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di Jorge Figueredo
Il 5 Gennaio 2020 commemoriamo l'assassinio avvenuto 19 anni fa, del giovane giornalista Salvador Medina Velazques, ucciso dal sicario Milciades Maylin, condannato nel 2003 a 25 anni di carcere, che attualmente si trova in libertà condizionata, concessa 9 anni prima dell'effettiva scadenza della pena.
Salvador Medina aveva solo 27 anni quando fu vigliaccamente assassinato dalla mafia della narcopolitica e del traffico di legname diffuso nei dipartimenti di San Pedro e di Canindeyú.
Era presidente del Consiglio della Radio Comunitaria Nemity (coltivare) FM. Insegnava la lingua guaranì in una scuola a venti km. da Capiibary e studiava diritto.
Le sue continue denunce contro i narcotrafficanti, contro chi disboscava i boschi di San Pedro e trafficava in legname e contro altre attività illecite, davano fastidio ai delinquenti politici conniventi con il crimine organizzato che negli anni sarebbero conosciuti come facenti parte della narcopolitica mafiosa e che si servirono del sicario Milciades Mailyn per uccidere Salvador.
Nonostante l'autore materiale sia stato condannato, i veri mandanti, i mafiosi che pianificarono la sua morte, non sono potuti essere identificati con certezza, ma ci sono forti sospetti che dietro la sua morte ci siano dei politici appartenenti al Partito Colorado della zona di Capiibary, dipartimento di San Pedro.
Questi politici regionali erano collegati alle più alte autorità politiche del partito Colorado e perfino all'allora Presidente della Repubblica, Luis González Macchi, arrivato al potere dopo il giudizio politico del Presidente Cubas Grau che aveva dato le dimissioni dopo la grave crisi politica scoppiata ad Asunción nel marzo del 1999. Vennero uccisi diversi giovani e i cospiratori del massacro facevano parte del crimine organizzato infiltrato nel partito Colorado e nello Stato.

maylin milciades

Parlando di questo 19° anniversario della morte di Salvador, suo fratello Gaspar Medina ci ha detto: “La vita di Salvador fu falciata quando iniziava a sviluppare la sua propria vita personale e intellettuale. Lo assassinarono.
Quello fu il primo colpo che abbiamo ricevuto come famiglia, il primo avvertimento da parte della mafia per gli articoli sul narcotraffico e su altri affari illeciti che all'epoca Pablo pubblicava sul quotidiano ABC e Salvador commentava nel programma di radio che conducevano alla radio comunitaria Ñemity “Rivivendo lo nuestro”.
Salvador era una persona molto dinamica, allegra, gioviale, disponibile e soprattutto un leader comunitario nato".
Partecipava sempre a tutte le attività comunitarie di Capiibary. Quando si denunciava ad esempio irregolarità nella Municipalità o quando i contadini reclamavano terre, appoggiava sempre le rivendicazioni sociali ed era in prima linea nel sostenere diverse rivendicazioni attraverso la radio e anche alle riunioni con la gente.
Salvador sognava di arrivare alla laurea in Diritto. Quando fu assassinato frequentava il quarto anno all'università nazionale. Era docente di lingua guaranì nella Scuola Potrerito. Lavorava con bambini e giovani. Il sabato insegnava catechesi nella cappella 1 de Marzo, in via 1 de Marzo. Gli piaceva la musica folcloristica paraguaiana ma soprattutto le canzoni rivoluzionarie. Suonava e cantava alcuni brani con la sua chitarra. Gli piaceva soprattutto la melodia “Ha pilincho", il cui testo è un inno della lotta dei poveri contro le ingiustizie.
Nei suoi interventi parlava sempre della giustizia sociale, della lotta contro la corruzione e la mafia. Fu un pioniere nell’essere cosciente che molti politici erano legati al narcotraffico.
Scrisse vari poemi in spagnolo e in guaranì, sulla città di Capiibary, Cerro Dos de Oro, in difesa dell'ecosistema, tutte opere molto critiche sulla realtà che si viveva in quel tempo, quando si incominciava a distruggere in modo massiccio i boschi e a trafficare droga.
Era un giovane che sognava di vivere in un paese veramente democratico, dove fossero rispetatte la libertà di espressione e di pensiero, in cui fossero presenti la giustizia sociale e un vero stato di diritto.

bongiovanni giorgio medina pablo quotidiano

Esortava sempre i giovani a lottare per i loro ideali, a liberarsi dell'ignoranza e dal conformismo. Ad essere rivoluzionari come il Che Guevara e Paulo Freire, cioè promuoveva un'educazione liberatrice.
L’uccisione di Salvador Medina costituì per la mafia il modo più rapido di evitare che lui continuasse a risvegliare la coscienza civica della gente e specialmente della gioventù riguardo temi come corruzione, crimine organizzato, traffico di droga, ecc. Diceva ai giovani di divertirsi in modo sano senza lasciarsi condizionare dall'alcool e dalla droga, e di studiare per diventare i migliori cittadini della loro comunità. Solo così si poteva cambiare il paese.

Il Lascito che ci ha lasciato
“Il più grande lascito che ci ha lasciato Salvador Medina è che bisogna lottare sempre contro l'ingiustizia. Perché lui era un giovane democratico, non era un esaltato di nessun partito né religione.
Bisogna leggere e imparare sempre. Perché l'ignoranza è una catena per i giovani che non permette loro di sviluppare una coscienza critica”.
Salvador Medina era un giovane pioniere che affrontò la narcopolitica che stava iniziando a sviluppare i suoi tentacoli, non solo all’interno dei partiti politici, ma anche nelle istituzioni dello Stato, condizionando la nascente democrazia che si viveva nel paese, e anche l'economia. Piuttosto che una transizione verso la democrazia, vedevamo una narcocrazia diventare Stato - una mafia che negli anni avrebbe messo fine alla vita di vari giornalisti che lottavano contro di lei, come il giornalista Pablo Medina, fratello di Salvador, ucciso il 16 Ottobre 2014.

Foto di copertina: www.abcolor.com.py / Salvador Medina

Foto 2: www.abccolor.com.py / Milciades Maylin, killer che uccise Salvador dinnanzi al Tribunale che gli concedette la libertà condizionata

Foto 3: Antimafia Dos Mil / Pablo Medina insieme al direttore di Antimafia Duemila nel 2005 ad Asunción, Paraguay

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