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martinez-regina-webdi Miriam Cuccu - 30 aprile 2012
Lo stato di Veracruz (Messico) registra un'altra delle sue vittime. Questa volta è la violenza delle organizzazioni dei narcos, che imperversa in tutto il Latino America, a scagliarsi contro Regina Martinez, da trent'anni giornalista in una terra tristemente famosa per non perdonare chi, come lei, si occupava di inchieste sulla corruzione e sul narcotraffico, anche quando queste finivano inevitabilmente per coinvolgere pezzi grossi delle istituzioni.


Trovato sabato nel bagno della sua casa a Xalapa (300 km da Città del Messico) il corpo della giornalista presenta diversi segni di contusioni in tutto il corpo e segni di strangolamento sul collo. A dare l'allarme un vicino di casa, che ha allertato le forze dell'ordine alla vista della porta del suo alloggio aperta, pur senza notare già da diverso tempo alcun movimento all'interno.
Al momento i motivi legati all'assassinio sono oggetto d'indagine. Resta tuttavia un dato di fatto che Martinez era una giornalista molto conosciuta e apprezzata per le sue inchieste.
Corrispondente da Xalapa per Proceso, la più prestigiosa rivista politica del Paese, nell'ultimo periodo aveva tracciato il profilo di due esponenti politici candidati alla Camera dei deputati per il Partito rivoluzionario industriale. Il suo ultimo articolo, pubblicato venerdì scorso, aveva a che fare con la detenzione di nove poliziotti per legami con il narcotraffico. Il giorno stesso aveva inviato un articolo all'agenzia Apro (di proprietà della rivista) che denunciava alle autorità statali l'interruzione delle indagini investigative sull'apparente “morte naturale” di un oppositore politico, pur senza aver proceduto con l'autopsia.
“Era una giornalista seria, rispettata per la sua professione e molto responsabile” ha detto Alfonso Sastre, direttore di Notiver, il giornale più venduto di Veracruz “siamo costernati, ma soprattutto molto indignati”.
Indignazione generata dal susseguirsi delle violenze soprattutto a danno della categoria. Episodi come questo hanno fatto sì che l'America Latina detenesse il primato del paese più pericoloso al mondo per la sicurezza dei giornalisti, con il Messico in testa per il numero di attentati. Stando ai dati della Commissione nazionale per i diritti umani, infatti, tra il 2000 e il 2011 sono stati uccisi ben 75 giornalisti.
É il caso, ad esempio, della redattrice specializzata in cronaca giudiziaria Yolanda Ordaz, il cui corpo venne abbandonato sulla strada insieme al mouse del suo computer, un microfono e alcuni cavi, affinchè non ci fossero dubbi sulla motivazione del suo assassinio.
“Sono passati dieci mesi dall'uccisione di due giornalisti del mio giornale” continua Sastre “e ancora non c'è un solo colpevole né un arrestato”.
Vicende di questo tipo non macchiano soltanto il Latino America. Anche l'Italia detiene un triste primato, perchè ovunque il potere deviato si insedi si scontra inevitabilmente con chi si batte per la giustizia e la libertà d'informazione. Tra tanti esempi Ilaria Alpi, Pippo Fava, Giancarlo Siani, e la stessa Regina Martinez, distintasi per il grande coraggio con il quale ha portato ai massimi livelli il mestiere di giornalista, combattendo per la vera informazione che non china la testa di fronte al ricatto e alla violenza.

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