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NEWS 256990di Giulietto Chiesa
Una lettrice russa descrive i gravi problemi della società russa odierna. La risposta di Chiesa li lega a una crisi sistemica globale



Stimato signor Chiesa,
seguo le sue pubblicazioni e quasi sempre condivido la sua opinione (e tutti noi le siamo molto grati per l'affetto e la comprensione che lei mostra verso la Russia, cosa che è rara anche tra i russi).
Lei ribadisce che negli ultimi tempi la Russia ha cominciato a difendere i propri interessi; che in Siria "Putin si e mosso in modo molto pragmatico... per difendere i propri interessi strategici... e anche quelli nazionali". Tuttavia ha senso difendere gl'interessi del popolo nell'arena internazionale, se poi li si ignora all'interno del paese? Il nostro interesse principale è quello di restare russi. E ciò difficilmente è possibile quando, ad esempio, l'istruzione si trova in condizioni di collasso. I bambini non sanno chi fossero Kutuzov e Napoleone, chi fosse il maresciallo Zhukov. Io lavoro con i bambini e so che i bambini del nostro tempo sono nella loro grande maggioranza "homo videns", come lei con precisione definisce questo tipo di persone.
Un altro importante interesse nazionale è la salute del popolo. Lei certo avrà sentito che da noi, perfino a Mosca, si chiudono gli ospedali. E che dire di città come la nostra, di 20 mila abitanti (io potrei dire molto di più a proposito della nostra organizzazione sanitaria). E nei villaggi di campagna di medici non ce n'è più l'ombra. Lei ha detto, giustamente, che nel Donbass i vecchi muoiono senza alcun aiuto. Da noi nei villaggi accade la stessa cosa, sebbene qui non ci sia la guerra. E da noi è di moda maledire "i ruggenti anni '90". Lei si ricorda di quel taxista di Kaluga che diceva: "Noi siamo qui e da qui non ci siamo mossi"? Ecco io voglio ripetere qui le sue parole: "Noi non ci siamo mossi in nessuna direzione da quegli anni '90". Solo la retorica è cambiata, ma al potere sono rimasti quegli stessi liberali (forse un pochino più moderati). Noi non abbiamo una politica interna, e dunque difficilmente potremo sostenere a lungo una politica estera autonoma, Ed è problematica l'idea di difendere qualcuno, quando noi non siamo in grado di difendere noi stessi. Non escludo che nel nostro popolo stiano avvenendo quei processi che si oppongono al degrado, ma, se vi sono, procedono molto lentamente e sicuramente non sono prodotti dall'alto.
Le scrivo anche se non conto su una sua risposta. Semplicemente ho pensato che lei possa essere interessato a conoscere il punto di vista di una provinciale. Lei incontra i moscoviti e sa ciò che accade a Mosca, ma Mosca è cosa assai differente dal resto della Russia. Lei sta facendo, probabilmente, la cosa più importante: dire la verità alla gente. Per questo è decisivo per lei avere l'informazione quanto più possibile completa e obiettiva.

Julia Jusupova


Cara Julia,
pubblico la sua lettera in modo che siano in molti, in entrambi i paesi, a poter riflettere sulle sue parole. Credo che la sua opinione sia condivisa da molti russi. E' vero che io frequento i moscoviti, in prevalenza, ma le assicuro che non mi limito (non mi sono mai limitato) a frequentare l'intelligencija di Mosca e San Pietroburgo. E ho viaggiato, e viaggio tuttora, in lungo e in largo nella Russia odierna. Dunque confermo il suo giudizio e la sua descrizione. E anche la sua valutazione politica. C'è troppa gente, anche nei centri di potere e di direzione politica della Russia, che ancora pensa all'Occidente come all'impero del Bene. Lo fanno per ignoranza e per tornaconto. Molti non si rendono conto che la crisi mondiale viene dall'Occidente e che imitare l'Occidente è oggi una cosa insensata, che ci poterà tutti al disastro, visto che l'Occidente va verso il disastro. Molti continuano a pensare che il modo migliore per affrontare la crisi sia di cedere alle pretese occidentali. E non si rendono conto che neanche il cedimento sarà in alcun modo salvifico.
Ma lei ha ragione anche in un senso più profondo. Che la Russia debba essere riformata non c'è alcun dubbio. La sua vulnerabilità attuale è proprio dovuta alla sua dipendenza dal mercato occidentale, dalla finanza occidentale, dalla credenza diffusa nei gruppi oligarchici che le favole di Wall Street e della City of London siano verità. La Russia dev'essere riformata intellettualmente e moralmente. Molti intellettuali interpretano la crisi mondiale, planetaria, con gli stessi, miopi criteri dei grandi centri del dominio mondiale. E dunque collocano la Russia al traino di altri interessi. E non c'è dubbio che questa intelligencija non sia in grado di rappresentare gl'interessi del popolo. Chi non usa la metropolitana di Mosca è difficile che sappia cos'è il popolo di Mosca, e neanche il popolo russo.
Io vedo e percepisco un risveglio dal basso, che dev'essere aiutato e incentivato dall'alto. Questo risveglio ha una grande forza nascosta in sé e costituirebbe una risorsa straordinaria. Ma questo comporta la costruzione di strumenti di partecipazione, di democrazia, che ancora non ci sono. Solo un consenso attivo può liberare un'enorme energia. Ed è così come dici: non si può a lungo esercitare una forte difesa dell'interesse russo sul piano internazionale senza risanare la società russa e senza difendere i diritti dei suoi cittadini, la giustizia, la solidarietà, l'uguaglianza.

Giulietto Chiesa

Tratto da: megachip.globalist.it

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