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Gli altri attivisti sono in arresto. Il team di legali: “Intercettazione illegale e detenzioni arbitrarie”

"Siamo stati rapiti in acque internazionali”. A parlare è l'attivista svedese Greta Thunberg al suo arrivo a Parigi da Israele, da dove è stata espulsa. L’attivista svedese era a bordo della “Madleen” della Freedom Flotilla Coalition: il veliero partito da Catania con cui 11 attivisti internazionali e un giornalista di Al Jazeerahanno provato a rompere l’embargo della Striscia di Gaza e consegnare aiuti umanitari. L’imbarcazione è stata intercettata e abbordata nella notte tra domenica e lunedì dall’esercito israeliano.
Il team di legali di Adalah, ong che sta supportando la Flotilla, solo nella tarda serata di ieri è riuscito a incontrare l’equipaggio. Erano al porto di Ashdod, dove era stato trainato il veliero. Nella notte, l’equipaggio è stato trasferito dalla polizia militare al centro di detenzione dell’aeroporto Ben Gurion (Tel Aviv) dove a tutti sono state prospettate due opzioni: “detenzione o espulsione volontaria”, che comporta l’uscita immediata dal Paese e il divieto di ingresso di dieci anni come persona non grata o il processo.
Assieme a Greta anche altri due membri dell’equipaggio, di comune accordo col resto del gruppo, hanno scelto di essere rimpatriati: lo spagnolo Sergio Toribio e il francese Baptiste Andre. Anche Omar Faiad ha deciso di tornare in Francia.
Abbiamo avuto molta paura” ha spiegato l’attivista Toribio. Arrivato a Barcellona in tarda mattinata ha spiegato i momenti di terrore durante l’abbordaggio dei militari israeliani. “Avevano lanciato messaggi in inglese prima di abbordare la nostra barca, ma per l'arrivo del drone abbiamo dovuto rifugiarci in coperta. È stato un atto di pirateria, totalmente illegale", ha raccontato l'attivista.
L’intercettazione è stata illegale, le detenzioni arbitrarie e i volontari devono essere rilasciati senza espulsione – spiega il team di legali della Freedom Flotilla –. Continueremo a chiedere che ai volontari sia consentito di tornare a Madleen e riprendere la loro legittima missione a Gaza”. Chi si è rifiutato di lasciare volontariamente Israele è stato trasferito nella prigione di Ramleh, in attesa dell’udienza davanti a una corte israeliana che, quasi certamente, disporrà l’espulsione coatta. La contestazione è di ingresso illegale e violazione delle norme sull’immigrazione.
Hanno invece deciso di affrontare il procedimento che Israele istruirà a loro carico il turco Suayb Ordu, l’olandese Mark van Rennes, il brasiliano Thiago Avila, la tedesca Yasemin Acar e i francesi Pascal MaurierasReva ViardYanis Mhamdi e l’europarlamentare francopalestinese Rima Hassan.
Secondo il quotidiano Israel Hayom a Ramleh i volontari saranno tenuti in celle separate. Ma tra gli attivisti, quella che con molta probabilità avrà un trattamento differente è l’europarlamentare Hassan. Franco-palestinese con doppia nazionalità, da palestinese potrebbe ricevere un trattamento diverso e più duro degli “internazionali”. Inoltre, la deputata europea di France Insoumise già nei mesi scorsi era stata fermata insieme ad altri parlamentari che stavano tentando di raggiungere la Cisgiordania e respinta con un “denial”, un divieto di ingresso di dieci anni.

Fonte:
 repubblica.it

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