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NEWS 261337di Fiorangela Altamura
In decine di università europee la proiezione di un documentario sul battaglione Azov, un'operazione simpatia per presentare i nazisti ucraini come patrioti europei

Un'aula universitaria all'Università di Salerno, a Fisciano. Proiettano "Maidan, The Aftermath", un documentario sul battaglione Azov, il reparto militare di ispirazione nazifascista che il governo ucraino scaglia contro le popolazioni del Donbass. Segue il dibattito. Quando mi sono alzata in piedi e ho preso parola non ho potuto che cominciare dal significato del progetto che sta dietro la presentazione del documentario, a Salerno e in altre 20 città d'Europa. Lo spunto di questa campagna è il terzo anniversario delle manifestazioni di piazza ucraine poi passate alla storia come EuroMaidan. Iniziarono pacifiche, confluirono in un colpo di Stato trainato da USA/NATO/UE e sfociarono in una guerra civile perché le popolazioni russofone dell'est non vollero sottomettersi.
Il documentario proposto è frutto di un programma finanziato da un'agenzia dell'UE che "sostiene i progetti meritevoli che rendono coesa l'Europa". L'Università di Salerno, tramite una società che organizza eventi e volontari, si è prestata a proiettarlo in anteprima in Italia.
Leggiamo nei dettagli dell'evento e ancor prima nella pagina che sponsorizza il documentario, dove si mostrano le magnifiche e progressive "prospettive dei giovani ucraini", per "spiegare la situazione ucraina ai cittadini europei".

In definitiva: per affrontare il tema della guerra in Ucraina si è scelto di raccontare il punto di vista di un giovane volontario del nazi-battaglione che combatte al fianco dell'esercito ucraino contro le popolazioni resistenti del Donbass, proclamatesi Repubbliche autonome.

Parlo al pubblico - poche persone - che ha appena assistito alla proiezione e vado dritta al nocciolo della questione. Questo documentario rappresenta una chiara scelta politica visto che l'UE ha voluto il golpe ucraino e sostiene l'attuale governo antidemocratico, in guerra contro la propria popolazione e nella cui compagine governativa vede partiti della destra estrema.

Il documentario umanizza la figura del giovane volontario del battaglione Azov e dei suoi amici, di cui mostra fidanzatine e famiglie, e passa per l'addestramento e i combattimenti di quelli che vengono presentati come patrioti liberatori contro l'aggressore russo.

Il moderatore ha tentato di sdrammatizzarne la portata politica e richiesto interventi che si attenessero al documentario in sé. Gli organizzatori hanno ammesso che si trattasse di una "prospettiva di parte" e fosse complicato segnare "la linea di demarcazione tra nazionalismo e degenerazione neo-nazista", ma naturalmente la discussione che si è sviluppata è stata tutta politica.
In aula c'erano anche giovanissime ragazze ucraine dei progetti Erasmus favorevoli all'azione del battaglione Azov. Due di loro sostenevano di aver conosciuto personalmente, a Mariupol, quei giovani che combattono "per l'orgoglio ucraino, per la libertà".
"Libertà da chi?", chiedevamo io e la compagna Svetlana -intervenuta a spiegare chi fossero questi volontari e di quali crimini si fossero macchiati- e loro zitte o flebilmente: "dall'invasione, ingerenza russa".
Le ragazze confondevano le aspirazioni a vivere in un paese democratico - essendo il loro modello quello degli altri paesi UE - con la negazione di ingerenze esterne e la degenerazione politica attuale che ha messo fratelli contro fratelli e fa dire loro "l'Ucraina non è mai stata unita". Quali sono i valori trasmessi adesso alla "generazione Erasmus" da questa Europa? L'Europa che vorrebbe unire i popoli, ma che incoraggia nuovi odi.
Solo una si è smarcata dalla propaganda occidentale.

Gli italiani presenti in sala, invece, non hanno preso espressamente posizione ma annuito alle nostre denunce, alle nostre ricostruzioni e infine ci hanno ringraziate per aver portato alla discussione un punto di vista imprescindibile e volutamente ignorato in partenza.

Abbiamo presentato le ragioni di chi sostiene i valori dell'antifascismo, dell'autodeterminazione dei popoli e della democrazia, abbiamo parlato delle ingerenze USA/NATO e della propaganda antirussa, abbiamo ricordato la tragedia di Odessa e i bombardamenti e le sofferenze che soffrono i civili, la resistenza dei partigiani del Donbass.

E di fronte al moderatore che continuava ad affermare "la guerra è brutta, mai più guerre", non ho potuto che concludere affermando che la pace può nascere solo dalla maturazione di una coscienza popolare che rifiuta le ingiustizie e pretende democrazia e giustizia sociale.

"Vogliamo la pace" è affermazione vana e inefficace se non accompagnata dalla rivendicazione dei propri valori e dal rifiuto degli obiettivi dietro i conflitti che si servono anche della sporca e subdola propaganda cui abbiamo dovuto assistere, in data 21 novembre 2016, in un'università pubblica italiana.

Tratto da: megachip.globalist.it

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