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di M. Cecilia Bartholin e Claudio Rojas
Cile. Mentre c'è una calma apparente, e le organizzazioni si preparano per le tante attività e mobilitazioni già annunciate per il mese di Marzo, sull'altro versante si preparano a reprimere con squadre ancora meglio equipaggiate e, inoltre, gruppi fascisti di estrema destra urlano ogni tipo di minacce con la protezione dello Stato e delle forze repressive; tutto ciò è un'anticipazione di quello che verrà, e si acutizzano le minacce ai dirigenti di "Unidad social".
Sono diverse le persone colpite, tra le quali la presidente della Central Unitaria de Trabajadores (CUT), Bárbara Figueroa, il presidente del Colegio de Profesores, Mario Aguilar, la professoressa dell’Universidad de Chile, Faride Zerán, Rodrigo Mundaca del Movimiento por la Defensa del Agua, la Tierra y el Medio Ambiente (MODATIMA). Ma senza alcun dubbio, quello di cui vogliamo parlare per la sua gravità, è il caso del dirigente Esteban Silva Quadra, per la vicinanza e la conoscenza che abbiamo di questo caso; e poter illustrare brevemente come agiscono questi gruppi, dall'impunità offerta da un governo di carattere fascista come è quello l'attuale.
Oggi l'istituzione dei Carabinieros non svolge la sua funzione che è quella di proteggere la cittadinanza. I Carabinieros hanno cominciato ad essere il braccio armato dell’esecutivo e di una élite che vuole criminalizzare e perseguitare coloro che pensano e vogliono un paese diverso e più giusto.
Non si può tacere quando assistiamo ad una violazione sistematica dei diritti umani, come affermano diverse organizzazioni internazionali, riguardo quanto sta accadendo oggi in Cile.
Consideriamo questa persecuzione contro i dirigenti sociali particolarmente grave, e lo è ancora di più dopo che la Corte Suprema ha escluso che le persecuzioni dei Carabinieros contro dirigenti sociali, sindacali e studenteschi, violano i diritti umani. Abbiamo ritenuto opportuno parlare con Esteban Silva Cuadra, Presidente della Fundación Constituyente XXI, Membro della Piattaforma Cile migliore senza TLC, Sociologo, Membro di Unidad Social e commentatore della Hispan TV, RT in spagnolo e Telesur.
- Parlaci della persecuzione in atto contro i dirigenti sociali che, come abbiamo già detto, nel tuo caso, consideriamo particolarmente grave. Ciò significa che siamo totalmente indifesi, ed è inaccettabile e vogliamo denunciarlo ai quattro venti. Raccontaci un po' cosa ti è successo.
"Claudio, ti ringrazio per la possibilità che mi dai di condividere la situazione che stiamo vivendo. Una situazione di persecuzione e di repressione che nel mio caso colpisce me e la mia famiglia, ma che credo si inserisca purtroppo in un contesto di repressione, di pedinamenti e di persecuzione nei confronti di diversi dirigenti, anche dell’Unidad Social..., come di dominio pubblico. Diversi dirigenti sindacali, di comitati comunali, sono stati, o sono ancora, oggetto di persecuzione e di repressione da parte – io ne sono convinto - di agenti dello Stato - ed è estremamente grave che riferiscano che in Cile stiamo vivendo una situazione che riguarda i diritti umani individuali e collettivi della popolazione. Una repressione celata contro i dirigenti sociali coinvolti nelle mobilitazioni degli ultimi tre mesi.
Nel mio caso, per rispondere direttamente alla domanda, già da 3 mesi ci sono auto fuori da casa mia, sono stato inseguito per diverse ore, abbiamo addirittura fotografato le targhe e le macchine. Siamo andati al registro delle targhe, che è pubblico, e alcune erano presenti più volte, in giorni diversi e a diverse ore fuori da casa mia. Numeri di targa che non appartenevano ad alcun proprietario, targhe sconosciute... Un dettaglio curioso e certamente grave”.
"Ma siamo anche stati oggetto di molte minacce, con diversi mezzi. Mi riferisco ai social, twitter, instagram, facebook, ma anche tramite posta elettronica. Minacce di morte. Ogni tipo di minacce contro di me e la mia famiglia, perché ci siamo mobilitati, perché facciamo parte di Unidad Social. A tutto ciò si aggiunge che il 18 dicembre (questo fatto si è ripetuto le ultime due settimane di ottobre, tutti i mesi di novembre e dicembre dell'anno scorso), hanno perquisito la mia casa. Sono arrivato a casa nel pomeriggio (meno male che non c'era nessuno). La porta d'ingresso, il cancello e anche la porta d'entrata erano stati forzati... Sono entrati in casa, l’hanno perquisita completamente, cioè le nostre stanze, quella di mio figlio, la mia camera da letto, tutto, hanno messo tutto in disordine, facendo in modo da far pensare a dei delinquenti comuni, ladri abituali; hanno lasciato cose di più valore di quello che si sono portati via. Non hanno preso niente, hanno lasciato tutto per terra e sul nostro letto. Nel mio caso si sono portati via solo un notebook, un computer portatile e un cellulare”.
"Sono andato a sporgere denuncia al commissariato a due isolati da casa mia a piedi, alle 21:10 ero in commissariato e ho chiesto di parlare con l'ufficiale responsabile. Mi hanno preso i dati, l’indirizzo e mi hanno detto che andavano a verificare immediatamente, per seguire la procedura di rigore. Per loro si trattava di un eventuale furto, ma ovviamente per me si trattava di una situazione più complessa che vede coinvolte persone che hanno impiegato molte risorse per controllarmi e perseguitarmi. Mi hanno inviato le foto di persone che mi seguono, nelle manifestazioni ed in alcune attività pubbliche a cui ho partecipato”.
"Ho chiesto loro di venire, dato che è una procedura normale per qualunque cittadino che ha visto forzato il proprio domicilio... E che non si era trattato realmente di furto. Ma non sono venuti. Erano le 21:10 di sera, dopo 3 ore... a mezzanotte i Carabinieros non erano venuti. Io non ho voluto spostare niente in attesa della procedura della polizia che si presume dovrebbe corrispondere. Non è arrivato nessuno, a mezzanotte sono tornato allo stesso commissariato per fare la denuncia. Questo è insolito”.
"Gli ufficiali dei Carabinieros mi hanno risposto che non avevano dei veicoli a disposizione, anche se si trovano a due isolati e potevano venire a piedi. Bene, alla fine ho fatto la denuncia, senza che venisse nessuno della polizia...”.
"Ho raccontato ai funzionari dei Carabinieros, quel 18 de dicembre del 2019, che abbiamo esposto alla commissione cilena per i diritti umani guidata dal suo presidente, l'avvocato Carlos Margotto, che aveva fatto una denuncia in mia difesa alla giustizia cilena, per minacce, persecuzione, eventuali intercettazioni telefoniche, sia del cellulare che del telefono fisso, e vi erano elementi sufficienti per approvare la procedura affinché la denuncia facesse il suo corso. La denuncia è contro chi sia ritenuto responsabile, politici, in questo caso il Presidente della Repubblica, Sebastián Piñera Echeñique. E la Giustizia ha stabilito che c'erano elementi sufficienti per processare, o almeno iniziare le indagini di questo caso, che sono ancora in corso alla Procura di Centro Norte”.
Di recente, tuttavia, rispetto alla perquisizione a casa mia in circostanze sospette, in evidenti condizioni di violazione dei nostri diritti individuali, miei e della mia famiglia, ho ricevuto una notifica dal procuratore capo della Procura locale di Ñuñoa, Álvaro Pérez Galleguillos. Ha dichiarato "che il furto in un luogo abitato, come è stato verbalizzato, destinato ad abitazione, considerando che non ci sono precedenti, non è possibile proseguire le attività che consentano di accertare il reato e di identificare i responsabili, quindi, sto leggendo testualmente, si è dovuto archiviare provvisoriamente questa denuncia". La data è del 16 gennaio 2020 e mi è arrivata dopo alcuni giorni. Questo indipendentemente dalle indagini in corso a mio favore della Procura Centro Nord sui responsabili politici dello Stato".
Per tutto quanto scritto sopra e per la forte crisi delle istituzioni, il paese mobilitato esige una Assemblea Costituente originale, plurinazionale, paritaria. Quando l'apparato statale è in crisi, come succede oggi in Cile, il potere Costituente deve tornare alle sue origini ed esse sono il Popolo.

Foto di copertina: www.wekenrojo.com

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