Il Medio Oriente si sta infiammando in maniera incontrollata da quando Israele ha ripreso i bombardamenti nella striscia di Gaza. Per la prima volta in tre mesi, almeno 3 razzi sono stati lanciati dal Libano verso il nord di Israele e sarebbero stati intercettati a Metula. Una nuova escalation che rompe la fragile tregua che ha posto fine ai combattimenti tra Israele e Hezbollah, il gruppo armato libanese.
“Il Capo di Stato Maggiore, Eyal Zamir, ha condotto una valutazione della situazione in seguito al lancio di razzi dal Libano questa mattina. L'Idf risponderà severamente all'attacco di questa mattina ha annunciato questa mattina” ha annunciato l'esercito israeliano su Telegram.
Prontamente, come riportato dal quotidiano Haaretz, le forze militari di Tel Aviv hanno confermato di aver risposto con il fuoco di artiglieria, colpendo il sito da cui sono stati lanciati i razzi nelle prime ore di oggi. “Si è trattata di ''una risposta immediata'', ha sottolineato una fonte dell’Idf sul sito di Haaretz.
Il primo ministro del Libano Nawaf Salam ha messo in “guardia dal rischio di nuove operazioni militari al confine meridionale” che potrebbero trascinare “il Paese in una nuova guerra, che porterà guai al Libano e al popolo libanese".
E sul lancio dei razzi di questa mattina, ha dichiarato che “tutte le misure di sicurezza e militari devono essere adottate per dimostrare che solo lo Stato libanese ha l'autorità di decidere su questioni di guerra e di pace".
Nel frattempo, anche gli Houthi continuano i raid per fare pressione su Tel Aviv. Venerdì sera l'esercito israeliano ha dichiarato di aver abbattuto un missile lanciato dallo Yemen prima che entrasse in territorio israeliano.
Un’incursione subito annunciata questa mattina dal portavoce Yahya Saree, che ha confermato in un discorso televisivo il lancio di un missile balistico verso l'aeroporto Ben Gurion, vicino a Tel Aviv, il terzo attacco del gruppo contro Israele in 48 ore. Saree ha aggiunto che gli Houthi hanno anche lanciato più di un’incursione contro la portaerei statunitense USS Harry S Truman nel Mar Rosso.
Ed ecco che l’escalation del conflitto rischia di arrivare fino a Teheran. Pochi giorni fa, il consigliere per la sicurezza nazionale, Mike Waltz, ha affermato che gli Stati Uniti sono pronti a espandere la loro campagna militare nello Yemen prendendo di mira le navi iraniane che sostengono il gruppo ribelle Houthi.
"Non chiederemo conto solo agli Houthi, ma chiederemo all'Iran conto anche e ai loro sostenitori", aveva dichiarato Waltz al quotidiano Newsweek, avvertendo che l'intelligence e le risorse militari iraniane potrebbero diventare obiettivi degli Stati Uniti.
In particolare l'estensione dell'azione militare statunitense potrebbe coinvolgere le navi spia e il personale iraniani che sostengono i ribelli per le operazioni militari. Un attacco degli Stati Uniti a queste navi iraniane sarebbe dunque un atto di guerra che potrebbe incendiare l’intero Medio Oriente.
Nel frattempo a Gaza continua a persistere un clima di terrore senza fine. Nella notte del 22 marzo 2025, un attacco aereo israeliano ha colpito una casa nell’enclave, uccidendo 9 persone tra cui cinque bambini e lasciando almeno otto membri della famiglia intrappolati sotto le macerie. Un raid che è solo l'ultimo di una serie di bombardamenti che hanno devastato la Striscia, già stremata dal blocco umanitario perpetrato da Israele e dalla ripresa delle operazioni militari che, secondo il Ministero della Sanità di Gaza, dal 18 marzo hanno provocato la morte di 634 palestinesi.
La situazione umanitaria è disperata. Secondo Hind Khoudary, corrispondente di Al Jazeera da Deir el-Balah, il cibo disponibile non è sufficiente per l'intera popolazione. I prezzi dei generi alimentari sono alle stelle, e molti palestinesi dipendono dalle cucine comunitarie e dalla distribuzione gratuita di pane per sopravvivere. Le strutture sanitarie sono al collasso, con una cronica carenza di medicinali e attrezzature mediche. Il personale medico fatica a trattare le ferite causate dai bombardamenti, e la situazione peggiora di minuto in minuto.
Le organizzazioni per i diritti umani, tra cui Human Rights Watch (HRW), hanno accusato Israele di commettere crimini di guerra. In un rapporto pubblicato il 20 marzo, HRW ha documentato come le forze di Tel Aviv abbiano negato elettricità, acqua e medicine agli ospedali di Gaza, sparato ai civili e distrutto deliberatamente infrastrutture mediche. “Le forze israeliane hanno dimostrato una crudeltà mortale contro i pazienti palestinesi”, ha dichiarato Bill Van Esveld, direttore associato di HRW.
Philippe Lazzarini, commissario generale dell’UNRWA, ha descritto la situazione come “un incubo infinito” per la popolazione civile. “Temiamo che il peggio debba ancora arrivare”, ha avvertito, sottolineando che oltre 284 membri del personale dell’UNRWA sono stati uccisi negli ultimi mesi.
Francia, Germania e Regno Unito hanno espresso richiesta per il ripristino immediato di un cessate il fuoco, definendo la ripresa degli attacchi israeliani nella regione come un "drammatico passo indietro". In un comunicato congiunto, i ministri degli Esteri dei tre Paesi - Jean-Noel Barrot per la Francia, Annalena Baerbock per la Germania e David Lammy per il Regno Unito - hanno manifestato profonda preoccupazione per le vittime civili e hanno sollecitato un ritorno urgente alla tregua.
"Il cessate il fuoco deve essere attuato integralmente e diventare permanente", hanno affermato i ministri, sottolineando la necessità che tutte le parti coinvolte riprendano i negoziati per raggiungere questo obiettivo. Il comunicato ha anche evidenziato la richiesta del rilascio degli ostaggi trattenuti da Hamas, definendo il loro sequestro un atto crudele e ribadendo che il gruppo deve cessare di rappresentare una minaccia per Israele.
Ma di azioni concrete per fare pressione su Tel Aviv, ovviamente neanche l’ombra.
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- Francesco Ciotti