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di Srdan Kosović
La giornalista maltese uccisa tre anni fa lavorava ad un’inchiesta sui legami tra il presidente del Montenegro, l’ex premier maltese e l’élite al potere in Azerbaijan. Lo rivela il figlio Matthew in questa intervista del quotidiano Vijesti

(Originariamente pubblicato dal quotidiano Vijesti, il 9 agosto 2020)

In questa intervista rilasciata al quotidiano montenegrino Vijesti, Matthew Caruana Galizia, figlio della giornalista maltese Daphne Caruana Galizia assassinata tre anni fa, rivela alcuni dettagli dell’inchiesta sul caso Možura, condotta da sua madre, che si era focalizzata soprattutto sui legami tra l’attuale presidente del Montenegro Milo Đukanović, l’ormai ex premier maltese Joseph Muscat e l’élite al potere in Azerbaijan.
Dopo la tragica morte della madre, Matthew, anch’egli giornalista, si è impegnato a portare avanti le sue inchieste. Insieme al padre e ai fratelli, ha fondato The Daphne Caruana Galizia Foundation allo scopo di rafforzare lo stato di diritto a Malta.

Il processo per l’omicidio di sua madre è ancora in corso. Secondo lei, tutte le persone coinvolte nella morte di sua madre si trovano sul banco degli imputati oppure c’è qualcuno che sta ancora sfuggendo alla giustizia?
Credo che ormai nessuno – né della procura né della polizia, né del governo né dell’opposizione [maltese], né della Commissione europea e nemmeno dei governi di altri paesi – dubiti che ci siano ancora delle persone che stanno sfuggendo alla giustizia. C’è però chi preferirebbe ignorare questa evidenza e spostare il focus della vicenda su altri argomenti e chi, invece, sta lottando per ottenere piena verità e giustizia.

Sua madre ha mai parlato del progetto Možura e della corruzione ad esso legata, o di un possibile coinvolgimento di alcuni politici montenegrini negli affari su cui stava indagando? Ha mai menzionato qualcuno del Montenegro?
Sì, mia madre stava indagando sugli affari dei funzionari maltesi in Montenegro, in particolare sulle attività di Konrad Mizzi, Joseph Muscat e Tiziano Mousu, poi sull’azienda Vitals Global Healthcare e Ram Tumuluri, nonché sugli affari della SOCAR [compagnia statale petrolifera azera] in Montenegro.
Il personaggio chiave su cui stava indagando era Milo Đukanović, all’epoca primo ministro del Montenegro. Stava indagando sui rapporti tra Đukanović, Muscat e l’élite al potere in Azerbaijan. Il legame tra i funzionari azeri, quelli montenegrini (compreso Đukanović), quelli maltesi (compresi Mizzi, Schembri e Muscat) e i rappresentanti dell’azienda Shanghai Electric (controllata dal governo cinese) ha subito suscitato sospetti.

Ci sono degli indizi di eventuali transazioni sospette legate a questi affari che potrebbero vedere coinvolte alcune persone, aziende e banche del Montenegro? I funzionari montenegrini che hanno preso parte al processo decisionale relativo al progetto Možura erano coinvolti in pratiche corruttive?
Sì, l’Universal Capital Bank [con sede a Podgorica] è coinvolta. Yorgen Fenech riceveva pagamenti sul suo conto presso la Noor Bank di Dubai dalla società Mayor Trans Ltd. registrata alle Seychelles, dietro cui c’è un uomo dell’Azerbaijan. Questi pagamenti venivano effettuati da un conto aperto presso la banca lettone ABLV, successivamente chiusa per sospetto di riciclaggio di denaro. La società Mayor Trans Ltd. ha un conto anche presso l’Universal Capital Bank. Per cosa veniva utilizzato questo conto e chi lo gestiva? La possibilità che il conto presso l’Universal Capital Bank fosse stato utilizzato come un fondo nero per la corruzione in Europa dovrebbe attirare l’attenzione del ministero delle Finanze statunitense e dell’Autorità bancaria europea.

Quali sono le più recenti rivelazioni sul caso Možura che potrebbero essere rilevanti per i cittadini del Montenegro?
Lo scandalo Možura è l’esempio di una rete criminale organizzata, costituita da alcuni funzionari e uomini d’affari corrotti provenienti da Malta, Azerbaijan, Cina e Montenegro, che rubavano i soldi davanti ai nostri occhi. Tuttavia, questo progetto sembra di poco conto rispetto ad alcuni affari di privatizzazione più grandi, multimiliardari, affidati [ad alcune aziende] attraverso un processo intriso di corruzione, nel settore sanitario e in quello della sicurezza. L’azienda Vitals Global Healthcare ha corrotto alcuni funzionari maltesi, usando lo stato per fare ingresso in Montenegro, Albania e Macedonia del Nord. L’azienda SOCAR sta facendo la stessa cosa in Montenegro, dopo aver commesso una grande truffa a Malta con il progetto Electrogas.

Come commenta il fatto che il parlamento montenegrino ha respinto la proposta di istituire una commissione d’inchiesta sul caso Možura?
I membri del parlamento che hanno votato contro questa proposta non stanno facendo alcun favore a se stessi. Col tempo il [loro] potere e l’influenza diminuiranno, e di conseguenza anche la loro capacità di insabbiare certi reati. Quando le istituzioni statali vengono usate per commettere e insabbiare reati, la fiducia in esse è compromessa, forse irrimediabilmente. Anche nelle democrazie forti si verificano casi di corruzione ad alto livello. La differenza è che questi paesi affrontano la corruzione e ne escono più forti.

Le pressioni esercitate dall’Unione europea e dalla comunità internazionale hanno fatto sì che l’indagine per l’omicidio di sua madre venisse portata avanti con un certo successo. Pensa che simili pressioni potrebbero dare qualche risultato anche in Montenegro?
Per uno stato che poggia su un debole sistema di separazione dei poteri e su una cultura clientelare, e che si è dimostrato tollerante nei confronti della corruzione, usata in modo strategico da parte di alcuni governi, come quello azero e cinese, l’ingresso nell’UE e soprattutto l’accesso ai finanziamenti e prestiti che esso comporta potrebbe essere rischioso. Il messaggio della Commissione europea deve essere chiaro: il processo di adesione non implica solo controlli, ma anche riforme culturali, politiche e legislative. I cittadini del Montenegro devono fare la stessa richiesta ai loro leader. Alla fine, la corruzione ci ruba la libertà e, nella peggiore delle ipotesi, anche la vita, come è successo a mia madre.

Pensa che Yorgen Fenech continuerà a rivelare dettagli sui retroscena dell’omicidio di sua madre? Secondo lei, Fenech sa chi in Montenegro era coinvolto in pratiche corruttive e chi ne ha tratto guadagno?
Sono sicuro che Fenech sa chi altro era coinvolto in questi affari illegali. Ma cosa accadrebbe se Fenech o un altro testimone morisse domani? È quasi successo ad un intermediario nell’omicidio di mia madre, Melvin Theuma [avrebbe contattato per conto del mandante i tre esecutori materiali dell’omicidio, ndr], che ha tentato il suicidio qualche settimana fa. Le nostre autorità devono essere competenti e proattive per riuscire a seguire i flussi di denaro e portare avanti il processo senza l’aiuto dei criminali.


Cronologia del caso Možura

2007-2009

L’azienda spagnola Fersa Energias Renovables ha condotto un’analisi, commissionata dal governo montenegrino, per valutare la forza eolica a Možura, nei pressi di Ulcinj. In questo periodo, gli esponenti dell’azienda spagnola e alcune persone ad essa legate hanno fondato due aziende con sede in Montenegro, BWP Montenegro e BWP Company, e in un secondo momento altre due aziende, Blue Capital e BWP Development.

9 novembre 2007

Fersa Energias Renovables e BWP Montenegro hanno sottoscritto un contratto a Barcellona, con il quale BWP Montenegro si è impegnata a fare da intermediario tra il governo montenegrino e l’azienda Fersa, in modo da consentire a quest’ultima di aggiudicarsi un contratto per la realizzazione di un parco eolico a Možura. A Barcellona BWP Montenegro era rappresentata da Vladimir Popović e Carles Collu Palou.

13 marzo 2008

L’azienda Fersa Energias Renovables ha pagato a BWP Montenegro una parte della somma dovuta per l’attività di intermediazione.

22 luglio 2008

Fersa Energias Renovables ha fondato l’azienda Fersa Montenegro.

gennaio 2010

Il governo montenegrino, sulla base dell’analisi condotta da Fersa, ha indetto una gara d’appalto per la costruzione di un parco eolico a Možura.

5 luglio 2010

Il ministero dell’Economia montenegrino ha firmato un contratto con un consorzio formato da Fersa e dall’azienda Čelebić con sede a Podgorica per la realizzazione di impianti eolici a Možura, per un importo complessivo di 65 milioni di euro. Con questo contratto, lo stato si è impegnato ad acquistare, nei 12 anni successivi alla messa in funzione del parco eolico, tutta l’energia prodotta dagli impianti eolici al prezzo di 96 euro per MWh. La produzione annua è stata stimata in 100.000 MWh. Quindi, Fersa e Čelebić avrebbero ricevuto 9,6 milioni di euro all’anno, ovvero 115 milioni di euro per l’intero periodo fissato nel contratto.

20 dicembre 2010

L’azienda Fersa Montenegro ha cambiato nome, diventando Možura Wind Park.

5 ottobre 2012

Vladimir Popović e Carles Collu Palou hanno sporto denuncia contro le aziende Fersa e BWP Montenegro, accusandole di non aver pagato il resto della somma pattuita a titolo di provvigione per l’attività di intermediazione. Il processo è ancora in corso.

15 dicembre 2014

Il ministero dello Sviluppo sostenibile e del Turismo ha rilasciato il permesso per i lavori di realizzazione di impianti eolici a Možura.

febbraio 2015

La società offshore Cifidex Ltd. registrata alle Seychelles ha acquistato la quota del capitale di Možura Wind Park in mano all’azienda Čelebić per 650mila euro e la quota detenuta dall’azienda Fersa per 2,9 milioni di euro, diventando così l’unico proprietario dell’impresa esecutrice dell’impianto. Nei nove mesi successivi all’acquisto di Možura Wind Park, il nuovo proprietario ha più volte provveduto alla ricapitalizzazione dell’azienda, per un importo complessivo di 2,2 milioni di euro. Secondo una recente inchiesta pubblicata da Reuters, la società Cifidex Ltd. è stata fondata da Turab Musayev, uno dei direttori della compagnia petrolifera azera SOCAR.

dicembre 2015

La compagnia elettrica maltese Enemalta, di cui lo stato è proprietario di maggioranza, ha acquistato Možura Wind Park dalla società Cifidex per 3,5 milioni di euro. Dopo l’avvio delle indagini per l’omicidio della giornalista Daphne Caruana Galizia, Enemalta ha rivelato di non aver pagato 3,5 milioni di euro, bensì 10,5 milioni di euro per l’acquisto di Možura Wind Park. Dalle indagini è inoltre emerso che Cifidex Ltd. aveva acquistato Možura Wind Park da Fersa e Čelebić con i soldi presi in prestito dalla società 17 Black con sede a Dubai di proprietà di Yorgen Fenech, uno dei principali sospettati per l’omicidio della giornalista maltese. Dopo aver venduto Možura Wind Park alla compagnia Enemalta, l’azienda Cifidex ha restituito la somma ottenuta in prestito (3 milioni di euro) alla società 17 Black, pagandole altri 4,6 milioni di euro a titolo di “quota di profitto”.

18 maggio 2016

Il premier montenegrino Milo Đukanović si è recato in visita a Malta, dove ha parlato con il suo omologo maltese Joseph Muscat del progetto Možura. Prima di questo incontro, Muscat è stato in visita in Montenegro dall’11 al 13 gennaio 2016.

ottobre 2016

La società Malta Montenegro Wind Power JV Ltd. ha acquistato il 90% del capitale di Možura Wind Park, diventandone così azionista di maggioranza, mentre la compagnia Enemalta ha mantenuto il restante 10% del capitale sociale. Malta Montenegro Wind Power JV Ltd. è controllata da tre aziende: International Renewable Energy Development Ltd. con sede a Malta, ma di proprietà cinese (che detiene il 70% del capitale sociale), Vestigo Clean Energy I Ltd. registrata nell’isola di Guernsey (il 20% del capitale) ed Envision Energy International Ltd. con sede a Hong Kong (il 10% del capitale).

17 ottobre 2017

La giornalista maltese Daphne Caruana Galizia è stata uccisa da un’autobomba. Stava indagando su alcune transazioni sospette legate a Enemalta, Cifidex Ltd. e 17 Black. Dopo la morte della giornalista, le sue inchieste sono state portate avanti da un gruppo di giornalisti investigativi e dai membri della sua famiglia. L’Unione europea sta facendo pressione sulle autorità maltesi affinché garantiscano indagini adeguate sull’accaduto. L’indagine condotta dalla procura maltese suggerisce un possibile coinvolgimento di alcuni uomini d’affari ed esponenti del governo maltese in sospette pratiche corruttive legate agli affari di Enemalta in Montenegro.

19 ottobre 2017

La procura speciale del Montenegro ha aperto un fascicolo sul caso Možura, sulla base delle informazioni contenute nella denuncia sporta da Popović e Pallou contro l’azienda Fersa. Agli inizi di luglio 2020, all’interrogazione presentata da un deputato eletto nelle fila del partito DEMOS, la procura ha risposto di aver ottenuto dal ministero dell’Economia la documentazione relativa al progetto Možura solo alla fine del 2019. Le indagini sul caso Možura sono ancora in corso.

18 novembre 2018

Il parco eolico di Možura è stato ufficialmente inaugurato e messo in funzione. È stato reso noto che la realizzazione del parco è costata 90 milioni di euro, una cifra di ben 25 milioni superiore a quella inizialmente annunciata. La principale impresa esecutrice era Shangai Electric Power Engineering con sede a Podgorica, di proprietà della società SEP Engineering registrata a Malta, ubicata allo stesso indirizzo della società Malta Montenegro Wind Power LV Ltd. La maggior parte dei lavori affidati in subappalto è stata eseguita dall’azienda Bemax.

gennaio 2020

Il primo ministro maltese Joseph Muscat ha rassegnato le dimissioni (provocando la caduta del governo) a causa di alcuni scandali di corruzione, compreso quello legato agli affari di Enemalta in Montenegro, ma anche a causa della pressione dell’opinione pubblica per risolvere l’omicidio di Daphne Caruana Galizia che stava indagando su quegli affari.

giugno 2020

Reuters ha scritto che le tracce del flusso di denaro portano in Montenegro, sostenendo che l’uomo d’affari Yorgen Fenech, accusato di essere il mandante dell’omicidio della giornalista Daphne Caruana Galizia, è coinvolto nell’acquisto del parco eolico di Možura nei pressi di Ulcinj.

Fonte: BalcaniCaucaso

Tratto da: articolo21.org

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