Non ci stupisce che durante la dittatura cilena degli anni ’70 siano stati sottratti fondi pubblici. Non ci stupisce questo saccheggio rozzo e criminale. E nemmeno ci stupisce che, a più di cinquant’anni da quell’infamia che ha coinvolto 16 eredi del dittatore Augusto Pinochet, oggi il Settimo Tribunale Civile di Santiago abbia disposto il reintegro di quei fondi. Un reintegro che, verosimilmente, sarà oggetto di appello presso le Corti superiori. Tuttavia, la notizia sta facendo il giro del mondo, perché si tratta di un fatto di estrema gravità, un altro tassello del regime di Pinochet, parte integrante del Piano Condor. Una dittatura ideologicamente forgiata negli Stati Uniti con la firma di Henry Kissinger. Una dittatura dedita al saccheggio di risorse e denaro in modo così spudorato da emergere ancora oggi, come se una sottrazione di milioni di dollari di tale portata fosse stata un evento naturale, ammissibile, quasi scontato.
Questa vicenda di reintegri e appropriazioni indebite, con cifre milionarie in valuta statunitense, è tipica di chi detiene il potere (non si tratta infatti di volgari ruberie, anche se in sostanza lo sono, ma di ruberie di guanti bianchi), e ha avuto origine nel momento stesso della morte del tetro dittatore cileno, quando tutti i fondi oggetto d’indagine furono letteralmente trasferiti ai suoi familiari diretti.
Attualmente, le informazioni indicano che la giustizia cilena ha ordinato la restituzione di milioni di dollari al fisco, nell’ambito del cosiddetto “caso Riggs”, un’inchiesta avviata nel 2004 che rivelò l’esistenza di conti segreti intestati a Pinochet presso banche internazionali, utilizzati per occultare attivi di cui non si poteva giustificare legalmente la provenienza.
Di conseguenza, dopo la sepoltura di Pinochet, tutti quei fondi – per essere messi al sicuro – furono trasferiti ai familiari più stretti, tra cui la defunta moglie Lucía Hiriart e altri quindici discendenti, tra figli e nipoti.
In questo contesto giudiziario estremamente complesso, la difesa della famiglia Pinochet ha invocato la prescrizione del caso, ma il Tribunale l’ha respinta, confermando la validità dell’azione legale e rigettando le eccezioni tecniche finalizzate evidentemente a evitare il pronunciamento della sentenza.
Il Consiglio di Difesa dello Stato ha avviato un’azione legale per recuperare i fondi illecitamente sottratti; azione rivolta agli eredi dell’ex generale, dopo che la Corte Suprema aveva concluso un’indagine che aveva fatto emergere molteplici conti bancari segreti utilizzati da Pinochet e dal suo entourage.
“Trascorsi sette anni dalla sua presentazione, la causa per arricchimento senza causa accolta integralmente dalla giustizia fa parte di un insieme di azioni promosse dal Consiglio di Difesa dello Stato per riparare ai danni esorbitanti causati dalla malversazione di fondi pubblici commessa da Pinochet e dai suoi collaboratori”, ha dichiarato il presidente dell’ente, Raúl Letelier.
La giustizia ha infatti stabilito che le somme dovranno essere restituite “dagli eredi in proporzione alla loro quota ereditaria” e che “l’importo dovrà essere versato in pesos cileni al tasso di cambio vigente al momento del pagamento”.
Va sottolineato che il Tribunale ha rigettato l’eccezione di prescrizione sollevata dalla difesa degli eredi Pinochet. Tuttavia, trattandosi di una decisione di primo grado, è possibile presentare ricorso presso la Corte d’Appello o la Corte Suprema. E se l’esito dovesse essere confermato anche in sede superiore, si tratterebbe di uno dei risarcimenti monetari più cospicui mai restituiti allo Stato cileno in un caso legato alla corruzione delle alte sfere della dittatura.
Un aspetto da considerare: secondo María Inés Horvitz, giurista ed ex consigliera del Consiglio di Difesa dello Stato, “esistono numerosi elementi che permettono di ritenere che l’ammontare del denaro sottratto possa essere stato ancora più elevato”.
Secondo quanto riportato dal portale Bío Bío, “sarebbero coinvolte due società chiave nei movimenti finanziari di Pinochet: Ashburton e Althorp, considerate società fantasma create con l’assistenza del banco nelle Bahamas. Sebbene entrambe fossero prive di personale o sedi fisiche, avrebbero comunque portato benefici diretti a Pinochet e alla sua famiglia”, si legge nel rapporto della Commissione Investigativa della Camera, che ha analizzato i conti bancari dell’ex senatore a vita.
Secondo tale commissione, lo scopo principale della manovra era “evitare che il nome di Pinochet comparisse nei documenti ufficiali”. Una volta individuati i conti bancari intestati a Pinochet, la banca avrebbe modificato le intestazioni, trasformando “Augusto Pinochet Ugarte & Lucía Hiriart de Pinochet” in “L. Hiriart &/or A. Ugarte”, per impedire qualunque ricerca manuale o elettronica tramite il cognome del dittatore.
Tutti i principali mezzi di comunicazione hanno ormai riportato che questa inchiesta, avviata inizialmente negli Stati Uniti, ha portato alla luce l’appropriazione indebita di milioni di dollari nascosti in conti segreti presso la banca Riggs e altri istituti esteri, dando avvio a indagini in Cile che hanno poi generato numerosi procedimenti civili e penali.
In sintesi, per il solo caso Riggs, Pinochet fu incriminato dalla giustizia cilena nel 2005. Nonostante non sia mai stato condannato, fu posto agli arresti domiciliari per alcune settimane, prima del suo decesso. E in quel contesto, non fu nemmeno giudicato per la sua responsabilità nelle sistematiche violazioni dei diritti umani.
Ma oggi le tracce di una malversazione multimilionaria sono delineate con chiarezza nella sentenza emessa. Un’altra delle molte atrocità di quella nefasta dittatura, che non si limitò a sottrarre denaro, ma anche vite umane: circa 3.200 oppositori uccisi, di cui 1.469 vittime di sparizione forzata.
Foto © Biblioteca del Congreso Nacional de Chile
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