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Un ex ufficiale dell’intelligence statunitense, John Kiriakou, ha rivelato in un’intervista esclusiva con il giornalista Tucker Carlson i dettagli scioccanti sui metodi di tortura utilizzati dalla Central Intelligence Agency (CIA), nonostante tali pratiche siano vietate da una legge del 1946.
Tra i metodi descritti da Kiriakou spicca l’annegamento simulato, una tecnica tanto diffusa quanto disumana. “Un prigioniero viene legato a una tavola con i piedi sollevati rispetto alla testa. Gli si mette un panno o della iuta in bocca e si versa acqua sul viso, creando la sensazione di annegamento. In molti casi, la persona sta realmente annegando a causa dell’acqua che passa attraverso il tessuto”, ha spiegato l’ex agente.
Questa pratica, che sembra risalire al XV secolo in Cina, fu utilizzata illegalmente durante la guerra del Vietnam. Una fotografia pubblicata dal Washington Post nel 1968 portò a un’indagine federale, ordinata dall’allora segretario alla Difesa Robert McNamara, culminata in una condanna a 20 anni di carcere per il responsabile. Tuttavia, Kiriakou ha denunciato che la tecnica non è mai stata abbandonata e continua a essere impiegata nei conflitti in cui gli Stati Uniti sono coinvolti.
Un altro metodo descritto è la cosiddetta “cella fredda”. “Il prigioniero, nudo, viene incatenato a un anello fissato al soffitto, impedendogli di sedersi, inginocchiarsi o sdraiarsi. La cella è raffreddata a circa 10 gradi Celsius e, ogni ora, un ufficiale della CIA getta un secchio d’acqua ghiacciata sul prigioniero. Molti muoiono di ipotermia”, ha raccontato Kiriakou. 

Non meno grave è la privazione del sonno, utilizzata per ottenere confessioni. Secondo studi dell’Associazione Americana di Psicologia (APA), dopo sette giorni senza dormire le funzioni vitali collassano, e la morte può sopraggiungere al nono giorno. Tuttavia, Kiriakou ha rivelato che la CIA era autorizzata a tenere i prigionieri svegli fino a 12 giorni, lasciandoli appesi a ganci, sotto luci intense e con musica assordante come il death metal in loop continuo. “Le persone semplicemente crollavano e morivano”, ha aggiunto. L’ex agente ha sottolineato che l’obiettivo di queste pratiche è instillare un senso di impotenza e terrore nei prigionieri per costringerli a confessare. Tuttavia, ha ribadito un punto cruciale: “La tortura non funziona. Decenni di studi scientifici, psicologici e psichiatrici dimostrano che il prigioniero dirà qualsiasi cosa pur di far cessare le sofferenze, non importa se sia vero o falso”. Kiriakou ha anche fatto riferimento a un caso specifico, quello del presunto ideatore degli attentati dell’11 settembre, che sarebbe stato ripetutamente colpito dalla CIA ogni volta che cercava di parlare degli attacchi. 

Foto © Imagoeconomica

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