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caceres bertaL’Honduras o, se preferite, la tomba degli attivisti per l’ambiente. Non bastassero i dati diffusi da Global Witness, ong che funge da osservatorio in questo senso e che parla di 101 morti ammazzati nei cinque anni che vanno dal 2010 al 2014, dall’altra notte si conta un cadavere in più. Quello di Berta Càceres, fondatrice e portavoce combattiva del Consiglio dei popoli indigeni dell’Honduras, voce critica nei confronti del governo honduregno e degli Stati Uniti, vincitrice nel 2015 del premio Goldman per l’Ambiente, accusata di terrorismo e più volte arrestata e processata dal governo.

Confusa la dinamica. Tante le voci. I media latinoamericani non specificano e parlano di omicidio avvenuto nella città di La Esperanza a un paio di centinaia di chilometri da Tegucicalpa. La polizia minimizza, parla di rapina e colloca il fatto nell’appartamento della militante ecologista. Ladri, dunque, giunti durante la notte che avrebbero sorpreso la Càceres nel sonno. Chi alza il tiro, al contrario, è la famiglia della donna, con sua madre che dice “noi tutti sappiamo” e trova il movente “nelle sue battaglie”. Battaglie per le quali era stata ripetutamente minacciata e costretta a portare i propri figli in Argentina.

In particolare, la donna aveva guidato la comunità di Rio Blanco nella lotta contro la realizzazione del complesso idroelettrico Agua Zarca sul Rio Gualcarque. Un fiume considerato tradizionalmente sacro e fondamentale risorsa idrica per circa 600 famiglie che vivono nella foresta pluviale. L’impianto era stato approvato senza il consenso della comunità,  contravvenendo alla Convenzione sul diritto all’autodeterminazione dei popoli indigeni.

Tratto da: narcomafie.it

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