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di Jean Georges Almendras
Rafael Correa: "La giudiziarizzazione della politica è la tattica della destra"

"La guerra giudiziale o giudiziarizzazione della politica è la tattica della destra e costituisce il metodo usato contro Lula (da Silva), e Cristina (Fernández in Kirchner), nel tentativo di eliminare i leader progressisti quando non è possibile vincere alle urne".
A poche ore dall’essere stata resa pubblica la richiesta di prigione per l’ex presidente dell'Ecuador, Rafael Correa, da parte della giustizia ecuadoriana (contro la quale l'ex presidente ricorrerà in appello), lui personalmente ha reso delle dichiarazioni a diversi mezzi di comunicazione, aggiungendo che "tutto è una farsa, ma non l'ordine di prigione preventiva, bensì l’intera faccenda”.
Rafael Correa, si è rivolto ancora una volta alla stampa internazionale in modo deciso, mettendo in evidenza che la sua persona continua ad essere un enorme fastidio per il governo di Lenin Moreno. A tale proposito ricordiamo che il fantasma della cospirazione ha sempre alleggiato su Correa, dal momento stesso in cui in Ecuador si sostenne che Odebrecht aveva finanziato la sua campagna nel 2013.
Lanciare questa accusa fu come lanciare una sassata in faccia a Rafael Correa, che puntualizzò subito a chi lo accusava con la trasparenza che lo contraddistingue. I suoi accusatori parlavano di finanziamenti, e Correa si indignò perché le accuse erano prive di qualsiasi fondamento oltre che essere basate su incongruenze.
La risposta di Correa a tutte queste accuse infondate non si è fatta attendere: "Ora hanno emesso un ordine di prigione, usando tra altre prove, che mi hanno versato 6.000 dollari, a maggio del 2014, asserendo che il denaro proveniva da fondi illeciti, quando invece si trattava di un prestito che feci, perché il mio conto era scoperto, dal fondo che con i nostri propri contributi facevamo alla Presidenza della Repubblica, e fu pagato in 12 rate fino ad agosto del 2015".
"Abbiamo tutte le prove… I miei avvocati ricorreranno in appello e vedrete che rettificheranno la richiesta di detenzione preventiva, si tratta piuttosto di una persecuzione. Quello che stiamo facendo è bruciare le tappe (di appello), per poi procedere a livello internazionale dove, al contrario, vanno in fondo assolutamente di tutto. Hanno distrutto il prestigio del paese e la reputazione della Giustizia ecuadoriana è a pezzi”.
La notizia della richiesta di prigione preventiva ha fatto il giro del mondo, e tutti gli sguardi sono puntati su Rafael Correa. Ma gli sguardi verso l'ex presidente ecuadoriano hanno ricevuto delle risposte precise.
In un'intervista che lui ha rilasciato a RT ha detto che l’ordine è partito dal procuratore generale Diana Salazar "è perversa e incompetente, ed è stata messa lì dal governo degli Stati Uniti, con il proposito di eseguire il piano dell’intera area territoriale di eliminare i leader progressisti, e al tempo stesso dare via libera e coprire i veri corrotti servili a Washington".
E ancora: "Cinque o sei mesi fa è sbalzato alla cronaca il caso INA Papers, si sa persino del conto segreto di Lenín Moreno a Panama ed in tutto questo tempo non è stata avviata alcuna indagine, perché sanno che in quel conto ci sono le tangenti versate da Sinohydro, impresa cinese, a Recorsa, impresa di un amico intimo di Moreno".
Rafael Correa ha affermato inoltre che con quel denaro Lenín Moreno "acquistò degli appartamenti, mobili antichi e si è finanziato una vita da re, ma non lo controlleranno mai (il conto) perché sanno che il corrotto è Moreno".
Le dichiarazioni di Rafael Correa sono state rese pubbliche dopo che il giudice Daniella Camacho ha deciso di accogliere la richiesta del Procuratore Salazar, affermando che la prigione preventiva "sarebbe legale, costituzionale e convenzionale e non arbitraria”.
Ma Correa è andato oltre. Ad esempio, ai microfoni di Hispan TV, ha denunciato che il governo di Lenín Moreno inventa cose per attuare una persecuzione politica nei suoi confronti. E da Bruxelles ha respinto decisamente le accuse di corruzione che pesano su di lui, al tempo stesso ha criticato duramente la politica di Moreno su Julián Assange "che è cittadino ecuadoriano e, secondo la Costituzione, non si può consegnare un cittadino dell'Ecuador ad un paese straniero". E se ciò non bastasse, Rafael Correa ha usato parole forti riguardo le accuse che il governo di Lenín Moreno ha formulato contro il suo ex vice Jorge Glas (ex vicepresidente di Correa).
“Lo accusarono di corruzione per obbligarlo a lasciare il potere e procedere alla sua sostituzione" ha detto Correa, per infine denunciare pubblicamente che le politiche di Lenín Moreno, nei due anni di presidenza, hanno portato l’Ecuador indietro di 20 anni.
Dalla sfera giudiziaria ecuadoriana sono state sistematicamente lanciate delle frecce contro Rafael Correa. Ad esempio ciò è avvenuto in occasione del processo nei suoi confronti nel caso Balda, quando fu accusato di sequestro. All’epoca si recarono in Ecuador degli osservatori stranieri. Tra loro il noto ex magistrato di Palermo, del pool Antimafia, Antonio Ingroia. Infatti Ingroia parlò alla stampa locale delle irregolarità riscontrati/e nel processo giudiziario, irregolarità che gli osservatori misero in evidenza e ai quali fu riservata una stretta vigilanza, una sorta di intimidazione bella e chiara. Allo stesso tempo, gentilmente Ingroia concesse un'intervista ad Antimafia Dos Mil, al suo ritorno in Italia.
A lui personalmente avevamo chiesto una sua riflessione riguardo il processo. In quell'occasione ci rispose con queste parole: Sono molto preoccupato per la situazione che ho visto in Ecuador, perché ho constatato diverse anomalie per uno Stato di diritto. Lo dico in particolare per quanto riguarda questo caso (il caso Balda-Correa), che ho studiato più a fondo di altri, dove l'ex presidente è accusato di un caso di sequestro di persona. Ma ci sono anche altri episodi come quello dell'ex vicepresidente dell'Ecuador, Jorge Glas, in carcere accusato di corruzione, con prove assenti; oppure quelli meno noti nel mondo che vedono coinvolti altri funzionari o ex ministri, tutti collaboratori di Correa quando lui era presidente. Leggendo le carte del caso Balda-Correa, dall'atto di accusa della Procura Generale dello Stato alla visione delle prime udienze, ho l'impressione che vi siano molte anomalie.
Ritornando alla questione della richiesta di prigione per Rafael Correa possiamo dire che secondo la versione ufficiale Salazar indaga su un filone di inchiesta denominato Tangenti (2012-2016) dove si presume siano implicati altri tre sospettati ed antichi collaboratori nell’esecutivo di Correa (2007-2017). Si trova sotto indagine anche Jorge Glas che si trova/è in prigione per il caso Odebrecht insieme ad altri funzionari.
Sempre secondo la versione ufficiale della Procura, si presume ci sono stati reati di corruzione, associazione illecita e traffico di influenze per finanziare illegalmente il partito colorado Alianza País quando era guidato da Correa.
In un simile contesto di giudiziarizzazione contro ex presidenti, quella nei confronti di Rafael Correa ci sembra veramente un’azione alquanto perfida ad opera di chi è seduto sulle poltrone dal potere, cercando situazioni (ed opportunità), che possono essere utilizzate per diversi scopi, ovviamente servili ad altri poteri o interessi. Ma sono i fatti, ed i frutti, a lasciare le risposte più chiare sui dubbi più contorti riguardo persone come Rafael Correa la cui trasparenza e carisma sono ben noti nel mondo.
E tra i molti che sostengono Rafael Correa in America Latina, troviamo l'avvocato Eduardo Franco Loor che si è così espresso sulla richiesta di prigione preventiva: "Leggendo gli ‘elementi a sostegno’ della richiesta di prigione preventiva, anche un avvocato senza una minima esperienza si renderebbe conto che gli argomenti sono insufficienti a sostenere una prova di corruzione. Ciò dimostra la meschina manovra giudiziaria-politica. Dimostra, la scarsa preparazione accademica del giudice che agisce con accanimento politico. Rafael Correa è innocente, c’è in atto una vile congiura per perseguitarlo politicamente ed allontanarlo dal paese. Credo che questa sia una sconfitta del sistema giudiziario penale nel paese. Penoso, in democrazia Dottrinaria, giuridicamente e legalmente il reato di corruzione è bilaterale, di co-delinquenza necessaria, ed in questi scarsi e insufficienti "elementi" non esiste alcuna prova di presunti versamenti da parte di imprenditori.
Non c'è reato, perché le donazioni volontarie da parte di imprese alle campagne elettorali non sono qualificati come reati dolosi nel COIP. È un'infrazione elettorale sanzionata dal TCE. Inoltre le imprese (persone giuridiche), all’epoca (2012-2016), non avevano responsabilità penale e non potevano quindi commettere tale reato, e non erano finanziatori della campagna elettorale. Secondo il Codice della Democrazia ogni movimento o partito politico aveva il proprio responsabile finanziario e contabile. I candidati erano al di fuori della raccolta di fondi per una campagna. Un prestito di 6 mila dollari di fondi propri del Movimento politico (che versavano volontariamente al Movimento), destinato ad aiuto sociale, e che fu pagato nella sua totalità, come si può dimostrare non è prova di nessuna tangente. Nessuno può corrompere sé stesso”.

Foto © Ansa

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