Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

di Jorge Figueredo
Denunciava le attività dei gruppi criminali della frontiera paraguaiana

Lourenzo "Leo" Veras è il diciannovesimo giornalista assassinato in Paraguay dall’istaurazione della democrazia, dopo la caduta del generale Alfredo Stroessner nel 1989.
Il pm Marcos Amarilla ha dichiarato ai microfoni di ABC TV che "l'arma usata dai criminali sarebbe una 9 mm. Secondo quanto affermato dalla vedova suo marito Leo Veras era molto nervoso, distratto, ansioso, turbato. Durante una conversazione il giornalista Veras, salutando la moglie, disse di essere forte e di andare avanti nella vita".
Leo Veras era uno dei più importanti giornalisti contro il crimine organizzato della frontiera tra Brasile e Paraguay. 8 anni fa era stato collaboratore del giornale ABC Color di Asuncion, e aveva lavorato a lungo insieme al giornalista Candido Figueredo, corrispondente di ABC Color a Pedro Juan Caballero, ricevendo anche minacce di morte.
Negli ultimi tempi, attraverso la pagina web da lui diretta, Veras denunciava il crimine organizzato della zona, le attività illecite delle diverse fazioni criminali in lotta lungo la frontiera come il PCC, il Comando Vermelho, e i gruppi paraguaiani in competizione che si contendono il potere economico e territoriale nella Regione. Gruppi criminali dediti al traffico di cocaina e di armi.
In una dichiarazione registrata dall'Associazione Brasiliana di Giornalismo - Investigativo, il giornalista Lourenzo "Leo" Veras chiedeva di “non morire di morte violenta", come se avesse presagito la sua morte, per ordine della mafia.
Il Sindacato dei Giornalisti Professionisti della Regione del Gran Dorados (SINJORGRAN) si è così espresso in un comunicato: "questo colpo brutale ha colpito anche tutti i professionisti della comunicazione che operano al confine tra Brasile-Paraguay. Chiediamo di mettere fine all'insicurezza in cui vive chi esercita il giornalismo nella regione”.
"L'assassinio del giornalista ‘Leo’ Veras ha causato grande commozione e costernazione in tutto lo stato di Matto Grosso do Sul. L'Unione di Giornalisti Professionisti di Matto Grosso do Sul (SindjorM) ha espresso in un comunicato il proprio cordoglio per la morte del collega che considera una grave perdita per il giornalismo della zona”.
"Il Sindacato dei Giornalisti del Paraguay pretende dalle autorità di garantire la vita e la sicurezza dei colleghi impegnati nella zona, oltre a chiedere di far luce su questo terribile crimine e di perseguire in modo adeguato i colpevoli, evitando che prevalga nuovamente l'impunità".
Il SPP ha chiesto inoltre alle autorità "di combattere concretamente i gruppi criminali che dominano la frontiera e che sono infiltrati nelle istituzioni statali".
Allo stesso modo, il Foro di Giornalisti Paraguaiani (FOPEP), esige dal Ministero dell'Interno "un'indagine approfondita per identificare gli assassini di Leo Veras e l'immediata protezione dei colleghi della zona contro l'insicurezza regnante e alla mancanza di garanzie per il lavoro di informazione. Uno Stato che non protegge i suoi giornalisti, è uno Stato fallito".
Dalla caduta della dittatura del Generale Alfredo Stroessner nel 1989, Lorenzo Veras è il quarto giornalista assassinato dalla mafia a Pedro Juan Caballero, la diciannovesima vittima in Paraguay. Ma le autorità paraguaiane non hanno mai combattuto seriamente la mafia militare che ha causato stragi, soprattutto lungo le zone di confine, attraverso diverse organizzazioni criminali, come il PCC i cui membri detenuti nella prigione di Pedro Juan Caballero sono fuggiti circa un mese fa, si presume attraverso un tunnel. Per questo fatto sono stati processati ed imputati molti membri del personale penitenziario, incluso il direttore. Ma ci sono forti sospetti che più che di una fuga si sia trattato della liberazione dei reclusi più pericolosi del PCC, in cambio di una cospicua somma di denaro.

lourenzo leo veras.itapounoticias.com

Nessun governo dopo il 1989 ha investigato né combattuto contro la narco politica e la mafia dei colletti bianchi; quelli che riciclano il denaro sporco del crimine organizzato, ed utilizzano quelle risorse per accumulare capitali da investire nelle loro "aziende legali" che costituiscono la vera mafia nel paese. Quella mafia connivente con il potere politico ed economico che frequenta il palazzo di López, le attività sociali nell'ambasciata dell'impero del Nord, che si indigna di fronte alle azioni del crimine organizzato ma che ipocritamente se ne serve tuttavia come braccio armato per far tacere i giornalisti scomodi che rappresentano una spina nel fianco. Giornalisti che denunciano i crimini della mafia. Giornalisti come Santiago Leguizamón (1991), Carlos Manuel Artaza (2013), Fausto Gabriel Alcaraz (2014) ed ora Lourenzo "Leo" Veras (2020), a Pedro Juan Caballero, come Salvador Medina (2001) a Capiibary e Pablo Medina (2014) a Villa Ygatimy. Con le loro denunce avevano inflitto un duro colpo, più che all'ala militare del crimine organizzato, "ai politici da salotto", agli imprenditori di frontiera e ai grandi allevatori che oltre ai loro affari legali, vivono di attività mafiose.
Non solo sono conosciuti come narco-politici, ma anche come la "borghesia mafiosa" che si è arricchita durante il Governo di Stroessner, e che ha sostenuto i diversi governi del Partito Colorado che si sono succeduti dopo il colpo di stato, in cambio della gestione del Patrimonio dello Stato come proprietà privata, un affare che ha sempre reso loro milioni di dollari di guadagno, a costo della miseria della maggioranza del popolo paraguaiano.
Esigiamo dal Governo di far luce su questo riprovevole crimine della mafia che attenta contro la libertà di espressione, di pensiero e di opinione. Esigiamo che gli autori materiali e i mandanti vengano puniti e soprattutto che siano adottare delle politiche di Stato atte a debilitare il crimine organizzato e si possa così arrivare un giorno alla loro eliminazione. Altrimenti, se continuiamo a permettere che alti funzionari o operatori pubblici dello Stato siano conniventi o addirittura facciano parte direttamente della mafia, piuttosto che in una vera democrazia, ci troviamo a viverre in un Narco-stato o in uno Stato-mafia.
Dalla Redazione Antimafia Paraguay manifestiamo la nostra indignazione e condanna per questo nuovo assassinio di un giornalista nello svolgimento del proprio dovere di investigare ed informare sulle attività illecite del crimine organizzato nella zona di confine, e che sta condizionando con sempre più intensità il nostro sistema elettorale, democratico, ed economico.
Nonostante siano trascorsi 31 anni dalla caduta di Stroessner, questo assassinio, di matrice mafiosa, del giornalista Lourenzo Veras, è una prova contundente che la struttura di potere costruita dalla dittatura è vigente ancora oggi. È una dimostrazione dei privilegi delle classi dominanti in Paraguay, soprattutto della mafia che si è approfittata della dittatura, abbattendola, per poi fingere in questa (pseudo) democrazia di attuare dei cambiamenti per non cambiare niente in realtà.
Parafrasando un grande difensore dei diritti umani e contro Stroessner, il Professor Resk (il quale definiva "passato ombroso” riferendosi al totalitarismo che incatenò il popolo paraguaiano per decenni), possiamo affermare che la nostra era una dittatura militare sostenuta direttamente dall'impero degli Stati Uniti, e che il nostro presente è molto più buio e tenebroso, poiché siamo governati da una dittatura perfetta, invisibile, viziata e appoggiata dai potenti locali e dai padroni del mondo.
In definitiva, siamo governati dalla dittatura della mafia paraguaiana, sempre ipocrita, codarda ed assassina.

*Foto di Copertina: www.elcomercio.com EFE/STR
*Foto 2: www.itapúnoticias.com

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos