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La resa dei conti è vicina. Il piano di pace definitivo per la guerra in Ucraina è ormai stato definito e scritto nero su bianco.
"Vi darò tutti i dettagli nei prossimi tre giorni", ha detto Donald Trump, parlando ai giornalisti. "Ma abbiamo avuto ottimi incontri su Ucraina e Russia... Vedremo come andrà a finire", ha poi aggiunto, evidenziando che Washington si aspetta che Mosca e Kiev rispondano all’appello dopo che venerdì il tycoon aveva minacciato di porre fine al coinvolgimento dell'America nei colloqui di cessate il fuoco.
Un monito lanciato anche dal segretario di Stato Usa, Marco Rubio, che, prima di lasciare il vertice di Parigi, aveva evocato la possibilità di un disimpegno totale degli Stati Uniti sia dal punto di vista negoziale, che del sostegno militare all’Ucraina.
“Dobbiamo stabilire molto rapidamente – e parlo di pochi giorni – se questo può essere fatto nelle prossime settimane. In caso affermativo, partecipiamo. In caso contrario, abbiamo altre priorità. Penso che questo problema possa essere corretto e risolto in un modo che vada bene a tuttiNon esiste una soluzione militare a questa guerra. Nessuna delle due parti ha le capacità strategiche per porre fine rapidamente a questa guerra. Ci sono altri aspetti. Ricordo sempre che parte delle sanzioni contro la Russia sono sanzioni europee, che non possiamo revocare, anche se fanno parte di un accordo”.
Un ammonimento lanciato anche ai leader europei che, se non saranno ben disposti ad un approccio più conciliante con Mosca, difficilmente potranno convincere Putin a una distensione.
Secondo il professore associato nel dipartimento di Scienze politiche della Luiss, Alessandro Orsini, Trump ha commesso l’errore di delegare le trattative a due mediatori in contrasto tra loro: Witkoff, disposto ad accettare le richieste di Putin, e il generale Keith Kellogg, che avanza una proposta "oltre l’immaginabile", ovvero l’invio di truppe francesi e inglesi in Ucraina per garantire una pace impossibile, dato che quei Paesi sono già in guerra con la Russia. "Non riesco a descrivere la follia di questa proposta", commenta Orsini su Sicurezza Internazionale.


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Marco Rubio


Putin, intanto, "ha capito" che Francia e Inghilterra vogliono solo una pausa per riarmare Kiev, e teme che possano schierare soldati non per la pace, ma "in difesa della guerra".
Infine, l’UE ha escluso un allentamento delle sanzioni e anzi si sta riarmando, confermando a Mosca che una tregua sarebbe solo un vantaggio per l’Occidente. Orsini conclude che, in questo clima di totale sfiducia e contraddizioni, Putin non ha dunque alcun interesse a fermare la guerra.


I termini del piano di pace rivelati dal New York Post

Sebbene i termini del piano non siano ancora definitivi, dato che Kiev e Mosca stanno discutendo internamente del piano, un alto funzionario dell'amministrazione Usa ha dichiarato al New York Post che potrebbero includere l'invio di forze europee in Ucraina qualora si giungesse alla fine della guerra e al cessate il fuoco.
"La parte difficile è capire come si presenterà una forza di sicurezza: noi la chiamiamo 'forza di resilienza'", ha affermato il funzionario, specificando che questa “fa parte delle garanzie di sicurezza che gli ucraini desiderano e che speriamo ottengano".
Sul tavolo c'è anche una forza di pace separata per monitorare un eventuale cessate il fuoco, che assomiglierebbe a una "commissione congiunta" composta da russi, ucraini e un terzo paese non membro della NATO. Un attore posto a sorveglianza delle linee del fronte, garantendo che entrambe le parti depongano le armi.
In precedenza, il portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova aveva avvertito come qualsiasi presenza militare della NATO in Ucraina, indipendentemente dalla forma, sarebbe stata considerata una minaccia diretta alla sua sicurezza e potrebbe innescare un conflitto con l’intera Alleanza.
Secondo la pubblicazione, anche gli Stati Uniti potrebbero essere coinvolti, ma no come “stivali sul terreno, ma come forza monetaria, insieme a una terza parte”, ha affermato il funzionario.
Il Wall Street Journal precisa che la proposta potrebbe includere il riconoscimento da parte degli Stati Uniti della Crimea ucraina come territorio russo.


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© Imagoeconomica


A questo proposito, il funzionario ha affermato che Kiev era apparentemente "disposta a rinunciare al 20% del suo territorio" a patto che ciò fosse considerato un riconoscimento "de facto" del territorio e non "de jure".
"'De facto' significa che riconosciamo che i russi occupano questo territorio, ma non affermiamo che (l'Ucraina) lo cederà per sempre", ha precisato il funzionario. "'De jure' – al contrario – significa che riconosciamo che (i russi) occupano questo territorio e non lo rivedremo mai più".
L'alto funzionario ha affermato che il ministro della Difesa ucraino Rustem Umerov si è detto allineato al "90%" con l'accordo di pace proposto dagli Stati Uniti, discusso la scorsa settimana a Parigi con il segretario di Stato Marco Rubio e gli inviati speciali del presidente Steve Witkoff e Keith Kellogg. Tuttavia, nel fine settimana, lo stesso Umerov ha smentito la dichiarazione della fonte del Post, dicendo a Sky News che il suo ufficio "non prende decisioni politiche".
"Abbiamo diverse posizioni di principio: abbiamo sostenuto la proposta degli Stati Uniti per un cessate il fuoco completo l'11 marzo, mentre la Russia non ha sostenuto la proposta di cessate il fuoco degli Stati Uniti e continua a sferrare attacchi quotidiani contro le città e le infrastrutture ucraine”, ha detto il Ministro della Difesa.
In sostanza, potrebbero non esserci cambiamenti nella posizione granitica di Kiev rispetto ai negoziati. Il portavoce del Ministero degli Esteri ucraino, Georgy Tykhyi, in precedenza ha sottolineato che l'Ucraina non accetterà mai il riconoscimento dei territori annessi dalla Russia come parte del territorio russo, né tantomeno limitazioni alle sue capacità di difesa, comprese le Forze Armate e l'assistenza militare dei partner alleati. Inoltre, ha chiarito che nessun Paese terzo avrà mai il diritto di imporre un veto sulle scelte dell'Ucraina in materia di alleanze o adesioni a unioni internazionali, un chiaro riferimento alla possibile futura membership nella NATO, uno dei fattori all'origine dell'invasione russa.
Una posizione irricevibile per Mosca, salvo colpi di scena dell’ultimo minuto. Qualora nei prossimi giorni non sussista un’intesa tra le parti, Washington sembra disposta a scrollarsi di dosso lo scomodo teatro di guerra europeo, per lasciare tutto in eredità alla fallimentare e bellicista iniziativa dei leader UE, disposti altresì a combattere la guerra fino all’ultimo ucraino.

Foto di copertina © Imagoeconomica

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