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NEWS 232560di Giuseppe Masala - 8 febbraio 2015
Le informazioni disponibili non alimentano alcuna speranza di pace in Ucraina. Il collasso finanziario è inevitabile, e le soluzioni mediane sono già sparite
Le informazioni disponibili non alimentano alcuna speranza di pace in Ucraina. Se andiamo a vedere alcuni dati economici e finanziari notiamo subito che le riserve in valuta estera della banca centrale ucraina sono ridotte al lumicino, meno di 7 miliardi di dollari. La moneta locale, la Grivnia, sta letteralmente sprofondando: in un paio di giorni ha perso oltre la metà del suo già infimo valore. In questa situazione è evidente che il collasso finanziario di Kiev è questione non di mesi ma di settimane. Collasso finanziario che porterebbe anche a un collasso istituzionale, politico e sociale del paese, aggravando così quel che i politici occidentali non hanno voluto irresponsabilmente considerare da oltre un anno in qua: l'Ucraina è un buco nero in grado di risucchiare l'intera sicurezza europea.
Al vertice di Monaco per la sicurezza gli ucraini infatti si sono spinti a dire che occorrono urgentemente altri 20 miliardi di dollari per andare avanti. Ovvio che per l'Unione Europea e per gli USA l'avventura ucraina, già politicamente folle, si sta dimostrando finanziariamente insostenibile.

In questo contesto, le attuali trattative non possono essere un tentativo di ricerca equa di una pace possibile, ma solo il tentativo - da un lato - di guadagnar tempo per riuscire a circoscrivere l'attuale ennesima catastrofe militare in corso e dunque il tentativo di tirar fuori dalla "sacca di Debaltsevo" i circa 8000 militari di Kiev (ucraini e stranieri) destinati a morte certa. Dall'altro lato vi è il tentativo europeo di crearsi un alibi di fronte alle proprie opinioni pubbliche, sostenendo di aver cercato la pace con tutti i mezzi.
È evidente che per gli USA, l'UE e la NATO - anche considerato lo sforzo finanziario fin qui sostenuto - l'unica pace accettabile è quella che vede una capitolazione della Russia. Ovvero l'accettazione di una Ucraina nell'orbita occidentale e con truppe NATO e installazioni militari ai suoi confini. Termini chiaramente inaccettabili per la Russia che vedrebbe la sua sicurezza nazionale messa in pericolo (basti pensare allo scudo antimissile NATO ad appena 500 km da Mosca).
Dall'altro lato qualunque altra soluzione mediana sarebbe una sconfitta per il blocco occidentale, che perderebbe la faccia di fronte al mondo e avrebbe sprecato decine di miliardi di dollari inutilmente, fino a costringersi chissà per quanto a sostenere finanziariamente un paese enorme, in mano a una classe dirigente avventurista, senza ricavarne alcun beneficio militare né strategico.
È chiaro ed evidente che di fronte ad uno scenario come questo, mercoledì a Minsk Putin, Poroshenko, Hollande e Merkel potranno al massimo infiocchettare un "armistizio" (strumentale agli occidentali per evitare la rotta militare che si sta delineando e utile a Putin a guadagnare altri mesi preziosissimi) mascherato da "accordo" che in realtà sarà quasi subito violato dagli ucraini stessi per oscurare la bancarotta finanziaria inevitabile.
Purtroppo, per come si è delineata questa storia, non ci sono soluzioni mediane: o la capitolazione della Russia o la sconfitta dell'Occidente e dei suoi ascari nazifascisti. Barack Obama ha combinato il più grande disastro diplomatico militare della storia degli Stati Uniti d'America e l'ultima occasione per rimettere le cose a posto l'avrebbe avuta alcuni mesi fa se avesse deciso di seguire i consigli del vecchio Henry Kissinger, che sarà anche il massimo e cinico esempio dell'amoralità politica, ma già a marzo 2014 aveva capito tutto.
Ora si balla sul filo del rasoio, con i vertici della NATO che spingono verso lo scontro sperando probabilmente in una capitolazione, senza combattere, da parte dei russi, mentre il Dipartimento di Stato USA e i burattini europei, letteralmente presi dal panico, sperano in una trattativa. Ma una trattativa, per logica, non può portare a nulla perché qualunque soluzione - al di là della capitolazione della Russia - significa comunque sconfitta per l'Occidente.
Un ritiro - magari con l'onore delle armi che l'Occidente sarebbe ben felice di tributare alla Russia - è possibile?
No. La storia insegna che i russi non vogliono nessun occidentale armato sulle rive del Don. E non si ritireranno mai, fino a quando avranno una pallottola e un uomo pronto a sparare.

Tratto da: megachip.globalist.it

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