di Jorge Figueredo* - Video
Il prossimo 16 ottobre 2019 ricorrono cinque anni dall'assassinio del giornalista Pablo Medina e della sua assistente Antonia Almada, per mano dei sicari Wilson Acosta e Flavio Acosta.
I killer spararono raffiche di fucile e di pistola contro l'umanità di Pablo che morì sul colpo. Ferita mortalmente anche Antonia Almada, deceduta per non essere stata soccorsa in tempo. Ruth Almada, sorella di Antonia, che sedeva sul sedile posteriore, riuscì miracolosamente a sopravvivere, il suo corpo era cosparso del sangue di Pablo. Fu lei ad avvertire le autorità ed i suoi famigliari dell'accaduto.
Nell'istante fatale in cui gli assassini puntarono le loro armi contro Pablo, lui li guardò fisso negli occhi e urlò loro le sue ultime parole in lingua guaranì: “Anina Che ra' a, che significa: "No, amico mio!”
Il fatto di sangue avvenne in un caldo pomeriggio, lungo un’isolata e tortuosa strada di campagna, a pochi chilometri della località balneare di Villa Ygatimi. Pablo Medina, la sua assistente Antonia e sua sorella Ruth stavano ritornando da un servizio giornalistico, su un veicolo guidato dal giornalista. Al suo fianco sedeva Antonia Almada e nel sedile posteriore Ruth Almada, l'unica sopravvissuta. Improvvisamente, dal margine della strada, nascosti dietro alcune sterpaglie, apparvero i sicari in uniforme militare che intercettarono il veicolo e fecero un segno a Pablo. Il giornalista fermò immediatamente il mezzo, infatti lui aveva degli amici tra le forze dell’ordine, ed era normale che gli agenti facessero dei controlli lungo i percorsi e strade del dipartimento. I sicari si avvicinano al veicolo e chiesero al giornalista se era Pablo Medina. Immediatamente lui rispose di sì.
Antonia Almada by www.ultimahora.com
L’omicidio del giornalista Pablo Medina scioccò lo Stato e la società paraguaiana. Le sue continue denunce sui legami di diversi politici, in particolare del sindaco Vilmar "Neneco" Acosta, con il narcotraffico ed il loro coinvolgimento in crimini perpetrati nel dipartimento di Canindeyu è stata una delle cause del suo assassinio. Ma esistono indizi e sospetti che il mandante non sia stato solo "Neneco" Acosta, ma anche diversi politici del dipartimento di Canindeyú, che avrebbero avuto parecchi motivi per desiderare la sua morte. Come ad esempio la “Madrina del Norte”, l'attuale deputata Cristina Villalba appartenente al Movimento "Honor Colorado” del Partito Colorado, guidato dall’l'ex presidente Horacio Cartes, alla quale telefonò “Neneco” poche ore dopo la morte di Pablo, come anche il fratello della deputata Cristina, cioè "Cabrito" Villalba, noto per i suoi precedenti come presunto protettore di contrabbando, furto di veicoli, ed altri reati, con un rapporto di collusione con personaggi legati al narcotraffico ed altri crimini. Anche politici e uomini potenti a livello nazionale sarebbero dietro il suo assassinio ma purtroppo questi mafiosi occulti, invisibili, non sono mai stati indagati ne tanto meno vincolati al fatto di sangue.
Arnaldo Cabrera
Era l’autista di Vilmar "Neneco" Acosta e fu condannato nel marzo del 2016 dal Giudice penale Carlos Martínez, con rito abbreviato, a cinque anni di prigione per aver "ommesso" di informare su un atto punibile, avendo costatato che era al corrente del piano di uccidere Pablo Medina. Fu la prima condanna per il caso Medina-Almada. Cabrera sta scontando la sua pena. Da ricordare che Arnaldo Cabrera, imputato dai giudici Sandra Quiñonez (attualmente Procuratore Generale dello Stato) e Lorenzo Lezcano per il reato sopra indicato, è stato assolto definitivamente per quanto riguarda il suo coinvolgimento nel caso Pablo e Antonia. Tale decisione favorevole a Cabrera è maturata dopo la sua collaborazione con il Pubblico ministero per aver rivelato importanti informazioni sulle attività del Clan Acosta.
Da sinistra: Dyrsen Medina, Raúl Blazquez e Jorge Figueredo by antimafiadosmil.com
Vilmar "Neneco" Acosta
È il mandante dell'assassinio di Pablo Medina e di Antonia Almada. Era il sindaco di Ypejhu per il Partido Colorado. Fu condannato a dicembre del 2017 a 29 anni di prigione, più 10 anni come misura preventiva essendo ritenuto colpevole, in qualità di istigatore, dell'assassinio del giornalista. A rappresentare il Pubblico Ministero i giudici Sandra Quiñonez e Vicente Rodríguez. La condanna fu emessa dal Tribunale di Salto del Guaira nelle figure di Ramón Trinidad Zelaya, Rosa Yanine Ríos e Benito Ramón González. Vilmar "Neneco" Acosta si trova recluso nella prigione di Itacumbú, di Asuncion.
La difesa di Acosta è ricorsa in appello, nel tentativo di far annullare la sentenza di primo grado. Tuttavia la Camera di Appello di Salto di Guaira, nel dicembre 2018, ha confermato la condanna a 39 anni di prigione per Vilmar Acosta. A quanto pare questa è la condanna definitiva, poiché non abbiamo informazioni che la difesa abbia fatto ricorso alla Corte Suprema di Giustizia.
Wilson Acosta Márquez
Faceva parte del clan Acosta ed è fratello di Vilmar. Fu uno degli autori materiali dell'assassinio di Pablo ed Antonia. Risulta ancora latitante. Sebbene secondo le ultime informazioni si aggirerebbe lungo la frontiera tra Paraguay e Brasile. C’è addirittura il sospetto che potrebbe trovarsi in territorio paraguaiano, nascosto dentro una comunità indigena, ma non ci sono degli indizi concreti.
Vilmar "Neneco" Acosta © Dardo Ramirez
Julián Núñez
Ex sindaco di Ypejhu, per il Partito Colorado, venne ucciso dal Clan Acosta nel 2014, poco prima dell’omicidio Medina. In base a delle informazioni emerse dopo la morte di Pablo ed Antonia, l'ex sindaco di Ypejhu, "Neneco" aveva chiesto a suo fratello Wilson di fare “pulizia" nella zona, cioè assassinare chiunque costituisse un ostacolo che impedisse di continuare liberamente e impunemente a commettere i loro crimini.
Flavio Acosta Riveros
Nipote di Vilmar "Neneco" Acosta. È uno degli autori materiali dell'omicidio di Pablo ed Antonia. Non fu giudicato in Paraguay essendo in possesso della doppia nazionalità, e la Costituzione brasiliana non permette che i suoi concittadini siano estradati in altri paesi. In base a quanto riferito da alcuni media, nel 2018 la giustizia brasiliana, dopo la produzione di prove testimoniali, raccolte dalle dichiarazioni di diverse persone, tra cui un agente fiscale e dei periti, attraverso la videoconferenza realizzata nella sede della Procura Generale dello Stato, determinò che ci sono elementi sufficienti per il rinvio a giudizio. Flavio Acosta, infatti, dovrebbe essere giudicato da una Giuria Popolare Federale di Curitiba con un giudice tecnico e sette cittadini brasiliani.
Al fine di approfondire la situazione processuale di Flavio Acosta, la redazione di Antimafia Dos Mil Paraguay ha interpellato Manuel Doldan, Direttore degli Affari Esteri del Ministero Pubblico. Abbiamo chiesto informazioni recenti riguardo il processo in Brasile. Doldan ci ha illustrato che la pena massima che rischia Flavio Acosta è di 30 anni, di privazione di reclusione. E ha aggiunto: "Flavio Acosta è detenuto in Brasile da gennaio 2016, quando venne arrestato dai poliziotti della località di Pato Branco, nello Stato di Paraná".
Da sinistra: Wilson Acosta Márquez e Flavio Acosta Riveros by abeccolor.com / ultimahora.com
Ha spiegato che il Tribunale Federale di Paraná pronunciò la sentenza e "decise di portare il caso alla Corte della Giuria Popolare. Il Giudice Federale Gabriela Hardt - che sostituì il Giudice Mora nel caso Lava Jato, analizzò le prove del crimine, ascoltò i testimoni, agenti fiscali e i periti paraguaiani, concludendo che c’erano elementi sufficienti di prova affinché fosse giudicato dalla Corte Popolare. Tuttavia la difesa di Flavio Acosta fece ricorso contro la decisione di Hardt, considerando che il processo è di competenza del Tribunale Regionale di Paraná e non di quello Federale. La Corte d’Appello di Porto Alegre si è pronunciata a favore della difesa confermando che è di competenza del Tribunale Regionale di Curitiba processare Flavio.
Ha concluso dicendo che "questa decisione della Corte di Appello di Porto Alegre è stata impugnata dal Procuratore Generale del Brasile Raquel Dodge presso il Tribunale Supremo Federale che ha la stessa funzione della Corte Suprema di Giustizia del Paraguay che dovrà decidere chi ha la giurisdizione e dove si realizzerà il processo”.
Possiamo concludere che il processo contro Flavio Acosta si trova al momento impantanato presso il Supremo Tribunale Federale e non sappiamo ancora quando sarà processato. Per quanto riguarda Wilson Acosta è ancora latitante.
* Asuncion, Paraguay
Foto di Copertina: www.lombesliscodelmundo.com
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