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Il giornalista spiega le ragioni delle dimissioni in una lettera pubblicata da Storia in Rete

“Qualcuno dall’interno della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, una “talpa”, ha fatto trapelare all’esterno indiscrezioni scorrette sulle mie dimissioni, e questo mi obbliga a qualche chiarimento”. A scriverlo, in una lettera pubblicata da “Storia in Rete”, è il giornalista Gian Paolo Pelizzaro, che lo scorso 9 maggio ha lasciato il suo incarico di consulente della Commissione Orlandi. Le ragioni alla base della sua decisione sono chiaramente gravi. Secondo il giornalista, all’interno della Commissione esisterebbe una talpa: qualcuno che avrebbe diffuso informazioni riservate, mettendo a rischio l’intero lavoro d’indagine. I primi sospetti su una fuga di notizie interna risalgono a un episodio ben preciso: la discussione, avvenuta lo scorso gennaio, sulla possibile audizione di Marco Accetti. Si tratta di una figura controversa, nota per essersi autoaccusata di un coinvolgimento nel caso Orlandi, salvo poi fornire nel tempo versioni sempre diverse, spesso poco attendibili o persino fantasiose.

Proprio per questo motivo – ha spiegato Pelizzaro nella sua lettera – era stato definito un metodo “particolarmente severo e rigoroso, basato su un’imprescindibile conoscenza dei fatti, proprio per evitare di lasciarsi ‘sedurre’ dai racconti di Accetti”. Le raccomandazioni formulate costituivano un’accorata esortazione a evitare che l’inchiesta parlamentare potesse essere sviata da mere speculazioni, fake news o narrazioni distorte. Eppure, subito dopo la presentazione di questo metodo di verifica, qualcosa si è incrinato. Pochi giorni dopo la condivisione in commissione delle linee guida per una possibile audizione di Accetti, sui media è apparsa la prima fuga di notizie, che Pelizzaro definisce “velenosa”. Qualcuno dall’interno avrebbe deliberatamente fatto trapelare informazioni riservate, forse con l’intento di boicottare un approccio improntato a rigore e prudenza. Da qui il sospetto - che per Pelizzaro sembra essere quasi una certezza - dell’esistenza di una talpa all’interno dell’organismo parlamentare o tra i suoi consulenti.

Resta il fatto che il giornalista ha voluto precisare come la sua decisione di dimettersi non fosse legata esclusivamente alla questione Accetti, ma anche ad altre dinamiche interne alla commissione. “Le mie dimissioni - ha scritto Pelizzaro - sono state comunicate il 5 maggio e motivate, nella stessa data, con una lettera al Presidente. Il mio incarico è cessato formalmente il 9 maggio 2025. È facile comprendere come, tra l’esito dei lavori sul gruppo Accetti (metà gennaio 2025) e l’entrata in vigore delle mie dimissioni (9 maggio 2025), siano trascorsi cinque mesi. Il motivo che mi ha spinto a lasciare la Commissione è ben più ampio rispetto al singolo caso Accetti. Quindi, la ‘talpa’ che ha propalato la notizia delle mie dimissioni collegandole in modo strumentale alla presunta mia messa in minoranza sul caso Accetti ha fabbricato una versione dei fatti ad hoc, con l’obiettivo di creare un problema politico al Presidente Andrea De Priamo”. 

Foto © Imagoeconomica

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