Un’altra alba rosso sangue si è manifestata oggi nella striscia di Gaza. Come riportato da Al Jazeera, le Forze di difesa di Israele (Idf) hanno ucciso almeno cinque persone negli attacchi lanciati su diverse zone dell’enclave. In particolare, artiglieria e aerei israeliani hanno preso di mira le zone settentrionali della Striscia uccidendo almeno due persone durante la notte nel distretto orientale di Shujayea, a Gaza City. Inoltre, un drone ha colpito a morte una persona nell'area di Qizan an Najjar, nel sud di Khan Yunis, nella parte meridionale del territorio palestinese, mentre nella zona di Al Atatra, a Beit Lahiya, nel nord, le Idf hanno ucciso due persone.
"Ciò che abbiamo scoperto è stato davvero scioccante", denunciano ai microfoni di Al Jazeera gli investigatori delle Nazioni Unite, rivelando che le uniche persone uccise in tre dozzine di recenti attacchi erano solo donne e bambini. Al contempo, nonostante aree come al-Mawasi siano state definite "zone sicure", Israele vi ha effettuato 23 attacchi da metà marzo, colpendo spesso case e tende degli sfollati.
È passato quasi un mese da quando Israele ha violato l'accordo di cessate il fuoco con Hamas, lanciando attacchi giornalieri in tutta Gaza che hanno ucciso più di 1.100 palestinesi.
L’intera enclave è ormai una zona di morte "post-apocalittica", afferma il capo dell'UNRWA Philippe Lazzarini.
Da oltre un mese Israele impedisce anche l'ingresso degli aiuti umanitari nella zona, aggravando la crisi. Anche gli operatori umanitari sono stati presi di mira direttamente. Dal 7 ottobre 2023, ne sono stati uccisi più di 400, di cui quasi 300 membri dell'agenzia delle Nazioni Unite per gli aiuti alla Palestina (UNRWA).
"A sei settimane dall'inizio dell'assedio imposto da Israele, che blocca l'ingresso di aiuti e rifornimenti commerciali, le scorte alimentari sono quasi esaurite, i panifici sono chiusi e la fame si sta diffondendo", denuncia Juliette Touma, direttrice delle comunicazioni dell'agenzia.
Olga Cherevko, funzionaria dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA), ha descritto la situazione come "spaventosa": oltre 400.000 persone sfollate in tre settimane; grave carenza d’acqua, con impianti distrutti e pozzi inaccessibili; diffusione di malattie come eruzioni cutanee, pidocchi e infezioni dovute alla mancanza di igiene; nessun aiuto umanitario da oltre 40 giorni, con scorte mediche quasi esaurite.
Per quanto riguarda le risorse idriche, all’inizio di aprile, l’esercito israeliano ha interrotto il flusso d’acqua dalla compagnia idrica Mekorot, tagliando il 70% dell’approvvigionamento idrico della striscia.
Nel frattempo, sul fronte dello scontro aperto tra Washington e Teheran, si sono svolti oggi a Muscat, in Oman, gli incontri tra l’inviato speciale di Donald Trump, Steve Witkoff e il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi per avviare colloqui cruciali sul programma nucleare iraniano. Negoziati che rappresentano il primo tentativo diplomatico significativo tra i due Paesi dall’insediamento della nuova amministrazione USA e che possono rappresentare un passo significativo per ottenere una nuova condizione di stabilità nel Medio Oriente.
Mentre Teheran chiede la revoca delle sanzioni e afferma di non voler sviluppare armi nucleari, Washington esige limitazioni stringenti al programma atomico iraniano, con il presidente Trump che ha già avvertito: "Se serve l’esercito, lo useremo".
"Voglio che l'IRAN sia un Paese bellissimo, grande e felice. Ma non possono avere le armi nucleari", ha poi detto il tycoon parlando con i giornalisti poco prima dell'incontro.
Il miliardario newyorchese ha chiarito che vuole raggiungere un accordo molto rapidamente. Gli Stati Uniti, sono molto preoccupati per lo stato attuale del programma nucleare iraniano, perché è molto più sofisticato di quanto non fosse quando fu firmato l'accordo con le potenze internazionali nel 2015. Teheran sta ora arricchendo l'uranio al 60%, quello per uso bellico è al 90% – e ci vuole un piccolissimo passo tecnico per passare dal 60 al 90%. Washington ritiene che ci vorrà poco più di una settimana per ottenere un'arma nucleare.
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- Francesco Ciotti