di Jean Georges Almendras
Dovremmo forse credere che Santiago Maldonado, giovane attivista che si batteva per la causa del popolo mapuche, sia morto affogato e che il suo corpo senza vita sia rimasto nelle acque del fiume Chubut fino al momento del suo ritrovamento?
Dovremo rassegnarci a questa perversa versione ufficiale, imposta dall'apparato giudiziario statale dopo la perizia medico-legale, rispetto ad un caso che ha avuto un elevato impatto emozionale ed ideologico in tutta l’Argentina?
Dovremo ancora piegare la testa rispetto ad una vergognosa impunità imposta da un sistema politico inquinato, che non esita a nascondere la vera realtà dei fatti?
Lo scorso 24 novembre si sono riuniti a Buenos Aires 55 periti nominati dalle autorità giudiziarie per analizzare i risultati dell'autopsia fatta sul corpo di Santiago Maldonado all’Obitorio Giudiziario del Corpo Medico forense.
Il Giudice Gustavo Lleral ha dichiarato che le indagini fino ad ora realizzate hanno portato alla conclusione che il giovane Maldonado "è morto per annegamento, cioè per immersione, nelle acque del fiume Chubut, anche a causa di ipotermia. Si è stabilito in base a metodi scientifici internazionali che il corpo è rimasto sotto acqua per un periodo stimato tra i 53 e i 73 giorni. Il corpo è rimasto sempre sotto acqua, non altrove. Le indagini proseguiranno, bisognerà realizzare una ricostruzione storica. Bisogna avere pazienza perché stiamo continuano a raccogliere prove".
I risultati delle indagini hanno destato un profondo sgomento nella famiglia Maldonado che da mesi cerca la verità sulla morte del figlio e in tutti noi che rimaniamo indignati rispetto a questo atteggiamento del governo argentino. Un governo, quello di Macri, che si sta comportando in modo cinico, sfacciato, morboso e che sta insabbiando in modo immorale questo caso.
Si tratta di una morte preannunciata dal momento in cui dalle file del governo si è iniziata a promuovere una certa ostilità contro la comunità mapuche di Pu Lof Cushamen, grazie anche all’appoggio dei media. In qualsiasi momento sarebbe potuto accadere una simile tragedia.
Dapprima è stata condotta una campagna di demonizzazione diretta contro membri della comunità, poi è stata la volta delle aggressioni che si sono trasformate in azioni repressive e della persecuzione perversa contro il Lonko Facondo Jones Huala, ancora in carcere ed in attesa di processo per una eventuale estradizione. Infine le dure politiche si sono tradotte nella sparizione forzata seguita dalla morte di Santiago Maldonado.
Da quel momento il drammatico episodio che ha colpito la famiglia Maldonado ha fatto il giro del mondo e si è diffuso velocemente in tanti paesi che hanno accolto il suo appello e che ora chiedono che sia fatta giustizia sulla sua morte. Nonostante questo, i forti richiami alla coerenza diretti allo Stato argentino sono caduti nel vuoto, specialmente dopo il ritrovamento del corpo del giovane artigiano, dando luogo ad una tesa controversia rispetto alle circostanze della morte e del ritrovamento del corpo.
La famiglia Maldonado e le organizzazioni che si occupano di difesa dei diritti umani hanno chiesto alla giustizia un’indagine imparziale, indipendente, effettiva ed esaustiva, considerando che lo stato argentino in questa vicenda è anche il sospettato principale.
Il Giudice Gustavo Lleral non ha concesso a dei periti indipendenti di assistere all’'autopsia. Una volta che è stato reso pubblico il giudizio dei 55 tecnici della procura, per la famiglia è stato un duro ed inaccettabile colpo.
Verónica Heredia, avvocato della famiglia Maldonado, ha detto pubblicamente: “è stato possibile determinare che dal momento dell'immersione di Santiago il suo corpo è rimasto sommerso nello stesso luogo e nello stesso fiume, ma ciò non significa necessariamente che sia rimasto anche ‘nello stesso punto’ dove poi è stato ritrovato".
"Dall'informazione che ci è stata fornita oggi non possiamo sapere né come né quando sia deceduto Santiago. Continuiamo a sostenere l'ipotesi principale che è quella della sparizione forzata seguita da morte, fino a che non avremo tutte le prove che abbiamo più volte richiesto e fino a quando non venga svolta un’indagine indipendente”.
La prossima settimana verranno ascoltate le dichiarazioni dei componenti della comunità mapuche che affermano di essersi trovati tra il 31 Luglio ed l’1 agosto insieme a Santiago. Tutte testimoniano di aver sentito degli spari e di essere scappati verso il fiume, confermando così anche la versione di Matías Santana per il quale Santiago fu colpito e fermato dai gendarmi.
Immediatamente dopo la pubblicazione dell’esito dell’autopsia, la famiglia Maldonado ha diffuso un comunicato stampa dove chiede chiarimenti all’autorità giudiziaria sulla selvaggia repressione guidata ed appoggiata dalle autorità politiche. Nella nota della famiglia vengono denunciati i depistaggi sulla vicenda e viene richiesto alla procura di avvalersi di investigatori specializzati ed indipendenti per ricostruire la dinamica dei fatti.
L’opinione pubblica dovrebbe credere alla versione ufficiale divulgata dal governo? Fino a quando continueremo ad essere testimoni di una falsità di tale portata? Permetteremo che i boia di Santiago Maldonado continuino a circolare liberamente in questo pianeta come se niente fosse successo?
Nella località 25 de Mayo a Buenos Aires, città natale di Santiago Maldonado, è stata allestita la camera ardente con i suoi resti. Un omaggio. Un omaggio meritato. Un omaggio intimo.
Per far in modo che i diritti della comunità mapuche siano rispettati e che venga fatta giustizia sulla morte di Santiago Maldonado dobbiamo continuare a denunciare costantemente queste vergognose persecuzioni contro le popolazioni indigene.
Dove? Come e quando è morto "soffocato" Santiago Maldonado? Lo Stato continua a non dare risposte a queste domande. Tutti noi insieme alla famiglia Maldonado dobbiamo impegnarci a lottare affinché i responsabili di questa barbarie siano affidati alla Giustizia.
Che il nostro impegno non rimanga lettera morta.
(24 novembre 2017)
* Foto di Copertina: www.laizquierdadiario.com
Impunità e prove ignorate sul caso Maldonado
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