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assad-mega2-300 le tonnellate di sostanze stoccate dal regime. Dubbi sullo stato di conservazione
di Roberta Zunini - 24 agosto 2013
Che la Siria possegga un arsenale chimico ragguardevole è un dato di fatto. Ma ciò non significa che Assad abbia dato ordine di armare i missili con testate tossiche”. Pietro Batacchi – esperto di questioni strategiche e direttore della Rivista italiana difesa – è scettico circa un attacco da parte del regime. Per due ragioni. “L'esercito fedele ad Assad in questi ultimi mesi ha riconquistato terreno. Il regime oggi si trova in una posizione di forza. In genere si fa ricorso a questo tipo di armi, vietate dalle convenzioni internazionali, solo quando non esistono alternative.

In questo momento Assad non ha bisogno di arrivare a tal punto perché non è all'ultima spiaggia, anzi”. L'altro elemento che aumenta la perplessità riguarda la tempistica. Batacchi ritiene illogico che Assad, per quanto spietato, possa aver dato l'ordine di lanciare missili armati di Sarin sulla popolazione in una zona vicina alla capitale e per giunta all'inizio della missione Onu. Che deve investigare proprio sull'uso di armi chimiche. “Non ho dubbi che Assad sia animato dalle peggiori intenzioni e che non si faccia problemi nel colpire i civili, ma non si può certo dire che sia un pazzo o uno sprovveduto. E solo uno sprovveduto potrebbe scatenare un attacco chimico nel momento in cui ci sono gli ispettori Onu”.
L'altra ragione per cui sarebbe illogico da parte del regime ricorrere a questo tipo di arma in grado di far impennare la preoccupazione della comunità mondiale e mettere in pericolo anche i paesi confinanti – Israele e Turchia, tra i meglio armati al mondo – è lo stato reale dell'arsenale chimico. “Se non è un mistero per nessuno che la dottrina militare nazionale siriana abbia cercato di compensare la scarsa qualità delle proprie forze convenzionali con la costruzione di un arsenale di armi chimiche ritenuto il più grande del Medio Oriente e il 4° al mondo, non significa che il materiale stoccato, dalle 200 alle 300 tonnellate a detta degli esperti, sia ancora efficace. Si tratta di sostanze che deperiscono con facilità nel corso degli anni, che si depotenziano in fretta. Perché mai usarle quando non ce n’è davvero bisogno?”. Il problema della conservazione degli agenti tossici è uno dei motivi che ha indotto il regime a optare per il nucleare. Ma. l’aviazione di Israele nel 2007 bombardò il reattore di Al-Kibar, costruito grazie alla collaborazione della Corea del Nord, per annientare qualsiasi velleità siriana. Il punto è – spiega il direttore di Rid – che alcune nazioni stanno spingendo per intervenire anche perché i miliziani della formazione sciita libanese Hezbollah, legata all'Iran e dal 2006 in guerra con Israele, hanno ormai un ruolo cruciale in Siria dove combattono al fianco di Assad. E lo Stato ebraico non può accettare che il suo acerrimo nemico si installi anche sul confine con la Siria, raddoppiando di fatto il fronte da cui lanciare razzi sul territorio israeliano”.
“Voglio sottolineare poi che i luoghi di stoccaggio del materiale chimico sono sicuramente cambiati dall'inizio della guerra civile. La mappa in possesso di Israele è quella più aggiornata”. La Siria ha iniziato a produrre in proprio gas nervini – soprattutto Sarin - e gas mostarda negli anni 80, ma il vero “colpo grosso” venne messo a segno nel 1993 con l’acquisizione clandestina, in Russia, di circa 800 chili della variante sovietica del VX nota come Sostanza 33.

Tratto da: Il Fatto Quotidiano

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