di José Proal
“Agli inizi del secolo XXI, il pianeta Terra, nella sua ricchezza e diversità di forme di vita, con una popolazione superiore ai 6 miliardi di esseri umani, si trova ad affrontare una grave crisi dell’acqua. Tutto sta a indicare che la situazione va di male in peggio e che continuerà questa tendenza se non vengono attuate delle azioni correttive. Ma la vera tragedia è l’effetto che ha sulla vita quotidiana della gente povera. La maggior parte delle malattie nei paesi poveri è strettamente correlata al consumo di acqua inquinata, la gente è costretta a vivere in ambienti degradati, lottando per la sopravvivenza e per dare un’educazione ai loro figli”. Questo è quanto hanno dichiarato le Nazioni Unite nel loro Rapporto dello Sviluppo Mondiale dell’Acqua (UNESCO): “Acqua per la Gente, Acqua per la Vita”.
L’acqua occupa tre quarti della superficie del nostro pianeta, il 97 % è costituita dagli oceani e soltanto il 2,5 % è acqua dolce. Il 68,9% dell’acqua dolce disponibile è contenuta nei ghiacciai e nelle nevi perenni, il 30,8 % si trova nelle falde sotterranee e solo il rimanente 0,3% è costituita dai laghi e fiumi. È evidente, allora, il perché negli ultimi tre decenni, la legislazione ambientale mondiale si è focalizzata nella tutela degli elementi di acqua dolce, considerando la scarsità idrica.
Il consumo di acqua pro capite aumenta giorno per giorno legato ad "un migliore stile di vita" e alla crescita demografica. Ne deriva l’innalzamento della percentuale del fabbisogno di acqua e tenendo in considerazione le variazioni spazio temporali dell'acqua disponibile, ci troviamo in una situazione in cui l'acqua destinata ai nostri diversi utilizzi inizia a scarseggiare determinando l’attuale crisi dell'acqua e, a livello mondiale, le dispute per il suo possesso.
Secondo l'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), l'acqua potrebbe trasformarsi nel movente che farà scoppiare le guerre del presente secolo. Sono 51 i paesi nel mondo a rischio di conflitti per l’accesso alle risorse idriche nei prossimi 10 anni. Attualmente ci sono forti tensioni tra Turchia, Siria ed Iraq per il Fiume Éufrates; tra Israele, Palestina, Giordania e Libano per il Fiume Giordano e la falda acquifera della zona occidentale. In Africa, ci sono anche dispute tra il Sudan del Nord e Sudan del Sud per l'acqua dei bacini transfrontalieri; tra Egitto e Sudan, e tra Sudan ed Etiopia per il Fiume Nilo, e molti dei conflitti tribali attuali in Libia ed in altri paesi del Sahara hanno la loro origine nel controllo dell'acqua nelle distinte regioni. Nell’Estremo Oriente esistono gravi problemi per la gestione del Fiume Ham tra la Corea del Nord e Corea del Sud; ugualmente vi è tensione tra Pakistan e l'India, da qualche decennio ormai, per il controllo delle frontiere, e dell'accesso all’acqua. In America del Sud esistono divergenze tra Bolivia e Cile. La Bolivia ha presentato un’istanza internazionale rivendicando uno sbocco sul mare, e anche in America del Nord la conflittualità tra Messico e Stati Uniti sembra accentuarsi ancora di più per il controllo delle acque del Fiume Bravo.
Il rapporto tra la disponibilità di acqua contro il fabbisogno di questa risorsa da parte della popolazione presenta grandi disparità nei diversi continenti: 15% contro l’8% in America del Nord e Centro (bilancio positivo); 26% contro il 6% in Sud-America (bilancio molto positivo); 8% contro il 13% in Europa (bilancio negativo); 11% contro il 13% in Africa (bilancio negativo); 36% contro il 60% in Asia (bilancio molto negativo), e 5% contro l’1% in Australia ed Oceania (bilancio positivo), la maggiore problematicità idrica la vive il continente asiatico, il quale ospita più della metà della popolazione mondiale e che possiede solo il 36% delle risorse d'acqua dolce disponibile a livello mondiale. Si stima, inoltre, che nei prossimi due decenni, il consumo mondiale dell'acqua subirà un incremento del 40%.
L’utilizzo umano dell’acqua dolce a livello mondiale nelle diverse attività risponde ad un 70% destinato ad uso agricolo, 22% ad uso industriale e solo l’8% ad uso domestico. Questo in quelle comunità e regioni che ne hanno disponibilità, anche se negli ultimi decenni, tutte le regioni del pianeta, senza eccezione, si sono viste colpite da prolungate e ricorrenti siccità o da inondazioni, e da innumerevoli disastri naturali di diversa indole, causati dal cambiamento climatico e dal riscaldamento globale che, per molteplici aspetti, ha rotto il delicato equilibrio ecologico della nostra unica casa: la Terra.
Si teme che il cambiamento climatico accentui ulteriormente lo stato già sofferente delle risorse idriche a causa delle attività economiche, dell’utilizzo del suolo e dell’urbanizzazione, così come della crescita demografica. Le nevi perenni, i ghiacciai e le calotte polari svolgono un ruolo cruciale per quanto riguarda la disponibilità di acqua dolce. Secondo le proiezioni del Panel intergovernativo sul Cambiamento Climatico (IPCC in inglese), la perdita di volume globale dei ghiacciai e delle calotte glaciali negli ultimi decenni subirà un’accelerazione durante il secolo XXI. Fatto in sé che influirebbe negativamente sulla disponibilità di acqua e sulla produzione di energia idroelettrica, alterando i flussi di questo elemento legati alle stagioni, in quelle regioni che ricevono acqua e neve dalle principali cordigliere, dove attualmente vive più della sesta parte della popolazione mondiale. Tale accelerazione provocherebbe inoltre un innalzamento delle temperature dai 3 ai 5 gradi.
Il panorama che si scorge all’orizzonte è certamente incerto ed inquietante. Gli esperti nel tema affermano che tra gli anni 2025 e 2030 la scarsità dell'acqua sarà un problema insostenibile se non si prendono sul serio tutte le previsioni inquietanti e si mettono in atto iniziative mirate a risolvere questa problematica che mette a rischio l’esistenza e l’evoluzione stessa dell'essere umano. I modelli che analizzano gli effetti del cambiamento climatico calcolano che nel 2050 la domanda di acqua per coprire le necessità di nove miliardi di abitanti nel mondo sarà di circa 4.900 km. cubi di acqua, invece dei 3.350 km. cubi che coprono le nostre necessità attuali, e se non si intraprendono delle iniziative che mirino ad una riduzione del consumo, l’abbinamento di cambio climatico e crescita demografica daranno origine ad una scarsità generalizzata. Difatti, il Programma Ambientale delle Nazioni Unite (UNEP in inglese) ha identificato i due problemi più angoscianti del nuovo millennio: la scarsità idrica ed il riscaldamento globale.
L'acqua si erge come motivo di fondamentale importanza nella conflittualità sociale e politica tra comunità di questo secolo; diversi studi indicano che da oltre un decennio il pianeta si incammina verso la scarsità idrica, al punto che, nel 2025, la domanda sarà, almeno, un 50% superiore alla capacità reale di somministrazione. Di conseguenza, quelle nazioni che dispongono di riserve importanti saranno oggetto di enormi pressioni e di saccheggi violenti, così come succede adesso con le risorse energetiche.
In questo stato di cose si inserisce anche il forte dissenso esistente tra chi sostiene che l'acqua deve essere considerata un bene sociale, strettamente legata al diritto alla vita, e chi invece la considera un bene commerciabile come qualsiasi altro, così come avviene attualmente con il grano e le leguminose.
È la confluenza di diversi fattori ad aggravare ulteriormente la condizione di stress idrico:
1. Educazione: l'acqua potabile è una risorsa apparentemente abbondante, il che ha fatto sì che in molti posti del mondo sia considerato inesauribile ed economico, una visione questa che impedisce di valorizzarla nella sua giusta dimensione.
2. Qualità: oltre 2, 4 miliardi di esseri umani, distribuiti in 31 paesi, hanno accesso in qualche modo all’acqua, ma senza che compia le specifiche norme di risanamento. Alcuni dati attuali che fanno riflettere: su quattro persone, una non ha accesso all’acqua potabile; ogni otto secondi muore un bambino nel mondo per aver bevuto acqua inquinata; più di cinque milioni di persone muoiono ogni anno per l’utilizzo di acque inquinate.
3. Gestione e distribuzione: la maggior parte dell'acqua dolce è utilizzata in agricoltura e oltre il 60% si perde nei sistemi di irrigazione a causa dell'inefficienza dei metodi; inoltre oltre la metà dell'acqua potabile nei paesi in via di sviluppo si perde nelle reti di distribuzione.
4. Illegalità: nel 60% sopra menzionato si inserisce il furto per allacciamenti illegali e perdite per vandalismo.
5. Infrastrutture: la costruzione dei sistemi idraulici richiesti per soddisfare la richiesta dei differenti settori (agricolo, industriale, domestico e servizi vari, compresa la distribuzione di corrente elettrica), è insufficiente e mal pianificata, a ciò si aggiungono gli sprechi e l’evaporazione di oltre il 70% dell'acqua che potrebbe essere raccolta nella stagione delle piogge.
6. Sociale: in funzione della crescita della popolazione, c’è comunque un consumo eccessivo di acqua. Dalle informazioni che abbiamo il consumo globale di acqua dolce è aumentato di sei volte, mentre la popolazione lo ha fatto solo nell'ordine di tre.
7. Politico: un fattore di forte squilibrio è il fatto che le persone con minori entrate sono quelle che pagano di più per il servizio, mentre ne hanno minore disponibilità. Negli ultimi tempi, grandi corporazioni sono riuscite ad avere il controllo dell'acqua in molte regioni del pianeta ed è fattibile che non sia lontano il giorno in cui poche aziende avranno il controllo del 75% di questa risorsa vitale. I governi devono essere fedeli al principio di tutela della gestione di questo bene naturale, e non cedere nemmeno di fronte al pretesto di un miglioramento nella somministrazione del servizio.
8. Prepotenza e corruzione: la maggior parte delle aziende nei paesi in via di sviluppo versano le loro acque reflue senza previo trattamento direttamente nei bacini più immediati, senza un minimo grado di coscienza, inquinando fiumi, laghi, lagune, coste e, quindi, le falde acquifere, che vengono contaminate per effetto di lisciviazione ed altri fenomeni associati. I governi non intervengono ufficialmente e spesso si limitano ad applicare le proprie normative per versamento di agenti contaminanti.
Il Nuovo Ordine Mondiale non garantisce la distribuzione equa di questa risorsa naturale, né il rispetto delle fonti naturali di acqua dolce esistenti, contribuendo a creare un panorama ancora più desolante. È per questo motivo che i governi di tutti i paesi del mondo devono prendere decisioni concordate, intelligenti e giuste, partendo dal presupposto di base che questa risorsa è un bene sociale e un indiscutibile diritto per la vita, e in questo modo allontanare lo spettro terrificante di un prossimo conflitto mondiale.
Riferimenti:
1. Reporte del Desarrollo Mundial del Agua: “Agua para la gente, agua para la vida”. (UNESCO, 2003) http://unesdoc.unesco.org/images/0012/001295/129556e.pdf
2. Conversus: Revista del Instituto Politécnico Nacional. (2009). Multiverso y El segundo problema mundial del milenio: El agua. No. 77
*Foto di Copertina: www.mineríaurbana.org
*Foto 2: www.taringa.net
*Foto 3: www.mendozapost.com
*Foto 4: www.es.slideshare.net
*Foto5: www.es.slideshare.net