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di Jean Georges Almendras, inviato speciale in Paraguay
Sono trascorsi due anni dall’omicidio del giornalista Pablo Medina e della sua assistente Antonia Almada avvenuto in Paraguay. Settecentotrenta giorni da quel 16 ottobre del 2014, quando alle due del pomeriggio circa, lungo una strada rurale di Villa Ygatimi, due uomini fermarono il camioncino guidato da Medina e crivellarono di colpi lui e una delle due assistenti che lo accompagnavano. Ad oggi non possiamo ancora dare la notizia che i mandanti siano stati condannati.
Da quel terribile giorno, che vide scorrere ancora una volta sulla terra paraguaiana il sangue di chi aveva osato affrontare con carta e penna i narcos della regione, possiamo solo dire che l’impunità regna ancora sovrana.
Il doppio crimine è ancora impunito. Perché?
Nonostante siano stati catturati il presunto mandante del doppio crimine, l’ex sindaco di Ypejhú Vilmar “Neneco” Acosta e uno dei presunti esecutori materiali Flavio Acosta, la giustizia paraguaiana non è riuscita ancora a definire le responsabilità e condannare i due detenuti. Anzi, la polizia non è riuscita ancora a catturare il secondo sicario Wilson Acosta.
Vilmar Acosta, recluso nel carcere di Tacumbú, mediante degli stratagemmi legali dei suoi avvocati, cerca di dilungare il processo che dovrà affrontare. Dall’altra parte, in Brasile, si trova in attesa di estradizione l’altro detenuto, Flavio Acosta, il cui avvocato ricorre ad ogni sorta di manipolazioni per ritardare l’estradizione in Paraguay.
In definitiva, per l’opinione pubblica ci sono stati dei passi avanti nel caso Medina. Ma in realtà ciò non corrisponde alla realtà. Non possiamo, in onore alla verità, far credere o convincere l’opinione pubblica, che tutto fila liscio nelle indagini della polizia sul duplice omicidio.
Apparentemente ci sono dei progressi. Ma in realtà la giustizia sembra imbavagliata, come se fosse bloccata od ostacolata. Non sono ancora in grado di dire pubblicamente alle famiglie delle due vittime che finalmente giustizia è fatta.
La giustizia paraguaiana è ancora debitrice.
Dall'altra parte il giornalismo e la comunità paraguaiani seguono attentamente gli eventi riguardanti il caso e non dimenticano i loro martiri. È così che i giornalisti paraguaiani ed i lavoratori del quotidiano ABC hanno programmato per lo scorso 16 ottobre una serie di manifestazioni in commemorazione di Pablo Medina. E anche noi, di Antimafia Dos Mil, abbiamo organizzato delle attività in ricordo del giornalista che collaborava con le nostre redazioni e che faceva parte del nostro fronte contro la mafia e a favore della verità.
Per dovere morale, erano presenti, anche in rappresentanza di AntimafiaDuemila, la Redazione di Antimafia Uruguay, i giornalisti della Redazione dell’Argentina Matías Guffanti e Ramiro Cardoso di Rosario, Raúl Blazquez e Alejandro Díaz della provincia di Cordoba, i redattori di Antimafia Paraguay, Jorge Figueredo, Omar Cristaldo e Félix Vera, oltre ai familiari di Pablo Medina. Abbiamo organizzato per commemorare questo triste giorno alcune manifestazioni nella stessa città di Curuguaty, Dipartimento di Canindeyú, e ad Asunción, capitale del Paraguay.
La sera del sabato 15 ottobre è stato proiettato il documentario “Pablo” nel salone parrocchiale della Plaza 34 Curuguateños, dove i presenti hanno manifestato il loro pieno disaccordo con i progressi delle indagini annunciati dalle autorità.
Il giorno dopo è stata la volta dell’atto commemorativo vero e proprio in una delle ali centrali della principale piazza di Curuguaty, zona che vive una forte presenza di narcotrafficanti e che è letteralmente circondata da piantagioni di marijuana clandestine, dove la mano d’opera, per un 90%, proviene dalla città e zone limitrofi.
A questa iniziativa hanno partecipato come relatori (verranno pubblicati gli interventi integrali) il direttore di Antimafia Dos Mil Paraguay, Jorge Figueredo, la dirigente campesina Ana Mujica, Francisco Medina, fratello del giornalista ucciso, il giornalista Ramón Ruiz della radio communitaria Popular ed i giornalisti Matías Guffanti, Omar Cristaldo, Raúl Blazquez e Giorgio Bongiovanni Direttore e fondatore di AntimafiaDuemila in videochiamata dall’Italia.
Alla conclusione dell’atto commemorativo relatori e pubblico hanno manifestato per le vie della città di Curuguaty, portando dei cartelloni e rivendicando giustizia per i due martiri e per tutti i giornalisti uccisi in Paraguay, fino a raggiungere la piazza che porta il suo nome, Plaza Pablo Medina, a lui dedicata l’anno scorso; scelta che trovò d’accordo i consiglieri della città, ad eccezione di due di loro, Agustín Pío Ramirez e Julio Colman. Alcuni familiari e conoscenti di Pablo Medina hanno preso la parola ed esaltato i suoi valori personali.
Il giorno dopo e grazie alla collaborazione dei senatori Arnaldo Giuzzio e Eduardo Petta è stato proiettato il documentario “PABLO”, realizzato da Antimafia Dos Mil Uruguay, nella sala bicamerale del Congresso Paraguaiano. Nel corso della presentazione hanno preso la parola il Senatore Petta, presidente della Comisión de Prevención y Lucha contra el Narcotráfico y Delitos conexos, Santiago Ortiz del sindacato di giornalisti paraguaiani, il giornalista Matías Guffanti e Omar Cristaldo, oltre a noi autori del documentario. Presente anche il giornalista Idilio Méndez. Alla proiezione è seguito un dibattito estremamente costruttivo perché il molti hanno aderito allo spirito di denuncia del crimine organizzato che emerge nel materiale esibito e hanno sottolineato l’importanza della lotta contro la narco politica nel Paraguay, dove il presidente Horacio Cartes è indicato come uomo strettamente legato a pratiche delittuose nel passato e sospettato di vincoli con il narcotraffico.
Prima della presentazione del documentario è stato fatto sentire integralmente l’intervento del giorno precedente, durante l’atto commemorativo, del giornalista Giorgio Bongiovanni, direttore della rivista AntimafiaDuemila che ha sede a Palermo, in Sicilia (Italia).
Riportiamo a seguito l'intervento integrale di Giorgio Bongiovanni.
“Oggi per me è un giorno indimenticabile. Ricordare Pablo Medina, amico nostro fraterno, collaboratore della rivista Antimafia, giornalista integro, incorruttibile, onesto. Giornalista investigatore che cercava la verità e che spesso la trovava riguardo l’alleanza tra la Mafia ed il narcotraffico ed i potenti in Paraguay. E' giusto ricordare insieme chi era Pablo. Ma abbiamo l’obbligo di cercare la verità su chi lo ha ucciso realmente. Il personaggio in prigione, Neneco Acosta, presunto mandante del delitto di Pablo e di Antonia, ha negato tutto. Ovviamente è un bugiardo, perché le prove raccolte fino adesso dimostrano che la morte di Pablo l’ha chiesta lui. Ma lui è una marionetta, uno dei tanti personaggi narcos che, purtroppo, ci sono in Paraguay e nel Cono Sur, in Sudamerica, al servizio di persone potenti. Mi sarebbe piaciuto che il presidente della Repubblica paraguaiana fosse lì con voi a dare la sua testimonianza, ma non c’è. Mi sarebbe piaciuto che il capo, il capo del giornale dove lavorava Medina, fosse lì, ma non c’è.
Credo che ci sono senatori e deputati onesti, che ricordano Pablo, ma non è sufficiente. Dovrebbe essere il presidente della repubblica a ricordare Pablo, e segnalare chi sono i narcotrafficanti milionari dentro lo Stato paraguaiano, dove sono le indagini della polizia investigativa antinarcos, cosa stanno facendo, dove sono i soldi, i miliardi di dollari che vengono riciclati lì? Chi sono i mafiosi italiani che comprano la droga del Paraguay per farla arrivare in Italia e negli Stati Uniti? Cosa fa l’intelligence del Paraguay per scoprire questo?. O dobbiamo avere il dubbio che l’intelligence, ed il presidente stesso della Repubblica, siano coinvolti? A me non piace pensare così, ma se loro non si fanno vedere, non dicono niente e il Paraguay continua ad essere un paese di narcotrafficanti significa che i giornalisti come Pablo Medina moriranno ancora.
Io vedo in pochi senatori e deputati il vero Paraguay, ma la cupola mafiosa del potere paraguaiano, prima o dopo, il popolo lo deve smascherare. Il popolo deve fare una rivoluzione, togliere dai vertici del potere quei mafiosi, perché la morte di Pablo Medina l’hanno voluta i grandi funzionari dello Stato che sono coinvolti nel narcotraffico. Perché Pablo arrivava fino a loro. Pablo non ha denunciato solo Neneco Acosta, una marionetta, un ciarlatano, un furfante della delinquenza, lui mirava e arrivava a livelli alti del narcotraffico paraguaiano.
Mi fa pena lo stesso Neneco che mente altrimenti lo uccidono. Se lui fa i nomi dura un giorno dentro il carcere. Quindi non dobbiamo aspettare niente da Neneco, dobbiamo chiedere, gridare, denunciare lo stato, gli uomini di Stato del Paraguay, i grandi capi delle tv paraguaiane, i grandi capi del giornalismo paraguaiano che tacciono e non parlano. Ora sto parlando dall’Italia, ma le stesse cose le dirò in faccia uno ad uno ai capi dello Stato paraguaiano. Glielo dirò lì in Paraguay, perché non ho paura della morte, assolutamente perchè è come se mi sentissi, da siciliano, un po' discepolo dei nostri martiri come Falcone e Borsellino. Ricordare Pablo per me è cercare la verità, trovarla, smascherare gli anticristi che sono nella cupola dello stato del Paraguay che hanno voluto la morte di Pablo. Questo è per me ricordarlo, altrimenti significa ucciderlo ancora, prendendoci gioco del suo martirio. Quindi gridiamo libertà al Paraguay, che il popolo si alzi e cerchi la verità. Alla famiglia Medina prometto che i miei occhi non si chiuderanno prima che trovi la verità sul vostro amato Pablo e sui suoi fratelli. Io so chi li ha uccisi, so nomi e cognomi, sto cercando le ultime prove per smascherarli di fronte al popolo paraguaiano. Questo glielo prometto di fronte a Dio. Grazie”.
(17 Ottobre 2016)
VIDEO
Manifestazione per Pablo Medina nella Plaza 34 Curuguateños
Presentazione del documentario “Pablo” nel Congresso paraguaiano
Giustizia per l'omicidio di Pablo Medina, un conto ancora in sospeso
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