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ap-2Il tifone
di Raimondo Bultrini - 11 novembre 2013
Cadaveri sulle spiagge e sugli alberi. Saccheggi nelle città isolate
Bangkok. La portata della devastazione e del dolore lasciati dietro dal tifone Haiyan nelle Filippine centrali sembra ogni ora che passa oltre la più nera immaginazione. A tre giorni dal più potente cataclisma della storia di un’arcipelago tradizionalmente flagellato da Madre natura, nemmeno popolazioni già rassegnate al destino si aspettavano una tragedia di queste proporzioni, con l’azione combinata di vento e acqua che ha raso al suolo come uno tsunami città e villaggi e creato migliaia di orfani e vedovi oggi alle prese con fame, sete, malattie.

afpSolo nella città capoluogo di Tacloban, 220mila abitanti sull’isola di Leyte, le stime del governatore parlano di 10mila vittime, dieci volte di più delle prime previsioni della Croce rossa, ovvero un record assoluto nella già luttuosa casistica dell’arcipelago abitato da oltre 90 milioni di persone, di cui 4 direttamente colpite dalla tragedia. Sono bilanci ancora impossibili da verificare, anche se scene terrificanti vengono descritte dai sopravvissuti e dai soccorritori, uomini, donne e bambini che si aggirano come zombie tra le macerie alla ricerca dei propri cari o di un po’ di cibo e acqua mentre i cadaveri restano disseppelliti nel fango e tra i detriti delle case crollate, appesi agli alberi dove avevano tentato di salvarsi o spinti dalla forza del tifone, così violento da trascinare pescherecci e navi per parecchie centinaia di metri sulla terraferma.
Haiyan ha distrutto l’80% di questa città ricca e industriosa, tra le dieci più competitive di tutte le Filippine, oggi «nella completa anarchia», come dice il titolare di un albergo cittadino. In mancanza di cibo, acqua e assistenza per i feriti, la rabbia ha costretto la gente ad assaltare i negozi e i grandi magazzini, anche se non sono mancati veri e propri furti, dagli ansaelettrodomestici ai soldi dai bancomat e le forze dell’ordine fanno fatica a contenere la disperazione e mantenere la calma, mentre il governo ha annunciato uno stato d’emergenza e minaccia la legge marziale per fermare gli sciacalli.
Se le notizie arrivano frammentate da Tacloban, dove gli aerei militari atterrano quasi regolarmente per portare i primi soccorsi alimentari e logistici, non si sa ancora quasi niente di altre città dell’isola più orientale, Samar, la prima ad essere stata investita quando il ciclone ha toccato terra nell’arcipelago. Pochissimi edifici sono rimasti in piedi nel centro portuale di Guiuan, 40mila anime, ancora completamente tagliato fuori dal resto del mondo e con un numero di vittime finora incerto.
Lo stesso governo per bocca di un ministro ha detto in tv che è quasi impossibile valutare ancora l’entità della tragedia in termini umani e materiali, con linee telefoniche e perfino radio fuori uso per comunicare con le amministrazioni locali. «Non abbiamo tempo ora di contare i morti», ha detto il responsabile della Croce rossa delle Filippine Richard Gordon. afp-2Ma il presidente Aquino in visita a Leyte ha invitato a non esagerare con le previsioni: «Se posso fare un appello — ha detto — cerchiamo di ridurre l’ansia di quanti hanno parenti nelle aree colpite». Il reporter di una televisione locale, Solar tv, che è riuscito a raggiungere Guiuan e altri villaggi devastati di Samar, ha descritto una stuazione del tutto simile a quella di Tacloban se non peggiore. «È tutto distrutto — ha raccontato David Santos — e per contenere la fame e la rabbia degli abitanti ci sono solo 30 poliziotti, così che la gente si prende per necessità ogni cosa commestibile dai negozi scampati ai crolli». Col suo Iphone il cronista ha ripreso immagini di devastazione bibliche, che non hanno risparmiato antiche chiese delle quali sono rimaste solo le mura, mentre un ufficiale dei soccorsi ha detto che i corpi di 300 persone sono stati contati a Basey e altri 2.000 vengono dati per dispersi nel resto di Samar.
L’Unicef ha valutato che un’altissima percentuale di vittime sono bambini e che molti hanno perso entrambi i genitori. Ma il compito che attenderà ora gli organismi di assistenza internazionale è immane, e parecchie organizzazioni umanitarie come Oxfam, specializzate nelle emergenze, sono già all’opera a Cebu settentrionale e nelle province di Samar e Leyte, dove servono coperte, disinfettanti, medicine, razioni di sopravvivenza. Ora Haiyan ha già raggiunto le coste settentrionali del Vietnam, dove quasi un milione di persone sono pronte ad essere evacuate, ma la sua forza è notevolmente inferiore e forse si limiterà a provocare
piogge torrenziali.

Foto © AP, AFP, ANSA

Tratto da: La Repubblica

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