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Nella difesa dei diritti umani

Non c’è tributo che possa essere all’altezza di questa donna la cui sensibilità è stata il suo biglietto da visita ogni volta che, più e più volte, qualcuno le ha chiesto aiuto, soccorso, assistenza, consiglio, in un'epoca in cui l’indifferenza era la cosa più comune, per paura. Paura della repressione nelle dittature militari soprattutto di Uruguay e Cile. Negli anni ‘70, anni del terrorismo di Stato in paesi dell'America Latina, Belela Herrera, il cui vero nome era María Bernabela Herrera Sanguinetti, oltre ad essere un’insegnante, è stata anche funzionaria dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati in Argentina, Messico, Spagna, Perù, Brasile e Cile; oltreché vicedirettrice della Divisione per i Diritti umani ad El Salvador e più avanti ancora, tra il 2005 e 2008, Vicecancelliere in Uruguay.

Dovunque si trovasse, in quei terribili giorni di persecuzioni, morte e sparizioni forzate, le sue erano braccia sicure per le persone che disperatamente cercavano asilo, essendo perseguitati politici. Uruguaiani, cileni e tanti altri le devono la vita. Lei era così. Ma, nelle ultime ore, questa donna si è spenta all’età di 98 anni a Montevideo. E non c'è consolazione. 

Pochi anni fa ho avuto un graditissimo incontro con lei, anche se breve, presso la sede della Fundación Mario Benedetti, vicino al Parco Rodò di Montevideo, in occasione di un ciclo di incontri con altri attivisti come lei. 

Era lì, piccolina ed in apparenza fragile, quando in realtà era portatrice di una forza senza pari; dotata di una forte personalità e, soprattutto, di una grandissima e unica sensibilità umana, che oggi ricordiamo, perché è stata la sua caratteristica più marcata, nelle sue azioni come funzionaria e come difensore dei diritti umani. 

E sono proprio i diritti umani quelli che lei non solo rispettava, ma che difendeva incondizionatamente in ogni situazione in cui si trovasse. C'è una casistica voluminosa della sua integrità, del suo valore e del suo impegno in ogni circostanza che si è trovata a vivere ovunque; un’attivista nell’anima. 

Dai suoi incarichi svolti in prima linea e sempre con l’impegno verso l'essere umano, questa donna nata nella zona di Prado della capitale dell'Uruguay il 2 aprile del 1927, ha affrontato una intensissima agenda di attività sempre correlate ai diritti umani, in diverse vesti, che comunque le davano la possibilità di aiutare il prossimo.

Possibilità che lei aveva la capacità di sfruttare per riappacificare i demoni dei repressori, all’epoca all'ordine del giorno, che seminavano terrore. Ma Belela Herrera aveva la pazienza e la costanza per neutralizzare paure e timori, trovando sempre risposte, soluzioni o semplicemente offrendo affetto, il tutto per giocare contro gli sbirri dell'autoritarismo. 

Sarebbe noioso enumerare le sue azioni negli anni dei governi democratici in Uruguay; ma non sarebbe noioso per niente puntualizzare, senza cronologie né formalismi, che è stata un'instancabile combattente - con la maiuscola - delle cause in cui i diritti umani venivano costantemente violentati, sopraffatti da ogni sistema dittatoriale che puntavano su chi faceva resistenza. Lei stessa, così piccola, era quella che più resistenza opponeva, una grande resistenza e nelle situazioni più inimmaginabili. Il suo agire, le sue trovate e le sue parole, a volte con una forza indescrivibile, trasformavano le tensioni in risultati, sempre a favore della vita.

E’ stata una delle maggiori artefici nel confronto pacifico con i repressori in America Latina, non incrociando mai le braccia e, persino in età avanzata, la sua forza e brio si sono moltiplicati mirabilmente. Dettagli non di poco conto, certamente, perché ciò ha significato onorare la vita, parafrasando il titolo della memorabile canzone di Eladia Blázquez

Belela non sei andata via, sei presente. E non basteranno i ringraziamenti di molti per il tuo instancabile impegno a loro favore. E non basteranno le nostre mani stese senza se né ipocrisie, per tenerti tra noi, per generazioni e generazioni.
(19 Maggio 2025)

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