da huffingtonpost.it
"Avrò avuto otto anni quando mi prese da parte e mi fece un discorso sulle droghe. Ammise di averle provate quasi tutte, ad eccezione dell'eroina. Ma poi mi avvertì: 'Il vero uomo non ha bisogno di quelle schifezze'". E' il racconto in una intervista via Skype al Corriere della sera di Sebastißn Marroquín, primogenito di Pablo Emilio Escobar Gaviria, il re del traffico di droga del cartello di Medellín.
Marroquín, al secolo Juan Pablo Escobar, oggi vive a Buenos Aires, dove è architetto e dove si è rifugiato dopo la morte di suo padre e dopo un giuramento solenne al cartello avversario di Cali in cui prometteva di stare alla larga dalla Colombia e dal traffico di droga. Il padre, racconta, "era un uomo pieno di contraddizioni. Amava alla follia la sua famiglia. Aveva costruito per noi una hacienda, Nßpoles, e l'aveva riempita di animali esotici per farci divertire. Ma allo stesso tempo ordinava omicidi e uccideva, senza pensare alle conseguenze. Trafficava droga, eppure mi sconsigliava di usarla, senza vietarmela perché conosceva gli effetti del proibizionismo sul mercato. Amava mia madre ma la tradiva".
Il novembre scorso un contadino ha scoperto un altro nascondiglio con 600 milioni di dollari del cartello di Medellín. Che effetto le fa non possedere nulla di quella fortuna? "Devo solo ringraziare i nemici di mio padre che dopo la sua morte ci hanno tolto tutto. Se così non fosse stato, io sarei diventato Escobar 2.0 e oggi sarei morto".
Tratto da: huffingtonpost.it
In foto: Pablo Escobar con il figlio Juan Pablo davanti alla Casa Bianca (© Sebastián Marroquín)