna: www.ultimahora.com