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Il regista premio Oscar critico nei confronti di Donald Trump: “America divisa come durante la Guerra Civile” 

Quello che sta accadendo mi preoccupa molto. Con l'odio e con la rabbia non si ottiene nulla, si fa solo del male alle persone, e questo è profondamente tragico. Purtroppo, la storia si ripete. Gli scontri che si stanno verificando in questi giorni sono simili a quelli del passato, avvenuti in tanti luoghi del mondo, ad Alessandria d'Egitto come in Sicilia. Quando persone nuove, percepite come diverse, provano a integrarsi all’interno di comunità già formate, le dispute si verificano sempre, il caos è inevitabile. Sembra che, in assenza di conflitto, l'inclusione sia impossibile. Nel Paese c’è una spaccatura molto forte, simile a quella dei tempi della Guerra Civile del 1861”. A dirlo è stato il celebre regista italo-americano Martin Scorsese, che nella giornata di ieri ha ricevuto il “Lifetime Achievement Award” al Taormina Film Festival, presso il Teatro Antico di Taormina, con lo sfondo unico e spettacolare dell’Etna. Il regista di capolavori come Taxi Driver, Toro scatenato, Quei bravi ragazzi e The Departed, oltre ad aver omaggiato le sue origini siciliane parlando di “ritorno” e non di visita, ha commentato anche quanto sta avvenendo negli Stati Uniti con le proteste contro le retate antimigranti volute dal governo Trump. Proteste che si sono presto trasformate in veri e propri scontri con la polizia, cui si sono aggiunte anche le forze federali, inclusa la Guardia Nazionale, dando origine a nuove violenze e, in alcune zone, all’imposizione del coprifuoco. “Non mi occupo di filosofia politica - ha precisato il noto regista, parlando ai microfoni della giornalista de La Stampa, Fulvia Caprara -, ma il fatto che Donald Trump sia stato eletto per la seconda volta è stata una grande delusione. Continuo a interrogarmi su cosa sia importante per l’essere umano e vedo che, in questa amministrazione, manca del tutto la compassione. Anzi, mi sembra che questo governo si compiaccia nel ferire e umiliare le persone. Un atteggiamento di questo tipo, da parte di chi ha il compito di guidare gli Stati Uniti, è controproducente anche per chi lo mette in atto”.
Da italo-americano cresciuto in una comunità di immigrati, Scorsese ha voluto richiamare alla memoria esempi come quelli di Gangs of New York, dove le tensioni tra irlandesi e anglosassoni erano all’ordine del giorno, o West Side Story, dove si affrontavano giovani portoricani e bianchi americani. A suo dire, il dramma è che tutte queste fratture non si esauriscono facilmente, anzi, continuano a pesare sulle generazioni future. Ma è lo stato di salute della democrazia americana che sembra preoccupare il regista premio Oscar, con gli Stati Uniti che si trovano a dover mettere alla prova non solo le istituzioni, ma anche la tenuta dell’intero sistema. Le conseguenze delle politiche portate avanti dal tycoon, secondo Scorsese, potrebbero emergere molto presto attraverso due aspetti sostanziali: “Il primo è vedere quanto potere riesca a esercitare il presidente, quanto sia possibile lavorare per controllarlo, e quanto tutto questo potrà durare. Il secondo è capire quanto a lungo il popolo sia disposto a tollerare politiche che potrebbero avere costi sociali ed economici molto pesanti, come per esempio quella dei dazi”. Infine, Scorsese ha spiegato di non essere rimasto particolarmente colpito dall’esito della recente elezione di un Papa americano. “Il Papa deve essere il Papa di tutti, proprio come accadeva con Papa Francesco. Quando pensavo a lui - ha sottolineato il noto regista - non mi veniva in mente che fosse argentino, lo vedevo soprattutto come un Papa in grado di abbracciare l’intera umanità, tutti i fedeli sparsi in giro per il globo”. Parlando dell’impressione che gli ha fatto Papa Leone XIV, ha aggiunto: “Nutro grandi speranze sul suo conto, credo molto in lui e penso possa avere un giusto approccio rispetto a quanto accade nel mondo. Mi è molto piaciuto il fatto che, nel discorso di insediamento, abbia parlato di pace, anche se credo che un pontefice debba occuparsi, certo, dei problemi della gente, ma anche di quella che è la sfera personale, spirituale, di ognuno di noi”. 

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