Nel corso di un incontro nell’Aula Paolo VI con i partecipanti al Giubileo delle Chiese orientali, Leone XIV ha lanciato un appello deciso a favore della pace. Il pontefice ha affermato che “la pace di Cristo non è il silenzio tombale dopo il conflitto, non è il risultato della sopraffazione, ma è un dono che guarda alle persone e ne riattiva la vita”. Ha quindi invitato a pregare per una pace intesa come riconciliazione, perdono, e volontà di ripartire, dichiarando che “perché questa pace si diffonda, io impiegherò ogni sforzo”. La Santa Sede, ha aggiunto, è pronta a favorire l’incontro tra i nemici per restituire speranza e dignità ai popoli: “I popoli vogliono la pace e io, col cuore in mano, dico ai responsabili dei popoli: incontriamoci, dialoghiamo, negoziamo!”.
A rafforzare il messaggio è intervenuto anche Robert Francis Prevost, sottolineando che “la guerra non è mai inevitabile, le armi possono e devono tacere, perché non risolvono i problemi ma li aumentano”. Ha poi aggiunto che “passerà alla storia chi seminerà pace, non chi mieterà vittime”, invitando a superare le narrazioni manichee che contrappongono buoni e cattivi e a riconoscere negli altri, prima di tutto, degli esseri umani.
Le parole di Leone XIV delineano una proposta concreta di mediazione, che coinvolge sia la sua persona che il Vaticano, estendendosi oltre il dialogo con le Chiese orientali e rivolgendosi direttamente ai leader dei Paesi in guerra, in particolare a coloro che strumentalizzano la religione per giustificare la violenza. Il pontefice non si è limitato a un discorso simbolico, ma ha indicato linee guida chiare per il suo pontificato.
Prevost ha ribadito che “la Chiesa non si stancherà di ripetere: tacciano le armi”, esprimendo gratitudine verso coloro che, nel silenzio e nella preghiera, costruiscono percorsi di pace. Ha inoltre rivolto un appello a sostenere i cristiani, sia orientali che latini, in particolare in Medio Oriente, affinché possano restare nelle loro terre con pieni diritti e in condizioni di sicurezza: “Ai cristiani va data la possibilità, non solo a parole, di rimanere nelle loro terre con tutti i diritti necessari per un’esistenza sicura. Vi prego, ci si impegni per questo!”.
L’appello si colloca a pochi giorni dalla messa d’inizio del pontificato di Leone XIV, prevista per domenica 18 maggio in piazza San Pietro, alla quale parteciperanno numerosi capi di Stato, di governo e monarchi da tutto il mondo. Il tema della pace ha già segnato i primi interventi pubblici di Prevost, a partire dal discorso tenuto sulla loggia della Basilica Vaticana dopo l’annuncio dell’elezione.
Sul piano internazionale, il contesto resta segnato dal conflitto russo-ucraino. I tentativi di mediazione, inizialmente promossi da Papa Francesco e successivamente affidati al cardinale Matteo Maria Zuppi, hanno portato quest’ultimo a viaggiare tra Ucraina, Russia, Stati Uniti e Cina, ma al momento il processo risulta interrotto.
L’offerta di mediazione di Prevost è giunta poco dopo un colloquio telefonico con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ha definito il primo scambio con il nuovo Papa come “molto cordiale e davvero concreto”. Questo primo contatto apre la possibilità di un ruolo significativo del pontefice statunitense nel dialogo tra Washington, Mosca e Kiev. Il suo impegno potrebbe rivelarsi rilevante anche per il Medio Oriente, dove il patriarca latino di Gerusalemme, il cardinale Pierbattista Pizzaballa, rappresenta una figura chiave.
Nel suo primo Regina Caeli, Leone XIV ha richiamato le parole pronunciate da Francesco nell’ultimo Urbi et Orbi di Pasqua, chiedendo “una pace autentica, giusta e duratura” per l’Ucraina e invocando un cessate il fuoco immediato nella Striscia di Gaza, insieme alla liberazione di tutti gli ostaggi.
Foto © Imagoeconomica
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