di Jean Georges Almendras* - 6 giugno 2015
Secondo la polizia, che indaga sul caso, Wilson Acosta potrebbe anche reagire sparando
"Il cerchio della polizia attorno a Flavio e Wilson Acosta, rispettivamente nipote e fratello di "Neneco", si sta stringendo e crediamo si trovino ancora in Paraguay, in un'ampia zona di campi di marijuana, vicino alla frontiera con il Brasile”. E' così che il Commissario César Silguero, del Dipartimento di ‘Investigación de Delitos’ della Polizia Nazionale, commenta riguardo alle indagini sugli assassini di Pablo Medina ed Antonia Almada, ancora oggi latitanti. Lo abbiamo incontrato nel suo ufficio, in via Azara, al centro della città di Asunción. Sia Silguero che il suo collega Gilberto Fleitas hanno avuto un ruolo importante nelle indagini sul duplice omicidio. Dopo l’arresto di Vilmar "Neneco" Acosta, avvenuto lo scorso 5 marzo nella regione di Caarapó, in Brasile, le autorità della polizia stanno intensificando gli operativi alla ricerca dei due sicari che misero fine alla vita del giornalista e della sua assistente.
"I due sono stati imputati, dopo essere stati pienamente identificati e c’è già un processo a loro carico – ha aggiunto Silguero - Sulla loro testa pende un ordine di cattura internazionale. Il loro arresto è una delle nostre priorità. Non esistono dubbi sul loro coinvolgimento diretto nel duplice omicidio. Nell’ambiente dove si muovono sono dei ‘cadaveri politici’, perché hanno perso potere. Ignoriamo se hanno o meno risorse finanziarie. Prima delle due morti, il sistema di potere mafioso che Vilmar Acosta esercitava nella zona non si era spezzato. Ma il colpo criminale ha provocato una spaccatura. Una reazione inattesa, che ha fatto perdere potere ai due sicari e a Neneco stesso”.
Il Commissario ha poi puntualizzato che nella zona dove si sospetta siano nascosti i due individui, ci sono squadre di polizia che lavorano praticamente senza sosta.
Non solo. Secondo Silguero “Vilmar Acosta stesso era già più esposto. Cioè, era fuori del sistema mafioso durante la sua latitanza. Ecco perché la polizia del Dipartimento di “Investigación de Delitos’ lo raggiunge fuori dal territorio paraguaiano. Vilmar ‘Neneco’ Acosta non aveva più lo stesso sostegno su cui contava nei suoi tempi di politico. Non bisogna dimenticare che all’epoca dei fatti lui era sindaco e rappresentava un partito politico. È logico pensare che per arrivare a tale carica lo abbiano sostenuto altri politici, ovviamente del suo partito. Ora, che è detenuto e cerca di evitare l'estradizione, potremmo dire che è solo”. Rispondendo alla domanda sulle personalità dei due latitanti il Commissario ha risposto che Wilson è letteralmente un killer, molto noto nella zona. “È un uomo che infonde paura che spaventa. E precisamente 'Neneco' lo sceglie per questo motivo. Wilson, ha fama di sicario. Flavio ha un profilo differente. Non è un bullo del calibro del fratello di Vilmar. Wilson era soprannominato ‘Il Milico’. Ciò rende l'idea del concetto che hanno della sua persona, della sua forma di essere”. E non è nemmeno remota la possibilità che Wilson affronti la polizia sparando, qualora venisse individuato. “Ne sarebbe capace – ha aggiunto il Commissario - Sicuramente è armato. Per questo motivo ci muoviamo con precauzione, perché conosciamo il suo profilo. Sono persone che non si creano problemi di usare armi. A Pablo ed Antonia li ammazzarono a colpi di fucile e con una pistola 9 mm. E quel pomeriggio del 16 ottobre non si resero conto che sul sedile posteriore del camioncino si trovava la sorella di Antonia, perché altrimenti, avrebbero ammazzato anche lei. Pablo era l'obiettivo, ma anche quelli che la accompagnavano. Ruth non è una persona corpulenta e quindi riuscì a scivolare sul pavimento del camioncino riuscendo così a salvarsi”. In merito alla dinamica sull'attacco, poiché gli assassini indossavano uniformi militari, Silguero ha chiarito che potrebbero anche non essere stati ceduti da qualche militare. “Questo tipo di indumenti – ha detto - sono facilmente reperibili nel mercato, ma certamente non scartiamo che qualcuno delle forze armate glieli abbia forniti”.
Il Commissario ha poi aggiunto: "la morte di Pablo Medina ha scosso molte persone a diversi livelli, perché Pablo svolgeva un lavoro di investigazione giornalistica indipendente, e per un diario molto importante del Paraguay. Era un uomo molto rispettato e molto conosciuto nella zona. Forse si è fidato troppo che nella zona dove lavorava giornalmente, percorrendo con il suo camioncino le strade per fare delle interviste, non correva pericolo, nonostante sapessi di essere comunque minacciato. Purtroppo Vilmar ‘Neneco’ Acosta diede l’ordine di ucciderlo. Un ordine ben chiaro sin dal primo momento. Dimostrato anche quando venne arrestato l’autista, nonché segretario, Arnaldo Cabrera López chi ci ha chiarito alcuni punti sul tragico episodio che ovviamente si sono rivelati molto utili”.
Prima di concludere Silguero ha commentato che "Neneco", con le differenze del caso, “era un piccolo Pablo Escobar nella zona. Aveva la sua influenza ed il suo potere sugli abitanti della zona, che vivono delle coltivazioni di marijuana. Ma quel territorio sta vivendo un momento difficile, precisamente, perché il crimine di Pablo Medina ha sconvolto ogni cosa".
*inviato speciale ad Asunción, Paraguay
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Foto © Omar Cristaldo. AntimafiaDosMil. Redacción Paraguay