Parla il giudice Viana: “È un codice imperialista”
di Jean Georges Almendras
Un nuovo DNA per la Giustizia Penale”, è il titolo di un articolo pubblicato dal diario El País di Montevideo, della giornalista Mariángel Solomita. “Jorge Chediak e Jorge Díaz hanno confermato che a luglio entrerà in vigore il nuovo CPP”, titola l'articolo del collega Ramiro Priscal Martínez pubblicato da La Diaria. Ma siamo realmente pronti per l'attuazione del Nuovo Codice di Processo Penale (NCPP)? Conosciamo realmente in profondità “il nuovo DNA della giustizia penale” che dovrà essere applicato dagli operatori della giustizia?
In un articolo pubblicato recentemente a Montevideo, si puntualizza che gli elementi preponderanti del Nuovo Codice Penale sono: potenziare la difesa della vittima ed il ruolo del magistrato, dare priorità ai reati sotto indagine e includere un sistema di registrazione audio e un sistema di gestione multi-materiale.
Da parte sua, il Procuratore della Corte Jorge Díaz ha spiegato: “La decisione di un giudice di archiviare un’indagine, di non indagare, di non formalizzare o di non accusare cambierà. La vittima avrà dei diritti: diritto a proporre prove, diritto ad essere informata, diritto ad opporsi alla decisione del giudice di archiviare un’indagine (…) questo è democrazia, queste sono garanzie, sono diritti”.
E cosa può dirci un magistrato come Enrique Viana (1), che da sempre ci ha messo in guardia sui rischi che i pubblici ministeri perdano la loro indipendenza con l’applicazione del Nuovo Codice di Processo Penale?
Per conoscere la visione di un professionista competente in materia, irrompiamo nella sua quotidianità e gli formuliamo alcune domande che forse non è stato possibile fare prima, o che, se sono state fatte, non hanno avuto le risposte adeguate (da certi ambienti). O comunque, le spiegazioni giuste. Risposte e chiarimenti per essere in grado di capire questo nuovo “DNA per la giustizia penale”, per capire se ci sono le dovute garanzie e se si possa parlare di riforma positiva.
Per dirlo a grandi linee, il nuovo Codice di Processo Penale, che comprende anche delle modifiche nello statuto della Procura, non è solo il testo del nuovo NCPP. Sono state votate anche delle leggi che modificano la posizione della Procura. La modifica istituzionale della Procura e dello statuto organico, punto di riferimento disciplinare per tutti i magistrati. Ci sono tre grandi obiettivi che si cercano di ottenere con questo NCPP. Uno è il trasferimento di potere. Togliere ai giudici il potere di istruire, eliminare i giudici istruttori. I giudici non avranno più in mano la direzione dell’indagine e dell’istruzione. Quindi, il trasferimento di potere presuppone che il potere che avevano i giudici all’ora di indagare sui reati, oggi passa nelle mani esclusive di un’Istituzione chiamata Procura Generale. Che si farà carico di dirigere le indagini sui reati. La Procura si converte in una sorta di sportello unico, di unica porta di accesso al sistema giudiziario. Un secondo aspetto è legato alla perdita di indipendenza dei pubblici ministeri; cioè, la Procura Generale crea un sistema – che io definisco generale con dei giudici delegati - per cui il Procuratore generale dà istruzioni ai magistrati e mantiene un sistema di dipendenza molto rigido, rispetto alla libertà di azione dei singoli magistrati. Viene eliminata la loro indipendenza tecnica. Un terzo aspetto è che nel NCPP si istituisce tutto un meccanismo. Si dà impulso ad un meccanismo di patti, che vedrà i magistrati, quei magistrati delegati, andare alla ricerca di accordi con le persone private dalla libertà o non private dalla libertà ma che sono sotto indagine per un reato, al fine di giungere a decisioni giuridiche veloci, senza un vero processo e senza prove, al fine di avere una giustizia molto veloce, che arrivi a sentenza in base agli accordi raggiunti tra il magistrato e la persona indagata”.
Cosa genererà nella popolazione, nel sistema giudiziario e nei processi?
Andiamo verso un processo penale che sarà oggetto delle stesse critiche che riceve oggi, ad esempio, il Processo Penale Nordamericano (PPN). Al di là che la nostra è una brutta copia, io direi una caricatura del nordamericano. Ad esempio, non prevede un processo con giuria, per citare qualcosa di significativo del PPN. Il processo con giuria si risolve soltanto in un 5 per cento, l’altro novantacinque per cento, si risolve attraverso quei meccanismi di patti e accordi, tra la procura e l’individuo sotto indagine. Tu mi chiedevi quali conseguenze avrà questo. Le stesse cose che oggi vengono criticate al PPN. È un processo selettivo. Un processo estorsivo, perché cerca permanentemente l’essere sotto estorsione per trovare un accordo. Dove il principio di innocenza resta parecchio svalutato. Perché l’individuo di fronte ad una determinata circostanza è capace di riconoscere o confessare situazioni dove lui non ha partecipato. O di accusare, o di restituire una determinata somma di denaro pur di non andare in prigione, o per non subire determinate restrizioni carcerarie. Allo stesso tempo, e questo è una critica che viene dal settore più conservatore nordamericano: è un processo che non rispecchia la sanzione applicata ad un individuo. Non è fedele realmente ai fatti accaduti. È un processo che si allontana dalla verità materiale, come si dice abitualmente. Perché? Perché se un fatto dove a piena luce gli elementi sembrano indicare che c’è stato un furto, quell’affanno di arrivare ad una sentenza rapida e accelerata, che si ottiene grazie a quell’accordo, ciò che è una rapina può diventare un furto particolarmente aggravato. E qui viene violato il principio della verità materiale, frutto di quel patto raggiunto. Cosa succede? Quel patto distrugge uno dei principi cardinali del diritto penale, principalmente del diritto penale continentale, come il nostro. In questo modo, curiosamente, si distrugge il principio di legalità dei delitti e delle pene dovuto al diritto di libertà. Ma allo stesso tempo distrugge la volontà del legislatore. Perché la volontà del legislatore non avrà valore, ciò che avrà valore sarà l’accordo, che non per forza avrà conto di quanto il legislatore ha stabilito per legge, nel considerare reato un determinato atto o nello stabilire una determinata pena o sanzione.
Quindi la Procura sembra vivere una situazione estrema di ansietà nel risolvere e velocizzare?
Sì. In primo luogo, vengono attribuiti alla Procura Generale e al suo direttore unico dei super poteri. Poteri estremamente esorbitanti, perché è l’individuo a decidere se un caso deve essere portato di fronte al giudice o meno, un elemento sommamente drammatico. Significa ritornare in qualche modo al potere unico. Significa sorvolare tutti quei concetti di separazione di poteri e dei poteri indipendenti. Se ci sarà un solo individuo a decidere sulla libertà delle persone è molto grave. Inoltre, se la Procura Generale ha una qualche dipendenza dal governo di turno, avrà altre conseguenze. Io lo sintetizzo in questo modo, nessuno indaga se stesso, nessuno accusa se stesso, nessuno condanna se stesso.
E quando emergeranno fatti di corruzione di stato, ovviamente saranno preservati?
Esatto. Io lo sostengo da molto tempo. Non ho nessun problema a dire che queste modifiche nel NCPP, e peggio ancora, le modifiche nel funzionamento delle procure, hanno come proposito e come fine ultimo l’impunità della corruzione.
Non è alquanto scioccante? Ricordiamoci che l'Uruguay, da dieci anni, è preoccupato per la questione del riciclaggio di denaro e dell’eventualità dei casi di corruzione di funzionari di Stato. Una preoccupazione che esternò prima di morire Carlos Díaz, direttore della Segreteria della Secretaria de Lavado de Activos (Riciclaggio di Denaro)...
Esatto. E io aggiungo altre realtà molto vicine e legate a quella dell’Uruguay, quella del Brasile e Argentina.
Quali motivi hanno portato a concretizzare questa idea, in un momento dove si cerca di tutelare la giustizia e allontanarci dall'impunità?
Tu hai usato la parola ansietà, fretta, improvvisazione, perché l’ansietà e la fretta comportano appunto improvvisazione, caos. Ci incamminiamo verso una situazione caotica nell’amministrazione della giustizia. Non c’è esperienza in questo tipo di procedimento. L’Uruguay ha una super garanzia stabilita a livello costituzionale, ciò che noi chiamiamo ‘termine di 24 e 48 ore’. Dopo 24 ore che una persona è privata dalla libertà deve dichiarare davanti al giudice. Dopo 48 ore il giudice deve decidere sulla sua situazione. E questo è incompatibile con le caratteristiche (o modalità) che si vuole dare al processo oggi. I processi accusatori hanno tempi di detenzione molto più prolungati. Da cinque, sei, sette giorni, in alcuni paesi molto di più. Cosa succede? Qui si è voluto modificare il Processo Penale senza modificare la Costituzione. Perché non si è voluto modificare la Costituzione? Perché la Costituzione significa irrimediabilmente, con qualsiasi dei quattro meccanismi, consultare il popolo. E per consultare il popolo bisogna anche dare spiegazioni. Se tu vuoi modificare la Costituzione e vuoi stabilire un termine di detenzione più prolungato, devi dire e spiegare al cittadino il perché è più conveniente che l’individuo stia detenuto sette giorni, con l'avvocato difensore molto vicino a lui e tutto quello che vuoi. Invece delle 24 e delle 48 ore. La garanzia delle 24-48 ore è molto importante e queste riforme legislative vogliono eluderle.
Tornando all'ansia...
L’ansietà, la fretta, mirano a blindare, a mettere un catenaccio definitivo a qualsiasi "tentativo" di indagine per i reati di corruzione. Io insisto con una vecchia idea di cui abbiamo parlato molto con te. Anche se conosco solo dall’esterno la realtà italiana, non dobbiamo dimenticare che Giovanni Falcone e Paolo Borsellino erano giudici istruttori. È palese che con queste riforme praticamente in tutta Sud America, America Centrale ed anche in Europa, eliminano i giudici istruttori. Perché? Perché i giudici istruttori sono molto pericolosi per la corruzione e soprattutto molto pericolosi per le connivenze tra mafia e politica. È una forma, io credo, di ritornare alla monarchia assoluta. Al potere unico. Il re torna ad essere Legge. Torna ad essere giudice.
Un passo indietro?
Un passo indietro, senza alcun dubbio è una retrocessione. Io ritengo sia un ritorno all’assolutismo. Neppure illustrato. Un ritorno ai tempi della Bastiglia. Se il diritto si è evoluto in qualche modo, se le garanzie si sono evolute in qualche aspetto, i cosiddetti diritti umani, dai tempi della Bastiglia, dalla Rivoluzione Francese fino ai nostri giorni, è stato nel cercare di affidare nella maggior quantità di mani possibili l'amministrazione della giustizia. Che l'amministrazione della giustizia non fosse in mano di un magistrato unico, curiosamente, seguendo ovviamente Montesquieu. Nell'esposizione dei motivi della Costituzione del 1930, Ellauri insisteva nell'idea che non ci devono essere magistrati unici, un'idea ispirata nello spirito delle leggi di Montesquieu. Montesquieu insiste che il magistrato unico è proprio del despotismo. A quale magistrato unico facevano riferimento a quel tempo? Al Re. Ora quando tu elimini l'indipendenza dei pubblici ministeri e crei un meccanismo chiamato Procura Generale che è lo sportello che decide se portare un caso dinnanzi al giudice oppure no, stai dando vita ad un magistrato unico.
Un regime monarchico vestito da democrazia?
Vestito da democrazia, vestito di legge, perché in definitiva queste leggi sono state approvate dal parlamento e persino all'unanimità, il che suscita parecchia perplessità. Ma che in definitiva è semplicemente un meccanismo di truffa, truffa intellettuale.
In questo contesto, oggi fine maggio 2017 qual è la risposta dei magistrati? Perché è evidente che c'è una divisione. E perché si è ripetutamente posticipata l'applicazione del NCPP? Qual’è il panorama attuale?
Io credo che sia positivo che si stia annunciando in qualche modo la posticipazione. Perché, capisco che oggi la gente ha iniziato a risvegliarsi di fronte a queste cose. Inizia a prestare attenzione. Il tema è molto tecnico, quindi è molto difficile che il cittadino comune capisca o sia in condizioni di capire. Ma oggi, dopo qualche titubanza che c’è stata, il cittadino ha iniziato a preoccuparsi. Un po' come dicevi tu, l’ansia, le difficoltà, gli errori, le improvvisazioni, le riforme permanenti. Io credo che sia positivo, per questo motivo credo che la posticipazione dia più tempo a noi che consideriamo che questa riforma sia nefasta per il paese, per spiegare alla gente cosa sta succedendo. Io credo che a molti miei colleghi sia successo, anche se può sembrare impossibile, quello che succede al cittadino comune. Hanno iniziato a spaventarsi, a rendersi conto delle molte cose che io dicevo loro: che avremo avuto un processo penale nei commissariati, dei patti nelle prefetture, che i pubblici ministeri sarebbero caduti nel fango del compromesso con individui della mafia, che sono proprio i mafiosi a saper destreggiarsi meglio in materia di patti. Io uso sempre questa espressione: "mi hanno chiamato al mio gioco", dice la mafia. Con un patto, con denaro in mezzo, con delazioni, con consegna di denaro di persone e confessioni, che possono corrispondere a verità oppure no, io ottengo di non andare in carcere.
A cosa attribuisci che un Pubblico ministero della Corte, come Díaz, possa permettersi quell'impulsività di fronte ad una proposta che evidentemente comporta un deterioramento del sistema?
Io credo che ci troviamo di fronte ad un inadempimento di una serie di esigenze esogene. Questo è un codice imperialista, è un'imposizione del dipartimento degli USA, non è solo in Uruguay, bensì praticamente in America Centrale ed in America latina. Giudici e pubblici ministeri sono andati ad aggiornarsi negli Stati Uniti. Sono venuti rappresentanti di diversi paesi per corsi di aggiornamento per giudici e pubblici ministeri uruguaiani.
E ciò implica di per sé un danno importante. Perché quando uno vede che funzionari pubblici uruguaiani hanno bisogno di imparare a fare un processo penale secondo quanto insegna un funzionario pubblico di un altro Stato, siamo molto vicini ad un'ipotesi di colonizzazione. Di colonizzazione giuridica, possiamo dire per ammorbidirla, ma è una forma di conquista, di colonizzazione, di imperialismo. Io credo che a ciò si aggiunge che se controlliamo il passaporto di molti dei pubblici ministeri e dei giudici negli ultimi dieci anni vedremo che hanno viaggiato anche per corsi di aggiornamento. Non sto dicendo niente che non si sappia e che non sia così. C'è una doppia convenienza in questo. Da una parte, c'è una pressione molto forte dall'esterno, affinché questo Codice entri in vigore. Ma, dall’altra parte, c'è un processo di apprendimento. Io lo riassumo con questo aneddoto. Nella decade dei novanta, se tu chiedevi a un pubblico ministero a cosa servono, appunto, i pubblici ministeri, la gente ti diceva che non aveva la minima idea. Da chi dipendevano i pubblici ministeri? Che funzione svolgevano realmente? Nessuno la capiva. E mi azzardo a dire che persino in ambito politico, c'era anche molta ignoranza riguardo al ruolo in quel tempo dei pubblici ministeri. Fino a che è venuto qualcuno e ha sussurrato all’orecchio di qualche governante: "Guardi, i pubblici ministeri servono - tra altre cose - per dominare i giudici". Come? Io dominare i giudici, dominare le decisioni giudiziarie? Sì. Perché lei ha la possibilità di rinviare un caso a giudizio o meno. "Quello mi piace, perché io fino adesso non sapevo che dominando i pubblici ministeri, domino le decisioni giudiziarie". Quindi credo che sia tutto questo ad aver provocato la situazione attuale. Siamo molto lontani dagli ideali di giustizia.
Ce ne distanziamo di più.
Oggi le forme di manipolazione sono all’ordine del giorno e si sono trasformati in Legge. È da molto che sto insistendo su questo concetto che è un po', forse eccessivamente grafico, ma la corruzione è diventata ideologia ed il passo seguente è trasformarsi in Legge. Ed una volta che diventi legge, è impunita, intoccabile. Ritorniamo all'intoccabilità.
Diventa uno strumento dello Stato?
Assolutamente.
Il sistema politico si è svegliato e ha preso coscienza di questo panorama? Cosa sta succedendo oggi?
Io credo che ci sia un po’ di tutto. Cioè, in alcuni casi, si danno tutte quelle cose contemporaneamente ed in altri si danno parzialmente. Io credo che ci sia indifferenza, anche ignoranza, incapacità, non ho problema di dirlo. Ma credo anche che ci sia qualche sorta di connivenza, come ti accennavo prima. Nella misura in cui esiste una chiave per decidere su cosa indagare o meno, soprattutto quando i reati sono commessi da governanti. È un attrazione molto importante per l’ambiente politico.
Proprio in questo momento, quando da un anno, in Argentina ci sono delle accuse contro Kirchner e contro l'amministrazione di Cristina Fernández, e in Brasile con Dilma Rousseff...
Io credo che ci sono molti che vogliono vaccinarsi. E queste riforme lo rappresentano. Non nel senso positivo di combattere la corruzione, ma vaccinarsi di fronte all'azione della giustizia, per sanzionare la corruzione.
È molto più grave ancora.
È molto più grave. In qualche misura, si è cercato di farlo in Argentina. È fallito. Il governo di Cristina Kirchner non ha potuto farlo, perché la giustizia federale è rimasta nelle mani dei giudici federali. In Brasile, con alcune varianti, i giudici mantengono il potere. Il famoso giudice Moro che appare abitualmente, è un giudice che mantiene il potere. Ma c’è inoltre un Ministero pubblico molto indipendente ed un Ministero pubblico molto forte. Non è come nel nostro caso. Noi non abbiamo un Ministero pubblico forte. Abbiamo un Ministero pubblico che continua a indebolirsi, nella misura in cui tu stabilisci un regime ferreo, verticale, di unità e gerarchia come quello che si sta stabilendo adesso, impedisci che ci siano voci dissonanti a livello della Procura. E la voce dissonante viene isolata e buttata nel fosso.
In un dialogo diretto con l’attuale Giudice di Corte Díaz, che domanda gli faresti direttamente per palesare l’imbroglio tanto pericoloso che si cela dietro tutto questo?
Io credo che oggi quell'ipotesi non sia realizzabile. Non è successo né succederà. Io più che altro la domanda negli ultimi tempi la indirizzerei a quella che verrà a essere l’altra parte. La indirizzo molte volte agli avvocati. Dal momento che qualcuno può credere che andare a negoziare, a pattuire ad un commissariato, sarà più salutare che andare in un tribunale. Io sollevo questa questione. Come possono gli avvocati accontentarsi di andare a negoziare, a scendere a patti con la loro controparte, in definitiva, quale ruolo gioca la Procura insieme alla polizia, in un ambito come è quello del commissariato? Lo preferiscono - so che la Scuola di Avvocati dell'Uruguay sta appoggiando questo Codice – lo preferiscono alla cosa sacra che è e che continua ad essere oggi un tribunale. Per arbitrario che possa essere un giudice, per le cause e motivazioni che siano, io preferisco andare a dibattere, discutere, ricorrere in appello, e ricorrere alle decisioni di un giudice, piuttosto che entrare in una dipendenza amministrativa e disputare con chi è la mia controparte. Io piuttosto faccio la domanda agli altri, a chi deve - come gli avvocati difensori - difendere i diritti di ognuno di noi, nel momento che ci tocca andare in un tribunale.
(1) Magistrato Enrique Viana Ferreira. Avvocato. Magistrato in attività della Repubblica Orientale dell'Uruguay. Ha avuto grande ripercussione mediatica come Pubblico ministero Civile difensore non solo della tutela della natura, dell’ambiente e delle risorse naturali, ma anche della sovranità nazionale, fondamentalmente quando il patrimonio uruguaiano è stato assediato e saccheggiato sia dall’interno che dall’esterno. Enrique Viana è stato perseguitato dalle autorità uruguaiane, in particolar modo perché ovviamente il suo impegno professionale e la sua condotta incorruttibile ed umana, fedele ai principi artiguistas (dal liberatore uruguayo José Gervasio Artigas), non si sposava bene con il sistema vigente. Conosciuto come il Magistrato Verde, Viana ha persino subito un attentato. Due assalitori gli spararono alle gambe, ma lui non denunciò il fatto come tale, e fu considerato un tentativo di ‘rapina’. Questo incidente avvenne in un momento in cui Viana denunciava con ampio risalto mediatico, dalla sua posizione di Giudice difensore della sovranità nazionale, irregolarità e una serie di questioni strettamente legate al saccheggio del patrimonio uruguaiano. Posteriormente, dopo una sospensione disposta dalla Procura Generale durata alcuni mesi, fu reintegrato nella funzione di magistrato non più in ambito civile, bensì nell'ambito dei Minori. Il fatto provocò una mobilitazione organizzata da gruppi ambientalisti, organizzazioni di cittadinanza attiva, alcuni avvocati assieme ai suoi amici e collaboratori più vicini che protestavano contro la misura disciplinare adottata contro Viana, considerandola arbitraria e priva di fondamento.
*Foto di Copertina: www.LR21.com.uy (Giudice Dr. Enrique Viana)
*Foto 2: www.PanAmPost.com (Giudice della Corte: Dr. Jorge Díaz)
* Supporto audio: Camila Ocampo (Trascrizione intervista)