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lazaro baez poldi Jean Georges Almendras
In Argentina i casi di Lázaro Báez e Cristina Fernández ed i processi a loro carico corrono i rischio di aumentare la confusione e la sfiducia nella giustizia e nella politica. Spesso infatti, in Argentina come in altri paesi, i procedimenti a carico di personaggi di spessore lasciano non pochi dubbi. I tempi si allungano e la verità rischia di non emergere, questo può portare un comune cittadino a diffidare di tutte le versioni degli imputati e persino di alcune dichiarazioni della giustizia.
Per esempio nei casi sopracitati è già trascorso del tempo e gli andarivieni dei protagonisti, in mezzo a udienze, perquisizioni, arresti, indagini, non hanno fatto altro che generare ancora altri meandri e altre incertezze.
A carico dell'imprenditore Lázaro Báez si sta svolgendo il terzo processo, questa volta per evasione di 33 milioni di pesos in 15 delle sue aziende, di contributi previdenziali. È stato predisposto inoltre un congelamento di beni milionario.
Imputato anche suo figlio Martín Báez ed il presidente di Austral Construcciones, Julio Mendoza. Ovviamente, la difesa dell’imprenditore presenterà ricorso contro tali disposizioni – raccolte in 230 pagine che sono andate ad ingrossare il già voluminoso espediente di Báez - non appena finisce il periodo feriale della magistratura.
Come ricorderemo, Lázaro Báez è in prigione preventiva da aprile dello scorso anno per presunto riciclaggio di denaro sporco.
Precisamente l'Amministrazione Federale delle Entrate (AFIP), stando a quanto riferiscono le agenzie stampa, ha spiegato che la sentenza deliberata dal giudice Berón de Astrada è giunta dopo aver verificato il mancato versamento dei contributi dei lavoratori, come dipendenti, per una somma di circa 230 milioni di pesos, circa 14,43 milioni di dollari. L’ingente somma non sarebbe stata versata al Fisco o sarebbe stata versata posteriormente ai termini di pagamento stabiliti dalla legge, in entrambi i casi si tratterebbe di “reato ai danni del fisco”.
Da tenere presente: primo, che la Legge Penale Tributaria prevede una pena di due a sei anni di prigione per questo tipo di reati; secondo, che il magistrato ha riferito - secondo quanto espresso dall’AFIP - che nella società figuravano persone fisiche assunte da Báez, in alcune è rappresentante legale ed in altre ancora amministratore delegato.
Di cosa è imputato il figlio di Báez? Il magistrato Ezequiel Berón de Astrada lo ha imputato come “autore o istigatore” e Julio Mendoza - presidente di una delle aziende di Baez - è stato imputato dello stesso reato. Al figlio di Báez gli sono stati congelati beni per 29 milioni di pesos, equivalente a 1,81 milioni di dollari.
È possibile che l’uomo di fiducia dell’ex presidente Néstor Kirchner e principale aggiudicatario delle opere pubbliche nella provincia di Santa Cruz (una vera roccaforte del kirchenismo) abbia basato la sua gestione sulla corruzione? I processi che sta collezionando Báez, da aprile 2016 ad oggi, suscitano qualche sospetto.
E se realmente viene confermato il giro di azioni illegali a lui imputate lo sdegno sarà inevitabile in un’Argentina macrista. La vita politica in Argentina si è caratterizzata per essere una vera bomba a orologeria. Prima ma anche dopo la dittatura, che ha lasciato la propria impronta. Un’impronta dove il terrore e la corruzione hanno dato vita ad un cocktail di sangue e morte, distruttivo e repugnante, con delle conseguenze orribili.
Il curriculum “giudiziario” di Báez, è iniziato con le prime indagini sulle attività commerciali sospettate di riciclaggio di denaro nel 2013. Quando il finanziere Federico Elaskar ammise, durante un programma televisivo, di aver portato via dal paese fondi milionari di Báez attraverso società aventi sede in Panama. Elaskar poi smentì le sue dichiarazioni davanti la Giustizia ma il caso riaffiorò dopo la diffusione in TV di alcuni video (risalenti al 2012) che ritraggono varie persone legate a Báez mentre contano milioni di dollari, nella sede di una finanziaria a Buenos Aires.
Così ad aprile scorso l’imprenditore fu tratto in arresto e lo scandalo travolse inevitabilmente Cristina Fernández ed il suo sposo, l’avvocato ed ex presidente Néstor Kirchner.
Dal 2013 ad oggi sono trascorsi tre anni. Tre anni di udienze e di polemiche. Come se di una telenovela si trattasse, anche il pubblico argentino ha assistito non soltanto al trambusto del governo di Cristina Fernández, ma anche ai malcontenti ed i missili lanciati dagli oppositori alla gestione del governo. La gestione di governo di una donna che - le fa onore ed è anche giusto dirlo -, nel tentativo di continuare la forma di governo del suo coniuge defunto, mise alcune cose al suo posto: nell’economia nazionale, nella cultura, in un paese dove i più indifesi e le classi popolari sembrano essere sommersi in un altro mondo e per molti aspetti nemmeno tenute in considerazione dai governanti che precedettero i Kirchner. Il governo di una donna che aveva carisma ed era promettente, finchè gli scandali non iniziarono a venire alla luce.
Ciò che nessuno immaginava, forse nemmeno l’opposizione stessa (forse nemmeno la stessa Cristina Fernández) è, che dietro così tanta popolarità e tanto carisma sembra esista nella Casa Rosada un dietro le quinte di corruzione che coinvolge altre persone molto vicine alla coppia presidenziale. Estranea o vincolata a questo retrobottega? Si vedrà.
Ad oggi l’amministrazione Kirchner-Fernández vive indubbiamente il tempo della verità. È sotto l’occhio vigile della giustizia e sotto l’occhio del popolo che ha portato al potere questi due leader che certamente hanno istituito dei governi dal segno anti imperialista e di radici ed essenza progressista. Ed è questa la ragione per qui tutta la vicenda non smette di sorprendere. È questa la ragione per cui molti sono rimasti stupiti al sentire le cattive notizie che emergono dal cerchio di fiducia di Néstor e Cristina.
C’è stata corruzione? Cospirazione politica e giudiziaria (come dice la stessa Cristina) per fare a pezzi lei e tutto ciò che rappresenta ideologicamente? Vedremo.
Aspetteremo la conclusione dei processi. Lo aspettiamo tutti, coinvolti e non. È chiaro, piena fiducia nella giustizia, che la Giustizia faccia il suo corso.

*Foto di copertina: www.clarin.com Gustavo Ortiz

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