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attentato francia chekatt c apdi Margherita Furlan
Chérif Chekatt
, il presunto attentatore di Strasburgo, è stato ucciso in un blitz delle forze speciali a rue Lazaret, a poche centinaia di metri dal luogo in cui era stato visto l'ultima volta.
Come da copione, immediatamente dopo, l'agenzia di propaganda dello stato islamico Amaq ha battuto la rivendicazione dell'Isis: "Chekatt era un nostro soldato" e ha "portato avanti l'operazione per vendicare i civili uccisi dalla coalizione internazionale".
Strasburgo, la capitale europea del Natale, è piombata nel terrore la sera di martedì 11 dicembre scorso, quando le luminarie delle feste hanno illuminato all'improvviso una scena di guerra: spari in mezzo alla folla, morti, feriti accasciati nelle strade, persone che fuggivano urlando.
Il bilancio ufficiale dei morti è di 4 persone, tra cui un giovane giornalista radiofonico, Antonio Megalizzi.
Fra i dati in mano agli inquirenti, la testimonianza del tassista costretto a trasportare Chekatt a Neudorf, dove aveva fatto perdere le tracce. Il terrorista avrebbe detto al conducente di avere ucciso per "vendicare i nostri fratelli morti in Siria".
Strasburgo ha reso omaggio alle vittime nella cattedrale gremita di cittadini e turisti. Un momento intenso, durante il quale il vescovo Luc Ravel ha sottolineato che la violenza terrorista "ha colpito tutti, ha colpito la nostra capitale di Natale, Strasburgo, ma”, ha aggiunto, "a essere ferita è stata anche l'Alsazia, la Francia, l'Europa e l'intera l'umanità".
Freddo il commento del noto giornalista Giulietto Chiesa, esperto di geopolitica: "Avevate dubbi? Dalle parti di Parigi tutti gli attentatori terroristi (senza eccezione) sono accomunati da alcune caratteristiche: a) molto puntuali; b) erano noti, pluriarrestati, sotto controllo. Infine c) vengono liquidati subito dopo. Così gli si evita il disturbo di parlare".
Parlano invece i mass media di tutto il mondo, che hanno spostato, velocemente quanto drammaticamente, l’attenzione dalla politica interna francese, intrappolata nelle manifestazioni dei "gilet gialli", con il presidente Emmanuel Macron che tocca i minimi storici di gradimento.
Sono gli stessi media che, dando voce all'efficientissimo SITE di Rita Katz, in questi momenti di tragedia, stranamente si dimenticano di come l’Europa protegga il mandante dell’assassinio di Jamal Khashoggi, il principe Bin Salman, a capo di un Paese - non “canaglia” bensì alleato - che per decenni ha alimentato il radicalismo islamico. Mentre il ministro degli Interni italiano, Matteo Salvini, vicino al premier israeliano Benjamin Netanyahu, attacca Hezbollah che ha combattuto contro l’ISIS e ha liberato i villaggi cristiani in Siria.
Nei salotti di casa nostra ancora una volta va in onda la televisione del dramma, senza che molti giornalisti si soffermino ad analizzare dove stia guardando l'Occidente oramai invertebrato, quello stesso Occidente che, occupato a mercanteggiare, sembra non accorgersi che le mani sporche del sangue altrui e le canzoncine di Natale non vanno a braccetto insieme.

Foto © AP

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