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La scusa del narcotraffico per operazioni segrete autorizzate e piani di privatizzazione: il teatro perfetto per espropriare risorse nazionali

Il conto alla rovescia di una nuova operazione militare volta ad esportare chirurgicamente la democrazia, è ormai agli ultimi rintocchi.
La decisione sembra ormai definitiva e a nulla valgono persino gli appelli del presidente venezuelano per un’uscita di scena, senza colpo ferire. È quanto emerge da una sorprendente inchiesta del Miami Herald, secondo cui il governo di Nicolás Maduro avrebbe presentato alla controparte americana la proposta di un’uscita di scena graduale dell’attuale leadership.
Un’iniziativa presentata all’amministrazione Trump attraverso mediatori in Qatar che mirava a costruire un percorso di cambiamento per preservare la continuità del sistema chavista, ma con una nuova leadership.

Secondo quanto emerso dall’inchiesta del quotidiano statunitense, il piano comprendeva due versioni elaborate tra la primavera e l’autunno del 2025. In entrambe, la vicepresidente Delcy Rodríguez avrebbe assunto la guida del Paese dopo le dimissioni di Maduro, impegnandosi a completare l’attuale mandato presidenziale fino a gennaio 2031 senza ricandidarsi per un nuovo periodo. In una delle ipotesi, l’ex ministro degli Interni Miguel Rodríguez Torres, oggi in esilio, avrebbe affiancato Rodríguez in un governo di transizione, mentre Maduro avrebbe trovato rifugio in Turchia o in Qatar.
Le trattative, sempre secondo il Miami Herald, sarebbero state facilitate dall’inviato speciale statunitense Richard Grenell, che avrebbe intrattenuto contatti indiretti con emissari venezuelani a Doha. Maduro avrebbe approvato personalmente la proposta, nella speranza di ottenere un allentamento delle sanzioni economiche e di favorire un riconoscimento internazionale a un “madurismo senza Maduro”, un progetto che conservasse l’apparato politico del chavismo pur aprendo la strada a una nuova fase.

Ma la Casa Bianca ha però respinto con decisione l’offerta, adducendo alla classica macchina del fango, ormai tanto consolidata, quanto mistificante delle vere ambizioni americane. Un ex funzionario dell’amministrazione Trump, citato in forma anonima dall’Associated Press, ha parlato di un rifiuto dipeso principalmente dalle accuse secondo cui Caracas continuerebbe a sostenere i cartelli della droga e a operare come uno “Stato narco-terrorista”.
Ebbene si, proprio il Venezuela che secondo i dati dell'Ufficio delle Nazioni Unite per il Controllo della Droga e del Crimine (UNODC), vede passare solo il 5% della droga colombiana, una cifra marginale se confrontata con altri corridoi di traffico. Per fare chiarezza sulle cifre in gioco: la Colombia nel 2018 ha prodotto 2.370 tonnellate di cocaina, di cui solo 210 tonnellate sono passate attraverso il territorio venezuelano, mentre, nello stesso periodo il Guatemala - che raramente figura nella retorica anti-droga statunitense - ha gestito 1.400 tonnellate, rendendolo un corridoio della droga sette volte più significativo del Venezuela.
Ma cosa valgono le parole dell’Onu quando vivi in un Paese detentore delle maggiori riserve petrolifere al mondo, con circa 303-304 miliardi di barili di petrolio accertati.
Ed è proprio la nuova premio Nobel dell’opposizione venezuelana María Corina Machado, ad avere il premio della chiarezza tipico della destra più conservatrice, che almeno non nasconde i suoi reali obiettivi.

In un'intervista con la BBC dell'11 ottobre 2025, ha prontamente difeso il dispiegamento di "una coordinazione di forze interne ed esterne" per rovesciare il governo Maduro, sostenendo che il Venezuela deve essere "liberato". Ha inoltre appoggiato i bombardamenti statunitensi di imbarcazioni venezuelane, dichiarando a Fox News: "Si tratta di salvare vite... non solo vite venezuelane, ma anche vite americane, perché Maduro guida una rete narco-terroristica".
In precedenza la grande “attivista per i diritti umani” ha anticipato quello che potrebbe essere il suo solidale, quanto umanitario programma politico: svendere tutto alle compagnie straniere.
Nel giugno 2025, durante una presentazione organizzata dall'Americas Society/Council of the Americas, Machado e il suo team economico hanno illustrato un piano di crescita quindicennale da 1,7 trilioni di dollari che prevede la privatizzazione dell'industria petrolifera.
Secondo il piano, il settore dei combustibili fossili rappresenterebbe il 40% delle opportunità di investimento proposte, con l'obiettivo di aumentare la capacità produttiva a 4 milioni di barili al giorno entro 15 anni, attraverso investimenti stimati in 420 miliardi di dollari. Il Venezuela possiede le maggiori riserve petrolifere accertate al mondo con circa 303 miliardi di barili, superando l'Arabia Saudita che ne ha 267 miliardi.
"Il nostro messaggio alle aziende è: vi vogliamo qui. Non vogliamo che produciate centomila barili al giorno. Vogliamo che produciate milioni di barili al giorno". Il piano prevede che "tutte le attività produttive dell'industria saranno privatizzate per garantire massicci investimenti privati", ha dichiarato la Machado nel suo messaggio agli investitori, delineando una finalità che certamente riporterà il Paese nella sfera di valori occidentali, tanto cara all’amministrazione Trump.
Il processo è in piena accelerazione. Il 15 ottobre, il tycoon ha confermato pubblicamente di aver autorizzato la CIA a condurre operazioni segrete in Venezuela, mentre il dispiegamento militare si fa imponente.
Nello stesso giorno, tre bombardieri strategici B-52 sono decollati dalla Barksdale Air Force Base in Louisiana e hanno sorvolato per diverse ore le acque prossime alla costa venezuelana, in acque internazionali. I B-52, identificati con i nominativi BUNNY01, BUNNY02 e BUNNY03, si sono posizionati nella Flight Information Region (FIR) di Maiquetía, rimanendo in orbita nell'area per circa due ore. Si tratta di velivoli capaci di trasportare armi nucleari e decine di bombe a guida di precisione, sono stati descritti da funzionari USA come "una dimostrazione di forza".
Oltre ai bombardieri, un'unità aerea d'élite delle Operazioni Speciali dell'Esercito, appartenente al 160° Reggimento di Aviazione, ha condotto voli di addestramento con elicotteri MH-6 Little Bird e MH-60 Black Hawks a circa 90 miglia dalla costa venezuelana, vicino a piattaforme di petrolio e gas.
"Ora che abbiamo il mare sotto controllo, è ovvio che stiamo valutando la possibilità di estendere le azioni militari statunitensi alla terraferma", ha annunciato Trump in un’intervista alla BBC

Foto © Imagoeconomica 

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