Musab Firas al Tamimi, prima vittima del 2018, era parente di Ahed
di Jean Georges Almendras
Il giovane Musab Firas al Tamimi è la prima vittima palestinese del 2018, morto a causa di una fucilata dei soldati del governo di Netanyahu. Il giovane appena diciassette era parente di Ahed Tamimi, giovane diventata icona della protesta palestinese in Cisgiordania. Si poteva immaginare che prima o poi la famiglia Tamimi, avrebbe pagato a caro prezzo l’avere tra i suoi membri la giovane ribelle che ebbe il coraggio di schiaffeggiare e prendere a pedate un soldato del potente esercito israeliano, troppo spesso al servizio di un sionismo fanatico e distruttivo.
Musab Firas al Tamimi è stato colpito mercoledì 3 gennaio, quando un gruppo di giovani ha affrontato dei soldati armati. Erano giovani palestinesi tra i 14 ed i 21 anni armati di bastoni e pietre che gridavano resistenza. Uno scontro in cui spesso rischia di “scapparci il morto” a causa della prepotenza militare. Un’autorità militare contro dei giovani stufi di essere calpestati e umiliati nel nome di un terrorismo talvolta inventato, che troppo spesso serve a giustificare uno sfacciato saccheggio iniziato nel 1948.
Nelle vie del villaggio Deir Nithan, quel giorno l’esercito israeliano ha sparato pallottole di acciaio giustificandosi che i giovanotti sparavano anche loro con le armi.
In realtà non c'è nulla che dimostri che il giovane fosse armato. Forse l'unica arma che avevano con loro i ragazzi era la rabbia, l'indignazione e l'ansia di libertà.
Ahed, in questo momento dietro le sbarre insieme a sua madre e sua cugina, arrestate il 19 dicembre scorso, è in paziente ma combattiva attesa che gli “Dei” che istruiscono il suo processo diano il loro verdetto. Un verdetto che non la farà tacere.
Ahed, informata della morte di Musab, si morde le labbra con rabbia. Piange in silenzio. Molto probabilmente sa che il sangue dei martiri continuerà a bagnare le vie della terra palestinese. Ahed sa perfettamente a cosa si espongono i giovani cresciuti insieme a lei, in quella quotidiana lotta nelle vie dei suoi villaggi, nella sua terra.
E anche noi a distanza lo possiamo immaginare. E possiamo anche dedurre che forse i soldati del regime hanno voluto prendere la rivincita su un familiare di Ahed. Perchè spesso alle ribellioni l'esercito ha risposto con gli spari.
Il governo sionista manipola la comunità internazionale e la rende sua complice. Complice di misure e procedimenti genocidi, criminali. Ma il governo sionista, che ha già l’anima e le mani tinte di sangue innocente, manipola anche il loro popolo: mente loro e lo allontana dalla verità storica per guadagnarsi benefici di altra indole. Benefici che non sono del popolo, ma dei potenti che siedono sui troni dei re, senza alcuna sensibilità e pieni di avidità. Avidità territoriale e economica. Avidità che li trasforma in veri mostri. I mostri che non hanno niente da invidiare i mostri del nazismo, che una volta li massacrarono e bruciarono nei forni con accanimento criminale.
Per quale motivo il governo sionista di oggi sembra aver dimenticato tutto il dolore di un olocausto infernale, dei campi di concentramento, dell’autoritarismo degli uomini delle svastiche e delle sofferenze atroci che patirono uomini, donne, giovani e bambini per il solo fatto di essere ebrei? Perché adesso un altro popolo deve soffrire umiliazioni, morte, persecuzioni, saccheggi e carcere, solo perché palestinese?
Perché adesso le forze israeliane di occupazione speso compiono azioni che ripetono la storia dall’altro lato del filo spinato?
Perché recentemente, il Knesset israelita ha approvato in prima lettura una proposta di emendamento del Codice Penale per legalizzare la pena di morte contro i palestinesi, considerandoli arbitrariamente colpevoli di aver attaccato soldati e civili israeliani?
Perché avviene questo, in mezzo ad un assordante silenzio della comunità internazionale e degli organismi dei Diritti Umani? Perché avviene questo, violando gli obblighi di Israele in virtù dell’articolo 6 del Patto Internazionale di Diritti Civili e Politici (stabilito dall’ONU il 23 marzo 1976) che nel punto III, articolo 1, dice: “Nessuno può essere privato dalla vita arbitrariamente”?
Ma soprattuto perché, con 52 voti a favore e 42 contro, è stato approvato il progetto di proposta della “Legge della Morte” presentata lo scorso 30 ottobre del 2017, dal partito estremista Yisrael Beitenu, guidato dal ministro della Difesa Avigdor Liberman, per spianare il cammino della “condanna a morte dei prigionieri palestinesi” senza che sia più necessario, come lo è adesso, l’unanimità dei giudici, basterà la maggioranza, senza possibilità di commutare la sentenza.
Perché il ministro israeliano dell’Intelligence, Yisrael Katz, ha chiamato lunedì 1° gennaio, in un Twiter, "a giustiziare i prigionieri palestinesi che si trovano nelle carceri israeliane"? (in seguito alle cui dichiarazioni circa 700 palestinesi prigionieri palestinesi hanno iniziato uno sciopero della fame). Perché?
Perché l’Unione Europea ha condannato ipocritamente quel progetto di legge, anche se nella pratica rimane letteralmente passiva?
Non possiamo accettare (dall’esterno del territorio israeliano) un tale progetto di legge.
Dal 6 dicembre dello scorso anno 2017, quando il governo degli Stati Uniti, nella persona del presidente Donald Trump, ha annunciato il cambio di status giuridico di Gerusalemme (dichiarandola capitale di Israele), le ribellioni e le proteste del popolo palestinese hanno lasciato ad oggi (incluso Musab) 16 vittime e centinaia di feriti.
Appena dieci giorni prima che Musab Firas al Tamimi cadesse sotto il fuoco dei soldati israeliani, la stessa sorte era toccata a Jamal Nuhammad Musleh, 20 anni, Mogammed Nebil Mohersen, 29 anni e Zakarias al Kafame, 24 anni. E sembrerebbe che ognuno di loro fosse disarmato.
E' difficile accettare questa impunità. Com'è possibile che uomini e donne del “rispettabile” governo israeliano, che parlano di libertà e le tolleranza permettano che accada tutto questo, diventando i primi che calpestano questi valori.
Sì perchè questi scontri che troppe volte portano la morte di giovani, vengono spesso giustificate da grezze menzogne senza che il sistema di potere del regime, dalla diplomazia internazionale e da un imperio sionista, accecato dal fanatismo e dalla reazione dittatoriale più recalcitrante dei tempi moderni dica nulla. Anzi.
Se tu che leggi sai con certezza perché dobbiamo continuare ad accettare tutta questa situazione, da 69 anni, spiegamelo per favore, non senza prima (ti prego), chiedere perdono ad ogni padre e madre, ogni figlio e figlia, di ogni morto palestinese (e non palestinese) caduti in tutti questi anni di conflitto, senza dimenticare l’eroe Vittorio Arrigoni.
E non dimenticarti di guardare negli occhi Ahed Tamimi mentre cerchi di giustificare così tanta barbarie. Perché con la mano nel cuore, io non potrei giustificare tutta questa barbarie, perché sono un essere umano che credo in Dio.
*Foto di Copertina: www.palestinianinformation.com - Musab Firas al Tamimi
*Foto 2: www.almanartv.com - Musab Firas al Tamimi
*Foto 3: www.palestinianinformation.ports.com - Jamal Muhammad Musleh
*Foto 4: www.palestinianinformastion.ports.com - Zakarias al Kajame
Cisgiordania: diciassettenne ucciso dai soldati isrealiani
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