di Piero Innocenti
Da oltre un ventennio seguo le vicende messicane sul narcotraffico e sulla sicurezza pubblica in generale. Per un periodo l’ho fatto più da vicino, dalla Colombia, dove ho trascorso qualche anno nel periodo dei grandi cartelli di Medellin, di Cali, della Costa, di Pereira, di Bogotà. Ho assistito anche al loro declino, all’arresto, alla cattura o alla morte dei loro capi in conflitti a fuoco con la polizia, alla miniaturizzazione in tanti “cartelitos” e bande criminali che ancora oggi si contendono i mercati delle droghe.
A quei tempi i narcos messicani si stavano ancora strutturando capillarmente per diventare le poderose organizzazioni di Sinaloa, di Juarez, dei Beltran Leyva, della Familia Michoacana, dei Cavalieri Templari, dei Valencia, dei Los Zetas, solo per citarne alcuni. Da qualche anno a questa parte alcune scissioni all’interno di quelle organizzazioni hanno portato alla nascita di altri gruppi e la conseguenza immediata è stato un aumento straordinario di violenza diffusa in gran parte del paese. Violenza che sta mettendo a repentaglio la stessa tenuta democratica del paese.
I semplici dati statistici del Sistema Nazionale della Sicurezza Pubblica forniti alcuni giorni fa dalle autorità evidenziano una situazione a dir poco drammatica: nel solo mese di maggio ben 2.186 omicidi, il numero mensile più alto dal 1997. Situazione ancora più inquietante se si pensa che, mediamente, ogni anno vengono assassinate circa duemila donne, una media di sei al giorno. Senza contare gli omicidi, o le “scomparse” di giornalisti scomodi; sei quelli uccisi solo nel 2017 e oltre una ventina quelli di cui non si hanno più notizie (l’ultimo episodio risale al sei giugno scorso con un giornalista di Tlatlataya). Un bollettino di guerra! E non si vede la fine di queste mattanze e di questi scontri violenti tra narcos, tra bande di delinquenti dediti anche alle estorsioni,ai sequestri di persona e forze militari e di polizia.
Il mese di giugno che volge al termine, sotto questo aspetto, è stato davvero problematico. Iniziato con un’imboscata, il primo del mese, ad una scorta di polizia impegnata in un servizio di trasferimento di denaro e con l’uccisione di cinque agenti di polizia. Due giorni dopo, un commando di tre persone incappucciate sequestra nella sua abitazione il direttore del carcere de La Union (Guerrero). Il cadavere viene recuperato alcune ore dopo nella frazione di Jaripo. A Guamuchil in un conflitto a fuoco tra due bande rivali, equipaggiate con giubbetti antiproiettili e tute militari, si contano nove morti. A Escopedo (Nuevo Leon), a bordo di un fuoristrada, in alcuni borsoni di plastica, vengono trovati i cadaveri, fatti a pezzi, di tre uomini e una donna. Altri resti di cadaveri, sei uomini, con le stesse modalità vengono abbandonati in strada a Omealca (Veracruz). Il 4 giugno, nove omicidi a Chilpancingo (Guerrero) tra cui i resti di cadaveri di quattro uomini nei pressi della Zona Militare della città. Il giorno seguente, a Santa Cruz Xoxocotlan e a Villa de Tutepec (Oaxaca), vengono assassinate cinque persone tra cui una donna mentre un commando uccide il vice direttore del carcere di Los Cabos. Il sei giugno, a San Josè del Cabo, in una fossa clandestina, vengono recuperati, nell’immediato, i cadaveri di sei persone che saliranno a diciotto, di cui cinque donne, al termine dei lavori di dissotterramento. Il 7 giugno, a Leon (Guanajuato), due agenti della polizia locale vengono assassinati. L’8 giugno, a Tcpan, viene assassinato l’ex sindaco mentre era in casa (con lui viene ucciso una delle due guardie del corpo). Alcune ore dopo, alla periferia di Acapulco, un gruppo armato fa irruzione in una fattoria uccidendo sei persone tra cui tre minori. Il 13 giugno, sulla strada che collega Oaxaca con l’Istmo di Tehuantepec, un commando attacca una pattuglia della polizia federale ferendo gravemente un agente. Nel tratto di mare antistante San Pedro Ixcatlan, alcuni pescatori recuperano i corpi smembrati di due uomini. A Morelia viene assassinato da due uomini in moto il capo regionale della polizia federale. A Reynosa, si scontrano due gruppi armati di malviventi con il bilancio finale di tre moti e un ferito. Il 18 giugno, a Culiacan, in un agguato, viene ucciso il comandante della polizia statale preventiva e ferito un agente. In un bar di Chimalhuacan, vengono assassinati tre uomini e una donna. Il 19 giugno, nella frazione di San Antonio La Gavia del municipio di San Miguel Totolapan (Guerrero), in uno scontro a fuoco con elementi della banda dei Tequileros, dedita, in particolare, ai sequestri di persona, quattro agenti della polizia federale vengono uccisi e tredici feriti.
Sono appena trascorsi venti giorni del mese e si è dato conto soltanto di alcuni degli episodi di violenza riportati dai quotidiani. Il Messico sta inesorabilmente affondando (ed è un serissimo problema per tutta la regione) mentre, in alcune città, si stanno riorganizzando gruppi di autodifesa armate di semplici cittadini/e stanchi dei soprusi e della violenza che le autorità pubbliche non riescono minimamente a controllare.
Tratto da: liberainformazione.org