Dalla “PURL Initiative” al riarmo europeo, gli Stati Uniti guidano la nuova fase del conflitto. Per Mosca è un atto di guerra, per Berlino “una pace gelida pronta a incendiarsi”
Washington ora fa la voce grossa e persuade gli europei a portare avanti l’escalation per una grande guerra continentale, pur di costringere la Russia a sottostare alle condizioni occidentali. All’amministrazione Trump è andata bene con i palestinesi affamati e stremati dal genocidio e probabilmente sperano che con Mosca l’esito sarà il medesimo.
"Il tempo di parlare di pace è finito. È giunto il momento di usare la forza", ha annunciato il Segretario alla Difesa americano Pete Hegseth durante l'incontro dei ministri della difesa NATO a Bruxelles, insieme alla sessione del gruppo Ramstein per il supporto all'Ucraina.
Il Segretario alla Difesa ha inoltre precisato che "la pace si raggiunge quando sei forte, non quando pronunci parole altisonanti o minacci con il dito. La pace arriva quando hai capacità reali e potenti che i nemici rispettano", collegando ovviamente questo principio ai recenti successi diplomatici dell'amministrazione Trump, citando il cessate il fuoco raggiunto a Gaza. Ma con la Russia funzionerà? È già preoccupante che solo si paventi un simile approccio con una nazione dotata di 6000 testate nucleari, ma la nuova dottrina trumpiana parla chiaro.
"Nell'ambito dell'iniziativa PURL, i paesi europei acquistano armi americane e le consegnano alla NATO per combattere al fianco dell'Ucraina, al fine di portare la pace in questo conflitto", ha spiegato Hegseth, aggiungendo di aspettarsi "che più paesi contribuiscano ancora di più — che comprino ancora di più per fornire all'Ucraina tutto il necessario e portare questo conflitto a una conclusione pacifica".
Finora otto paesi NATO hanno partecipato al programma: Belgio, Canada, Danimarca, Germania, Lettonia, Paesi Bassi, Norvegia e Svezia, ma durante l'incontro di Bruxelles, almeno 16 membri dell’Alleanza hanno ora aderito all’iniziativa.
Hegseth ha anche lanciato un avvertimento chiaro alla Russia, dichiarando che "se non c'è un percorso verso la pace a breve termine, allora gli Stati Uniti, insieme ai nostri alleati, prenderanno le misure necessarie per imporre costi alla Russia per la sua continua aggressività". Ha aggiunto: "Se dobbiamo intraprendere questo passo, il Dipartimento della Guerra degli Stati Uniti è pronto a fare la nostra parte in modi che solo gli Stati Uniti possono fare".
Pete Hegseth e Mark Rutte
Tradotto: gli Usa consegneranno i Tomahawk che, secondo il Financial Times potrebbero essere forniti in un numero che va dalle 25 a 50 unità, ma probabilmente si tratterà di un pacchetto limitato. Secondo l'ex funzionario del Pentagono Mark Cancian, attualmente gli Stati Uniti dispongono di circa 4150 missili, ma la maggior parte è destinata a usi propri. Dei 200 Tomahawk ordinati dal 2022, 120 sono già stati schierati e nuove forniture sono previste nel bilancio per il 2026. Gli esperti ritengono che Washington non voglia cedere una parte significativa del proprio arsenale, considerando la possibilità di operazioni militari contro Venezuela e Iran. È bene diversificare la pace in giro per il mondo.
Minacce, quelle di Hegseth, che lasciano solo presagire un grave inasprimento del conflitto nel continente europeo. Il segretario alla difesa Usa dovrebbe avere a mente che è stata proprio l’Europa a sabotare gli accordi di pace di Mosca, alimentando quelle che per Putin sono le cause profonde della guerra. Che ne è stato della ramanzina di Trump a Volodymyr Zelensky allo Studio Ovale di qualche mese fa, quando il tycoon invitava ancora il leader ucraino a “fare dei compromessi” con Putin. Una condotta ora tradita dalle sue posizioni massimaliste di non riconoscimento dei territori occupati e della neutralità.
Ma d’altronde, come ricordato dal ricercatore senior presso il Centro per gli studi europei e internazionali completi della Higher School of Economics, Lev Sokolshchik, Trump è evidentemente sotto pressione da parte dalla “lobby militare-industriale, una delle più grandi e potenti degli Stati Uniti”.
Ovviamente le parole di Hegseth hanno ricevuto il plauso dei presenti. Il Segretario Generale NATO Mark Rutte ha espresso apprezzamento per la leadership dell'amministrazione Trump, sottolineando come la NATO sia ora "molto più forte, più letale, ma anche più equa" grazie alle decisioni prese durante il Summit dell'Aia del 24-25 giugno 2025, quando i 32 Stati membri dell’Alleanza hanno preso una decisione epocale: aumentare la spesa per la difesa al 5% del PIL entro il prossimo decennio.
Tra i presenti c’era anche il ministro della Difesa ucraino, Denys Shmyhal che ha condiviso lo stesso ottimismo, definendo l’incontro “estremamente positivo” e rinnovando l’appello al sostegno internazionale. “Per il 2026 – ha spiegato – il nostro fabbisogno per sostenere lo sforzo bellico ammonta a 120 miliardi di dollari: 60 saranno coperti dal nostro bilancio nazionale, mentre la parte restante dovrà arrivare dai partner, attraverso un contributo pari allo 0,25% del loro Pil, sia europei che extraeuropei, oppure mediante l’utilizzo dei beni russi attualmente congelati.”
Tutti propositivi ed entusiastici per il futuro da trincea permanente a quanto pare, mentre la pace si allontana sempre più dalla linea temporale.
Secondo il Ministro degli Esteri polacco, Radosław Sikorski, citato dalla Reuters, l’Ucraina si dovrebbe preparare a combattere addirittura per altri tre anni, motivo per coi “dobbiamo convincere Putin che siamo pronti a mantenere questa linea per (ancora a lungo, ndr)", ha dichiarato.
Sergej Lavrov
Lavrov: Washington chiarisca sui dati di intelligence forniti a Kiev
Nel frattempo, il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha dichiarato che l’eventuale consegna di missili da crociera statunitensi Tomahawk all’Ucraina costituirebbe una grave escalation del conflitto e comprometterebbe seriamente ogni prospettiva di normalizzazione dei rapporti tra Mosca e Washington.
In un’intervista pubblicata dal quotidiano Kommersant, Lavrov ha sottolineato che “il presidente degli Stati Uniti Donald Trump riconosce che una tale decisione rappresenterebbe un’escalation molto seria, e che l’Ucraina non sarebbe più il soggetto diretto del conflitto”.
Secondo il diplomatico russo, un eventuale dispiegamento di questi sistemi a Kiev “causerebbe un danno colossale alle prospettive di uscita dalla completa impasse in cui le relazioni russo-statunitensi sono state spinte dalla precedente amministrazione Biden”.
Il ministro ha inoltre chiarito che Mosca non ha chiesto incontri specifici con Washington per discutere la questione, ritenendo che “le persone a Washington comprendano perfettamente la gravità di tale passo”. Lavrov ha precisato che sistemi come i Tomahawk non possono essere impiegati efficacemente senza personale tecnico del Paese d’origine, implicando così un possibile coinvolgimento diretto statunitense.
Il Ministro degli Esteri russo ha anche annunciato che la Russia ha chiesto formalmente agli Stati Uniti di commentare le notizie – riportate sempre dal Financial Times – secondo cui Washington fornirebbe a Kiev informazioni di intelligence per colpire obiettivi energetici russi. “Ho dato istruzioni al mio staff di richiedere un chiarimento ufficiale,” ha affermato, aggiungendo che al momento “non è pervenuta alcuna risposta da parte americana”.
Infine, il capo della diplomazia russa ha commentato duramente le “affermazioni provocatorie” di diversi rappresentanti della NATO. Citando l’ex comandante americano in Europa, Ben Hodges, che aveva ipotizzato una distruzione massiccia delle forze russe in caso di attacco alla Polonia, Lavrov ha affermato che “questi personaggi si stanno vantando attivamente e si mettono in mostra”.
Nel frattempo ad accompagnare l’orchestra guerrafondaia d’Europa si aggiungono i profeti dell’invasione sempre in agguato.
Il capo dell’intelligence tedesca, Martin Jäger, ha di nuovo messo in guardia contro il rischio di una imminente escalation con la Russia.
“Non possiamo abbassare la guardia pensando che un eventuale attacco non avverrà prima del 2029. Siamo già oggi sotto tiro”, ha dichiarato durante un’audizione parlamentare, aggiungendo che i confini tra pace e guerra si stanno assottigliando. “In Europa esiste, nel migliore dei casi, una pace gelida che in qualsiasi momento può trasformarsi in conflitto aperto. Dobbiamo prepararci a un ulteriore peggioramento della situazione”.
L’intelligence tedesca ritiene che Mosca voglia testare i limiti dell’Occidente, minare la NATO e destabilizzare le democrazie europee.
“L’obiettivo del Cremlino – ha concluso Jäger – è dividere e intimidire le società europee, spingendole alla paralisi e alla paura. La Russia vuole un’Europa economicamente forte ma politicamente dipendente”.
Foto © Imagoeconomica
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