di Giuseppe Masala
Siamo di fronte ad un movimento epocale del capitalismo, sia dal punto di vista economico, che sociale e ideologico
Al di là delle considerazioni contingenti, vorrei far notare che le analisi sulla vittoria di Donald J. Trump sono di una povertà disarmante, legate agli stessi schemi che hanno impedito di prevedere almeno in parte questo risultato.
La disamina dovrebbe riguardare almeno questi punti:
1) Trump è l'imprenditore che si fa politico e non demanda più ai politici di professione la tutela degli interessi suoi (e del gruppo che rappresenta) come accade alla borghesia in genere. Sotto questo aspetto la parabola italiana di Silvio Berlusconi non è più un'anomalia mondiale ma un nuovo modo di fare capitalismo.
2) Trump rappresenta un vecchio capitalismo contrario al liberoscambismo e legato a produzioni classiche (dall'edilizia, alle armi leggere fino alle produzioni manifatturiere) ed è in contrapposizione al capitalismo post-moderno (rappresentato in senso classico da una politica di professione come Hillary) finanziario e tendente a comprimere i salari tramite le delocalizzazioni. Inevitabilmente anche una parte della biografia imprenditoriale di Trump è legata all'ubriacatura trentennale dell'Economia della truffa, ma la sua proposta politica attuale ha come nota dominante la critica a questa deriva del sistema.
3) Dal punto di vista della dottrina economica come definire la #trumpenomics? Forse è presto per parlare di questo ma la sua consigliera economica in campagna elettorale è per il Gold Standard (anche qui riemerge un capitalismo del passato che andava a braccetto con il manifatturiero, i dazi e il controllo di capitale. Un caso? Io non credo....). #Trumpenomics secondo altri sarà anche un Volker shock monetario 2.0. Gold Standard e Volker Shock possono andare a braccetto tra loro? Possibile, sì. Corollario: una politica monetaria di questo genere - qualora fosse veramente messa in pratica - sarà sì uno shock, non so per gli USA, di sicuro per l'UE. In tal caso l'Euro non avrebbe alcuna speranza di sopravvivenza.
4) Come si dispiegherà un'eventuale politica economica come quella di cui al punto 3 in un'epoca in cui conteranno sempre di più le criptovalute?
5) Ri-localizzazione delle attività manifatturiere in USA significherà più lavoro per la classe media e proletaria, oppure a causa dell'innovazione robotica continuerà l'inverno dello scontento? Cioè: le aziende possono pure riallocare fattori produttivi sul suolo statunitense, ma con i robot è difficile (anzi, è impossibile) che ci sia una ripresa dell'occupazione e dei salari come negli anni '50 del secolo scorso.
6) Questo strano presidente-capitalista che parla di protezionismo vuole abbandonare la Nato e dunque sarebbe isolazionista anche in politica estera, e dunque non imperialista. Vero? Possibile? Non sappiamo ancora. Il partito repubblicano ha ancora moltissime connessioni con la galassia neocon, in grado di pesare. Vedremo i rapporti di forza reali.
7) Quali e quante altre nazioni avranno il loro BerlusTrump imprenditore taumaturgo?
8) Varie ed eventuali.
Ecco, di queste cose bisognerebbe parlare. Comunque siamo di fronte ad un movimento epocale del capitalismo, sia dal punto di vista economico, che sociale che ideologico. E se non era Trump era un altro.
Tratto da: megachip.globalist.it