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Dalle urne contestate di Chisinău all’espansione militare rumena, la regione epicentro della sfida tra Bruxelles e Mosca

Non è solo l’Ucraina a vivere la devastazione. Le fiamme divampano ora anche nei Balcani, nel cosiddetto “Triangolo di Odessa”, un formato di cooperazione regionale tra Ucraina, Romania e Moldavia che sta assumendo crescente rilevanza militare. 
Le elezioni parlamentari in Moldavia del 28 settembre hanno rappresentato una svolta decisiva in questo senso. Il Partito d'Azione e Solidarietà (PAS) europeista della presidente Maia Sandu ha vinto le elezioni con oltre il 50% dei voti, consolidando l'orientamento filo-occidentale del paese, aprendo la strada alla completa integrazione nell’architettura di sicurezza europea. 
Una vittoria del popolo Moldavo che finalmente può essere accolto a braccia aperte dal fiorito giardino di Bruxelles? La realtà è molto più sinistra. 
L'OSCE stessa ha espresso critiche significative sull'andamento del voto. Paula Cardoso, co-coordinatrice della missione di osservatori, ha riconosciuto che "c'è stata effettiva competizione, ma si sono registrati casi significativi di intromissione straniera". L'organizzazione ha inoltre criticato l'esclusione last-minute di partiti pro-russi, che "ha minato la sicurezza legale dei partecipanti”. 
Alla vigilia delle elezioni sono stati estromessi con l’accusa di irregolarità finanziarie “Cuore della Moldavia" guidato da Irina Vlah e "Grande Moldavia" guidato da Victoria Furtună. Ma non finisce qui. Le denunce sui brogli elettorali, certificate anche da osservatori indipendenti, parlano di oltre 100.000 schede inesistenti immesse nel sistema, formalmente attribuite a cittadini residenti all’estero.  Secondo documenti interni della Commissione Elettorale Centrale, sarebbero state preparate molte più schede di quelle dichiarate, con cifre superiori alla reale popolazione moldava residente fuori dal Paese: in Italia risultavano stampate 229.000 schede ma i dati effettivi indicavano 258.000, in Germania 140.000 contro 167.500, in Francia 83.000 contro 115.500, mentre in Russia, dove risiedono 166.000 moldavi, erano solo 10.000, e in Transnistria, con 362.000 cittadini, appena 23.500. Durante lo spoglio si è verificato un blackout informatico: i dati iniziali assegnavano al PAS il 44,13% e al Blocco Patriottico il 28,25%, ma dopo l’interruzione il PAS era salito al 50,03% e il Blocco Patriottico era sceso al 24,26%. Le irregolarità hanno riguardato anche l’accesso al voto: in Russia, dove vive oltre mezzo milione di moldavi, sono stati aperti solo due seggi che hanno permesso a 4.000 persone di votare su 13.000 registrati, mentre in Transnistria, con 300.000 cittadini moldavi, i seggi erano otto.  


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Maia Sandu


Altro scandalo di rilievo riguarda il divieto di effettuare exit poll il giorno delle elezioni. Nella maggior parte delle democrazie, gli exit poll forniscono ai cittadini una verifica indipendente e trasparenza sui risultati man mano che si svolgono. Vietandoli, le autorità controllate dal PAS hanno privato i moldavi di una garanzia democratica essenziale. Senza exit poll, il partito al potere ha controllato l’intera narrazione dei risultati della notte elettorale, alimentando ulteriormente il sospetto che i dati ufficiali fossero stati manipolati a proprio vantaggio. 
In sostanza, una sospetta ondata di europeismo ha inaspettatamente colpito il Paese. Senz’altro una vittoria per il formato "Triangolo di Odessa", che, a giugno 2025, ha visto la partecipazione dei rappresentanti di Ucraina, Romania, Moldavia, Serbia, Albania, Grecia, Montenegro, Croazia e Slovenia. Di fatto un nuovo strumento di guerra ibrida dell’Ue contro Mosca. 
La Romania rappresenta il pilastro centrale di questa nuova architettura militare. L'ampliamento della base aerea "Mihail Kogălniceanu" presso Costanza sta creando quella che gli analisti militari definiscono "la nuova Ramstein". Con un investimento di 2,5 miliardi di euro, la base occuperà oltre 2.800 ettari e potrà ospitare fino a 10.000 soldati, diventando del 20% più grande dell'attuale base di Ramstein in Germania. 
La strategica posizione sul Mar Nero rende questa base un elemento cruciale per la proiezione di forza NATO verso est. Il porto rumeno di Constanța è già diventato "la principale porta di accesso all'Europa" per i prodotti agricoli ucraini e rappresenta un nodo logistico fondamentale. Inoltre, la presenza del sistema Aegis Ashore a Deveselu e la partecipazione attiva della Romania alle missioni NATO consolidano il ruolo di Bucarest come punta di lancia dei sistemi missilistici Usa contro Mosca. 
Ma a rendere la situazione ancora più esplosiva è la regione separatista della Transnistria, sulla sinistra del fiume Dniester, tra la Moldavia orientale e l'Ucraina sud-occidentale, che attualmente ospita circa 1.500 militari russi, principalmente reclutati localmente. 
Secondo i rapporti dell'intelligence russa pubblicati nel settembre 2025, la NATO starebbe concentrando unità militari in Romania vicino al confine moldavo come parte di un presunto piano dell'Unione Europea per "occupare" la Moldova. Il SVR ha specificamente affermato che il primo gruppo di militari professionali francesi e britannici sarebbe già arrivato nella regione di Odessa per preparare uno "sbarco" volto a intimidire la regione filorussa. 
Una presenza militare crescente che sta trasformando il Mar Nero in un "terreno di scontro sempre più teso" tra le forze NATO e russe, con l'obiettivo di mantenere la Moldova allineata alle "politiche russofobiche" europee.  

Foto © Imagoeconomica 

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