Tregua o trappola? Per il Cremlino l’Alleanza Atlantica è un'organizzazione più interessata a intimidire che a negoziare
“Putin farà di tutto per affossare qualunque ipotesi di sospensione della guerra, vanificando gli sforzi di Trump”. Ora, la domanda dovrebbe essere: perché? A chiederselo sul Fatto Quotidiano è stato anche Alessandro Orsini. Il sociologo, esperto di politica internazionale, ha provato infatti a dare una risposta sul perché Putin si dimostri sempre così ostile nei confronti di una possibile tregua in Ucraina, nonostante siano trascorsi oltre due anni dall’invasione russa. “La causa politica della radicalità di Putin – ha spiegato Orsini – sono l’Unione europea e l’Europa in generale”. Putin vede l’Unione europea non solo come un avversario geopolitico, ma come una potenza che alimenta direttamente la capacità bellica dell’Ucraina. L’ultima decisione presa durante una riunione nella base NATO di Ramstein, dove i Paesi europei hanno approvato un pacchetto di aiuti militari da 21 miliardi di euro per Kiev, è stata interpretata dal Cremlino come un segnale chiaro: “Se accetto la tregua proposta da Trump, l’Ucraina userà la sospensione dei combattimenti per fare il pieno di armi grazie agli aiuti militari dell’Europa”. C’è poi un’altra questione, quella economica. Una tregua, per avere senso per Mosca, dovrebbe anche portare a un allentamento delle sanzioni economiche che la colpiscono dal 2014 e in maniera molto più dura dopo l’invasione del 2022. Tuttavia, se Trump mostra disponibilità al dialogo, l’Unione europea si è dichiarata fermamente contraria a ogni ipotesi di riduzione delle sanzioni. Dal punto di vista russo, questo significa che l’Ucraina potrebbe trarre un vantaggio economico dalla tregua, mentre la Russia resterebbe strangolata dalle restrizioni. Anche in questo caso, alla Russia potrebbe risultare poco conveniente. Pertanto – ha spiegato Orsini –, Putin potrebbe fare un ragionamento del genere: “Se accetto la tregua proposta da Trump, l’Ucraina userà la sospensione dei combattimenti per fare il pieno di armi grazie agli aiuti militari dell’Europa. La tregua non conviene alla Russia”. Sul fronte militare, le cose non cambiano di molto. In alcune aree di confine, come quella intorno a Kursk, ci sono piccoli territori occupati dagli ucraini. Sebbene si tratti di porzioni minime e di scarsa rilevanza militare, per Mosca rappresentano comunque un affronto alla sovranità nazionale. “L’Europa ritiene che gli ucraini si debbano ritirare dal territorio russo soltanto se i russi si ritirano da qualche territorio ucraino. Questa decisione dell’Europa ha causato il seguente ragionamento nella mente di Putin: ‘Se accetto la tregua proposta da Trump, gli ucraini rimarranno in territorio russo a recuperare le energie proprio mentre sono prossimo a schiacciarli tutti’”. Anche in questo caso, “la tregua non conviene alla Russia”. Infine, c’è una componente ideologica e strategica, legata al rapporto tra Russia e NATO. Putin vedrebbe l’Alleanza Atlantica come un'organizzazione offensiva, più interessata a espandersi e intimidire che a negoziare. Una percezione che non nasce dal nulla, ma da eventi storici come i bombardamenti in Serbia nel 1999 o l’intervento in Libia del 2011, entrambi condotti senza mandato ONU e percepiti a Mosca come gravi violazioni del diritto internazionale. Dunque, nella percezione del Cremlino: “La NATO capisce soltanto il linguaggio delle bombe. I problemi con la NATO in Ucraina possono essere risolti soltanto con la forza”. A questo bisogna aggiungere anche la reazione di Putin al piano proposto dal delegato di Trump, Keith Kellogg, di inviare truppe NATO – in particolare britanniche e francesi – in Ucraina come forza di garanzia. “Per dare l’idea della follia di una simile proposta agli occhi del cento per cento dei russi, sarebbe come proporre a Israele di inviare un milione di soldati iraniani a Gaza per garantire la pace con Hamas”. Insomma, per il momento non è difficile immaginare che, fino a quando l’Occidente – in particolare l’Europa – continuerà a offrire sostegno unilaterale all’Ucraina senza proporre concessioni o garanzie credibili alla Russia, il Cremlino vedrà ogni proposta di cessate il fuoco come un inganno e non come un’occasione per la pace.
Foto © Roberto Pisana
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