L’imputato “Neneco” Acosta lascia l’aula sorridente
di Jean Georges Almendras
Viso pulito con la barba ben rasata, capelli tagliati, vestiti sobri e poi sempre quel suo sorriso smagliante che gli dona quasi un’aria infantile da bambino inoffensivo. È così che si è presentato nella sede giudiziaria di Asuncion, capitale del Paraguay, l’ex sindaco di Ypehjú Vilmar Acosta, alias “Neneco”, sospettato di essere il mandante dell’omicidio del giornalista Pablo Medina e della sua assistente Antonia Almada, avvenuto il 16 ottobre 2014, lungo una strada rurale di Villa Igatimí, Dipartimento di Canindeyú.
All'apertura dell’udienza preliminare per il duplice delitto, la difesa ha giocato la carta della ricusazione, uno stratagemma per rallentare il procedimento. Infatti, nemmeno il tempo di iniziare il processo che Vilmar Acosta si è alzato in piedi, sfoggiando un bel sorriso smagliante, ed è stato portato via dall’aula per essere ricondotto nel carcere di Tacumbú, in “attesa” del processo orale previsto dalla legge paraguaiana.
I volti dei presenti: poliziotti, operatori della giustizia, giornalisti e persone vicine al collega ucciso non sono riusciti a nascondere la rabbia e l’impotenza di fronte a questo imprevisto. Un imprevisto che comunque è conforme allo stato di Diritto vigente nella Repubblica del Paraguay.
Immediatamente i giornali hanno diffuso la notizia: “Neneco” riesce a bloccare l'udienza con una stratagemma”, ha scritto ABC. “Caso Pablo Medina, udienza “Neneco” nuovamente sospesa”, in Ultima Hora. Anche i notiziari radio e tv hanno riportato la notizia in apertura.
Cosa ha reso possibile questa mossa? La difesa dell’ex sindaco - accusato di omicidio doloso - ha ricusato il giudice Carlos Martínez di “odio e risentimento”. Secondo le norme vigenti in Paraguay la ricusazione dovrà essere studiata per dare continuità al caso. In ambito giudiziario questa mossa è uno strumento consueto al fine di ritardare le udienze preliminari che precedono il rinvio a giudizio.
Il giudice Martínez, che ovviamente dovrà chiedere che sia respinta la ricusazione ha dichiarato ai giornalisti che “non c’è motivo valido per il mio allontanamento”.
L’avvocato dell’accusa ha asserito che la posizione adottata dalla difesa dell’accusato “E' una beffa alla giustizia, perché tutta la struttura giudiziaria si è trasferita da Curuguaty ad Asunción”.
Secondo l’informazione avuta dalla stampa locale, il documento di ricusazione segnala che l’accusato (Vilmar Acosta) ha appresso da fonti affidabili che il magistrato in questione ha riferito “che una persona di cognome Arévalos (presunto ‘kapanga’ - collaboratore - di Neneco Vilmar Acosta) stava inseguendo sua moglie nella città di Curuguaty con fini loschi”. A questo proposito, ha scritto la stampa di Asuncion, l’ex sindaco di Ypejhú si svincola di qualsiasi relazione con le presunte affermazione e quindi sostiene che il giudice non potrebbe agire con “indipendenza e imparzialità” e teme che le sue decisioni siano influenzabili “dall’odio e dal risentimento verso la sua persona”.
Ricordiamo che il Tribunale pretendeva il rinvio a giudizio per il caso Medina. Non dobbiamo nemmeno dimenticare che il caso è rimasto paralizzato diversi mesi per una serie di motivi che solo lo scorso ottobre il Tribunale di Appello di Canindeyú è riuscito a districare.
Alla vigilia dell’udienza preliminare, i giornalisti di ABC Color si sono incontrati con il magistrato Sandra Quiñónez: “Uno deve essere sempre pronto. Si sa che il caso è complesso - ha detto - Abbiamo dovuto attendere quattro mesi per questa udienza, ma sono sorti diversi incidenti. Siamo arrivati ad oggi dove ci troviamo a difendere l’accusa che abbiamo già presentato. Abbiamo rispettato il termino di sei mesi, adesso è il momento di difendere la nostra posizione”.
Nel secondo anniversario del duplice omicidio, lo scorso 16 dicembre, la famiglia del giornalista ha sottolineato, durante l’atto commemorativo, che non si può parlare ancora di giustizia per il mortale attentato. E noi, come redattori, appoggiamo le loro parole sottolineando inoltre, che l’impunità sembra essere presente con maggiore forza in questo caso.
Vilmar “Neneco” Acosta è recluso (in attesa del processo) nel carcere di Tacumbú; Flavio Acosta, indicato come uno dei sicari che prese parte all’attentato e detenuto qualche mese fa in Brasile, attende l’estradizione in Paraguay per essere processato; Wilson Acosta, familiare di Neneco, indicato come il secondo killer che partecipò al tragico fatto, è ancora latitante.
C’è ancora qualche dubbio che il manto dell’impunità continui a coprire quei personaggi che hanno le mani tinte del sangue di Pablo Medina e Antonia Almada? Possiamo mettere in dubbio che in tutto questo tempo ci si è impegnati di più nel ritardare il processo? Infine appare singolare che un mezzo televisivo sia andato ad intervistare per circa un’ora l’accusato “Neneco”, nel carcere, concedendogli in questo modo l’opportunità di difendersi pubblicamente, pur non avendo ancora parlato in aula processuale di fronte al magistrato Quiñónez ed al giudice Carlos Martínez. Resta l'interrogativo che forse dalle ombre del potere siano stati mossi i fili affinché questo fosse possibile.
Credo che si avvicina l’ora di agire e di metterci in gioco prendendo coscienza di una realtà che ci prende a schiaffi cercando di allontanarci dalla giustizia.
Non possiamo permettere che questo avvenga, dobbiamo continuare a schierarci fino a quando sarà cancellato quel sorriso ironico dal volto di “Neneco”.
(1° dicembre 2016)
Foto di copertina: abc.com.py
Omicidio Medina-Almada: stratagemma della difesa impedisce udienza
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